Fonte: http://www.voltairenet.org/ 6 novembre 2009
Dopo gli attentati di Madrid (2004) e dopo quelli di Londra (2005), la giustizia ha respinto la tesi Al-Qaida e ha affermato che i crimini sono stati perpetrati da terroristi islamici autonomi. La metà della stampa spagnola ha contestato il verdetto ed esplorato varie piste interne. Mathieu Miquel, che aveva tracciato i fatti, l’inchiesta giudiziaria e il processo in un precedente articolo, esplora qui l’ipotesi di una operazione delle reti stay-behind della NATO.
Tutto suggerisce che la versione ufficiale degli attacchi dell’11 Marzo 2004 a Madrid, secondo cui si sarebbe trattato di un attacco esterno dell’islamista Al-Qaida, sia una bufala [1]. Ciò solleva la questione dei veri colpevoli. Un’indagine approfondita dovrebbe adottare un approccio sistematico: elenco completo delle piste, e quindi seguire ogni ricerca di indizi e moventi. Lo scopo di questo articolo, è quello di esaminare una di queste ipotesi: che l’operazione sia una montatura sotto falsa bandiera dei servizi segreti atlantista. Prima di ciò, introdurremo brevemente tutti le piste che dovrebbero essere esplorate, se l’inchiesta sarà riaperta.
L’opinione pubblica conosce, in genere, due ipotesi circa gli autori dell’attacco: Al-Qaida, incriminata nei discorsi ufficiali, e l’ETA, che Jose Maria Aznar accusava per giustificare la sua politica basca. Les journalistes espagnols ont exploré au moins quatre autres pistes, portant sur des services secrets qui auraient monté l’opération sous faux drapeaux. La stampa spagnola ha esplorato almeno quattro altre piste, sui servizi segreti che avrebbero montato l’operazione sotto falsa bandiera. Le sei ipotesi sono le seguenti:
1. Islamisti: la tesi è accettata da tutti i media mainstream, con l’eccezione di alcuni, come in Spagna, da El Mundo. In francese, il libro principale disponibile sull’attentato è La Manipolazione: Madrid, 11 marzo, riprende questo punto di vista [2]. Si noti che il suo autore, Jean Chalvidant, è un membro del comitato editoriale della rivista neoconservatrice The Brave New World [3], esplicitamente realizzata in collaborazione con la Fondazione per la Difesa delle Democrazie [4], per fungere da portavoce dei neo conservatori in Francia e contrastare l’influenza di Réseau Voltaire e dei suoi amici [5]. Nonostante tutte le incoerenze che sono state esposte nel precedente articolo, questo punto di vista è stato approvato dalla giustizia. Va notato che vi è un ritardo su due punti importanti tra le conclusioni della giustizia e l’idea generalmente accettata dal pubblico. Primo, il commando non aveva legami con Al-Qaida [6]. E in secondo luogo, l’attacco non è stato commesso in rappresaglia per la partecipazione della Spagna all’invasione dell’Iraq, ma i preparati erano precedenti.
2. ETA: Dopo 30 anni di terrorismo e centinaia di vittime, l’organizzazione separatista basca era stata data moribondo, dopo anni di colpi inflitti da parte delle reti poliziesche. È apparsa, comunque, come la solita colpevole e fu condannata “all’unisono” dai giornali e telegiornali, prima che le prove che puntavano su un attentato islamista, avessero la precedenza su questa pista. L’arrivo al potere di Jose Luis Zapatero, più favorevole all’autonomia delle province spagnole, poteva essere il bersaglio dell’attacco.
3. Il servizio segreto marocchino: La maggior parte dei colpevoli hanno nazionalità marocchina. Le relazioni ispano-marocchine hanno avuto diversi episodi di tensione estrema, la più recente è la controversia sulla sovranità dell’Isola del Prezzemolo nel 2002, che ha coinvolto le truppe di entrambi i lati. La caduta di Aznar a favore di Zapatero, considerato più conciliante e opportunamente in contrasto con gli Stati Uniti, avrebbero beneficiato il Marocco.
4. Un settore dei servizi segreti spagnoli, vicino ai socialisti: la prima conseguenza dell’attacco spettacolare è stata l’ascesa al potere di Zapatero, mentre i sondaggi lo mostravano largamente battuto. Il sospetto che ha avvolto le modalità di condotta delle indagini, induconoo alcuni giornalisti a credere che la persona più importante nello Stato si nasconda dietro questo crimine, (anche se ha assunto l’incarico solo 5 settimane dopo l’attentato). È intorno a questa tesi, altamente sovversiva, che Luis del Pino avanza un suggerimento, che è uno dei riferimenti dell’inchiesta giornalistica, su questo attacco, del giornalista di El Mundo, Fernando Mugica [7].
5. I servizi segreti che opponevano alla “coalizione dei volenterosi” intervenuta in Iraq: La seconda conseguenza spettacolare degli attacchi, è stata il ritiro delle truppe spagnole dall’Iraq, la promessa di Zapatero nella campagna elettorale che non si aspettava di vincere. Ma questo ritiro sembrerebbe una battuta d’arresto della “coalizione dei volenterosi“, anche se vediamo che era più simbolico che reale. Alcuni ricercatori sospettano, quindi, le potenze opposte alla coalizione egemonizzata dagli Stati Uniti, come la “vecchia Europa” franco-tedesca, la Russia e la Cina [8].
6. I servizi segreti sostenitori della “guerra al terrore“: Avrebbero ricevuto sostegno da settori dell’apparato statale spagnolo, o almeno avrebbero diretto l’inchiesta su un’altra pista. E’ su questa tesi, difesa anche dal giornalista Bruno Cardeñosa [9], che ci concentreremo in questo articolo, inziando a descrivere le prove che collegano l’attacco agli Stati Uniti, il cui governo è stato il principale fautore della dottrina della “guerra al terrore“.
I fatti: il coinvolgimento di un servizio segreto militare
La borsa di Vallecas e le impronte nella Kangoo: prove fabbricate dall’apparato statale, che suggerivano un collegamento oltre Atlantico
Un primo collegamento tra l’attacco e gli Stati Uniti appare alla fine di marzo 2004, con una foto misteriosa della bomba della borsa di Vallecas. E’ l’unico scatto conosciuto fino ad oggi, dalla centrale delle indagini, oggetto di molte controversie. Nella notte dell’11/12 marzo 2004, un agente della polizia scientifica era andato nei luoghi dove gli sminatori avevano disinnescato la bomba di Vallecas, al fine di realizzare un dossier fotografico, conformemente alla procedura. La bomba non era ancora stata neutralizzata, e rimase a distanza, consegnò la sua macchina fotografica a uno artificiere e vide diversi flash. Una volta che l’ordigno è stato disattivato, ha cercato di avvicinarsi con la sua macchina fotografica, ma con suo stupore, gli artificieri gli preclusero l’accesso. Quindi un alto funzionario della polizia gli ha chiesto di consegnare la pellicola, di cui non si ha alcuna traccia [10].
Nel marzo 2004, nessuna foto della bomba di Vallecas è stata ma resa nota. Questa incertezza è stata rafforzata da spiegazioni contraddittorie, fornite dai media, sulla non esplosione della bomba. Si disse che i terroristi avevano dimenticato di attivare la carta SIM, poiché si erano sbagliati programmando l’esplosione alle 7 e 30 di sera, e non del mattino, o che anche l’energia elettrica fornita dal telefono fosse insufficiente per attivarla; tutte versioni smentite successivamente. La spiegazione più incredibile, che è stata poi avanzata per l’arresto di Jamal Zougam, il solo presunto attentatore che sia stato incarcerato. La cornetta del telefono è stata scheggiata, e il piccolo pezzo di plastica mancante è stata trovato a casa sua. Per quanto riguarda la composizione della bomba, la maggior parte dei media parlava, allora, del modello Triumph della Motorola, e non di un Trium della Mitsubishi [11], che alla fine verrà mantenuta nella versione ufficiale.
Il 30 marzo, la televisione americana ABC News, manda in onda la sola foto della bomba conosciuto fino ad oggi, adottata da tutti i media spagnoli, senza metterla in discussione. Aveva riempito il vuoto lasciato dalla scomparsa della pellicola della polizia scientifica, e ridiede credibilità a questa prova acquisita in modo oscuro. Ma lo scatto pone nuove questioni, che non hanno ancora una risposta. Chi ha preso questa foto? In quali circostanze? E perché è apparsa negli Stati Uniti, lontano dai media spagnoli, che hanno seguito il caso da vicino? Incuriosito, Luis del Pino ha chiesto ai corrispondenti dell’ABC in Spagna, di chi fosse lo scatto, ma negarono di essere gli autori, e dissero di non sapere come la direzione della rete statunitense l’avesse ottenuta [12].
Il 6 Maggio 2004, gli sguardi si volsero di nuovo negli Stati Uniti, quando “Newsweek” ha rivelato che un avvocato statunitense, Brandon Mayfield, era stato arrestato nello Stato dell’Oregon, pochi giorni prima. Le sue impronte digitali sono state trovate sulle confezioni dei detonatori trovati nella Kangoo, che i terroristi avrebbero dovuto utilizzare, secondo l’accusa. Per tutto il mese di maggio, e di fronte ai dubbi pubblicati dal New York Times, il settimanale menzionò fonti della polizia, garantendo l’attendibilità delle prove. Così, il 17 maggio, “Un alto responsabile degli Stati Uniti nella lotta contro il terrorismo, ha detto a Newsweek che l’identificazione delle impronte digitali è inconfutabile” [13]. L’FBI aveva identificato l’impronta poco dopo l’attentato, ed allora Mayfield fu messo sotto sorveglianza. Fu la paura di fughe di notizie che fu costretto a eseguire un arresto discreto. Ma con un colpo di scena, il 20 maggio la polizia spagnola ha annunciato che, a sua volta, aveva individuato l’impronta digitale in quella di Ouhnane Daoud, un algerino che viveva in Spagna. Le autorità degli Stati Uniti ne preseroa atto, e lo stesso giorno Mayfield fu rilasciato, con rare pubbliche scuse da parte dell’FBI, e un risarcimento. Per quanto riguarda Daoud, egli è ancora latitante a tutt’oggi, il che rende impossibile valutare l’affidabilità dell’identificazione.
Si deve notare l’opportunità dell’identificazione di Daoud, passato inosservato nei due mesi successivi all’attentato, ma che fu identificato nelle settimana successiva all’arresto di Mayfield. Il profilo di quest’ultimo suscita egualmente sospetti. Avvocato discreto e senza grandi attività, convertito all’Islam, aveva difeso in un caso di diritto di famiglia, un americano accusato in seguito di terrorismo. Ma è il suo rapporto con i militari Usa, che attira ulteriore attenzione: Mayfield è un ufficiale della riserva, dopo aver trascorso 8 anni nelle forze armate, tra cui almeno un anno in una unità dell’intelligence [14].
I due indizi evocati, portano sulle due principali prove fisiche del dossier: la borsa di Vallecas e la Kangoo. Prima di proseguire la nostra indagine, apriamo una parentesi per dare qualche elemento di riflessione a ciò che può sembrare una contraddizione. Abbiamo visto come le parti dell’inchiesta siano viziate: la borsa di Vallecas, la Kangoo, ma anche prove, registrazioni telefoniche, ecc. L’osservatore è necessariamente sorpreso del fatto che i giocatori –chiunque siano- possono dimostrare un tale dilettantismo, nel momento in cui creano false piste. Numerosi ricercatori, tra cui Luis del Pino [15], hanno proposto la seguente spiegazione, per questo paradosso: la borsa di Vallecas e altre prove sono state fatte in fretta, perché “loro” avevano previsto che l’indagine si sarebbe basato sulle due bombe inesplose che sono state trovate a bordo dei treni, quella mattina. “Loro” avrebbero deliberatamente installato queste due bombe difettose, e “loro” avrebbero portato gli indizi scelti con cura. Essi dovevano consentire alla polizia di investigare di costruire un’indagine apparentemente solida. Ma inaspettatamente i due ordigni esplosero nel processo di disattivazione degli artificieri, distruggendo le prove che “loro” avevano messo. Per reagire a questo imprevisto, “loro” avrebbe improvvisato le prove che sappiamo, da cui la loro imperfezione.
La borsa di Vallecas appare così in una stazione di polizia, all’interno di una partita di effetti personali raccolti in precedenza, e che avrebbero dovuto essere all’obitorio, come qualsiasi altra partita. Allo stesso tempo, prove che accusano gli islamici appaiono nella Kangoo, una volta portata al commissariato di polizia, mentre le indagini sul sito non avevano rilevato nulla.
Questa ipotesi delle due “bombe finte” è confermata dalla testimonianza al processo degli artificieri che hanno neutralizzato uno di esse. Hanno trovato l’ordigno sulla piattaforma e non sul treno. Anche se un agente di polizia municipale ha testimoniato di aver trovato la borsa in macchina e di averla trasportata in quel luogo, è improbabile che sia stata lasciata incustodita, e che gli artificieri l’hanno “riscoperta” lì. In particolare, la parte intatta del sacchetto contenente la bomba è dubbio che potesse provenire dal treno, perché tutti gli oggetti che provenivano dai vagoni, mostravano segni causati da shock, fumo, ecc. [16] Tali fattori fanno ritenere che questa borsa è stata posta sulla piattaforma poco dopo le esplosioni, e non che fosse sul treno, come le altre bombe. L’apparente contraddizione tra il carattere difettoso di parti delle indagini e il coinvolgimento dei servizi segreti trova, con questa ipotesi, una possibile spiegazione.
Attivazione e natura degli esplosivi: dilettantismo o equipaggiamenti militari?
Continuiamo la nostra analisi, aggiungiamo due elementi che confermano che l’attacco è opera di una organizzazione militare e non di una banda di criminali. Innanzitutto, le 10 bombe erano state probabilmente attivata da sistemi di telecomando radio, e non erano state programmate in anticipo con la funzione di allarme dei telefoni cellulari, come sostiene la versione ufficiale. Infatti, 3 treni sono esplosi mentre erano fermi nella stazione di Atocha, El Pozo e Santa Eugenia, il quarto è esploso all’esterno di Atocha, dove ha atteso la partenza del primo treno. A meno di vedere una coincidenza straordinaria, si può concludere che i terroristi volevano farli saltare nelle stazioni. Ma questo risultato è estremamente difficile da ottenere, programmando in anticipo l’ora di attivazione. In primo luogo, perché i telefoni cellulari che sarebbero stati utilizzati, non consentono la messa a punto dell’orologio e della sveglia: è possibile impostare i minuti, ma non i secondi. E in secondo luogo, perché i treni dei pendolari non sono puntualissimi. Nel caso del ritardo di alcuni treni, quel giorno, a El Pozo si ebbe “un paio di minuti di ritardo“, secondo la testimonianza del conducente [17]. Le esplosioni non sono state programmate in anticipo, ma innescato “in diretta“. I mezzi di trasmissione radio suggeriscono che si trattasse di una operazione sofisticata, al di là della portata della piccola banda di criminali, indicata dalla versione ufficiale. Ciò detto, perché volevano che i treni esplodessero nella stazione? La ragione potrebbe essere che così fossero più facilmente accessibili e discreti, cosa che corrobora l’ipotesi delle due “bombe finte” introdotte dopo le esplosioni.
In secondo luogo, vi sono indicazioni che le bombe erano cariche di esplosivi militari, “che tagliano”, e non di dinamite per cave, “che mordono“, come è stato dimostrato nel precedente articolo. Nella sua spiegazione al giudice, il capo degli artificieri di Madrid menziona anche l’esplosivo militare C4 [18]. Ricordiamo per inciso che si tratta di questo tipo di esplosivo che la polizia aveva intercettato agenti tedeschi gli americani cercano di introdurre in modo discreto il vertice del G8 nel giugno 2007 [19].
La matrice dell’operazione è chiaramente militare, come confermato da Salvador Ortega, pioniere della scienza forense in Spagna, intervistato da Bruno Cardeñosa pochi giorni dopo l’attacco. Rispondendo alla domanda sulle questioni lasciate irrisolte dalle indagini, ha detto che mancavano “certi autori e il cervello”. Perché dietro questi fatti, elementi molto sofisticati vi hanno partecipato, che erano probabilmente sotto la direzione di qualcuno dell’intelligence e dei militari. Perché, inoltre, si trattava di un’operazione molto costosa [20].
CMX 2004: simulazione o copertura della NATO?
Dopo aver dimostrato che elementi non identificati dell’apparato statale avevano falsificato le prove, per portare l’inchiesta sulla strada sbagliata, coprendo una operazione di stile militare, è legittimo ritenere che gli attentati di Madrid siano stati commessi da un servizio segreto militare.
Secondo l’ex ufficiale dei servizi segreti per la U. S. Army Eric H. May [21]: “il modo più semplice di attuare un attentato false flag è con l’organizzazione di una esercitazione militare che simula proprio l’attentato che vogliamo commettere” [22]. Come negli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti, e quelli del 7 luglio 2005 a Londra, gli attentati di Madrid sono coincisi con un attacco terroristico simulato [23]. Dal 4 al 10 marzo 2004, la NATO ha realizzato la sua esercitazione annuale per la gestione delle crisi, intitolata CMX 2004 [24], e la mattina dell’11 marzo, vere bombe sono esplose a Madrid.
Lo scenario sviluppato quell’anno dall’Alleanza Atlantica era proprio un grande attacco terroristico di Al-Qaida in Occidente. In Spagna, la presidenza del governo, il Dipartimento della Difesa e la CNI (servizi segreti), hanno preso parte all’esercitazione. Non sappiamo ancora se le manovre includevano esercitazioni nella capitale spagnola, in quanto i dati pertinenti sono riservati. In una delle poche evocazioni della stampa di questa simulazione, El Mundo ha scritto: “La somiglianza dello scenario elaborato dalla NATO con i fatti di Madrid è agghiacciante, e ha impressionato i diplomatici, militari e servizi segreti che hanno partecipato all’esercitazione poche ore prima” [25]. I dettagli di CMX 2004 sono classificati, purtroppo non sappiamo dove finisce la somiglianza.
La partenza improvvisa di una importante squadra della CIA
Un’altra coincidenza inquietante è lo scalo, in Spagna, che ha avuto degli aerei clandestini della CIA. Questi aerei sono divenuti famosi dopo lo scandalo dei sequestri di persona e delle prigioni segrete in Europa, che gli americani utilizzavano nel programma “extraordinary renditions” [26]. Il Boeing 737 immatricolato N313P, atterrà il 9 Marzo 2004 all’aeroporto di Palma, nell’isola spagnola di Maiorca, e se ne andò il 12 marzo, il giorno dopo l’attentato [27]. Questo velivolo è il più grande tra quelli utilizzato per tali voli segreti, e l’aereo più importante citato nella relazione del Consiglio d’Europa nel 2006. Palma è a sua volta descritta come una “piattaforma-cerniera del programma delle renditions della Cia.” [28]
Premiati per le loro indagine sul voli della CIA, i giornalisti del quotidiano locale “El Diario de Mallorca” furono sentiti sulle onde radio della Cadena SER, la più ascoltata in Spagna. Concludendo l’intervista, avvisarono “L’11 marzo 2004, il Boeing 737 della CIA fu a Palma. Il giorno dopo partì in fretta, perché aveva cambiato il suo orario di decollo. Aveva annunciato di recarsi in Svezia, ma si recò a Baghdad” [29]. A cosa era dovuta questa partenza affrettata, a solo poche ore dall’episodio della scoperta della famosa borsa di Vallecas? Oltre a questa fretta, è la presenza stessa del velivolo in territorio spagnolo, al momento dell’attacco, che attira l’attenzione. Secondo la commissione del Parlamento europeo sui voli della CIA, 125 voli dell’agenzia di intelligence USA sono passati su un aeroporto spagnolo, dal 2001 al 2005 [30] (un periodo di circa 1.500 giorni). Questi scali erano di solito di uno o due giorni [31], la simultaneità dei due eventi è una coincidenza degna di nota.
La NATO, un sospetto dai pesanti precedenti
In un paese che, dopo il suo ritorno alla democrazia, ha subito diversi tentativi di colpi di stato, è inconcepibile che le forze nostalgiche di Franco abbiano potuto realizzare un’operazione come gli attentati di Madrid, senza essere immediatamente smascherate. E’ possibile, invece, che un servizio segreto militare straniero potesse ordirlo e, alla bisogna, assumere personale nel movimento spagnolo da sempre sensibile al mito della Reconquista.
Un richiamo storico è qui necessario. Come in tutta l’Europa occidentale, una struttura segreta guidata dalla NATO è costituita in Spagna dal dopo-guerra [32], anche se, a causa del suo regime politico, lo Stato ha aderito all’Alleanza Atlantica nel 1982. In un libro di riferimento, ‘Gli eserciti segreti della NATO’ [33], lo storico svizzero Daniele Ganser descrive queste reti, chiamate ‘stay-behind’, (cioè che potevano essere attivate dietro la prima linea dell’occupazione nemica) e nota con il nome generico dell’unità italiana Gladio. Il libro descrive, in particolare, come esse fossero impegnate negli attacchi terroristici attraverso le “false flag“, nell’ambito della “strategia della tensione“. L’obiettivo era quello di giustificare un rafforzamento dell’apparato di sicurezza e di impedire l’assunzione democratica del potere da parte dei comunisti, con la creazione del terrore dei “Rossi“. La Spagna ha giocato un ruolo “fondamentale nel reclutamento degli agenti di Gladio, e serviva anche come rifugio”. Ospitò, per esempio, Stefano Delle Chiaie, “il più noto dei terroristi membri degli eserciti segreti che hanno combattuto il comunismo in Europa e nel mondo, durante la Guerra Fredda”, ha al suo attivo oltre un migliaio di sanguinosa operazioni, e circa 50 omicidi. La rete agiva “contro i comunisti e gli attivisti anarchici, soprattutto tra i minatori delle Asturie e i nazionalisti baschi e catalani” (proviene dall’ambiente delle miniere delle Asturie, cui appartiene, Emilio Trashorras, il principale testimone contro El Chino e la sua banda, e anche informatore della polizia). L’uomo di fiducia di Franco, l’Ammiraglio Carrero Blanco, grande architetto dei servizi segreti, era “un ufficiale di collegamento con la CIA” e il suo apparato dell’intelligence “era uno dei migliori alleati della CIA in Europa” [34].
Anche se sono state progettate per inquadrare la resistenza contro l’invasione sovietica, nulla indica che le reti ‘stay-behind’ siano state smantellate dopo il crollo del blocco orientale. Il comando USA in Europa (EUCOM) e la NATO controllano in Spagna e la base navale e d’intelligence di Rota e la base aerea di Moron. Infine, il Comando Sud della NATO stava installando il quartier generale delle sue truppe di terra a Madrid, al momento degli attentati [35].
È interessante notare che i servizi segreti della Marina e dell’Aeronautica USA, rispettivamente, NCIS e OSI, hanno goduto durante il periodo che ci interessa, di strabiliante libertà di azione in Spagna.
Nell’aprile 2002, Jose Maria Aznar e George W. Bush riformulavano l’accordo bilaterale della difesa tra i due paesi. Questo accordo legalizzava, per la prima volta, la presenza in Spagna di due dei servizi segreti USA, dotati anche di poteri di polizia. La redazione volutamente confusa del testo, ha dato loro un grande margine di manovra, “le autorità competenti dei due Paesi dovrebbero stabilire norme che regolano la condotta in Spagna di NCIS e OSI”. Nel febbraio 2006, il “Caso Pimienta” portava alla luce la mancanza di norme regolamentari. L’NCIS aveva rapito in territorio spagnolo Federico Pimienta, disertore dei Marines, senza alcun controllo da parte della polizia o delle autorità giudiziarie Spagnole. Solo dopo le polemiche generate da questa flagrante violazione della sovranità spagnola, verrà elaborato le norme su “l’accreditamento previo dei membri di NCIS e OSI dalle autorità spagnole” e “la comunicazione alle autorità della Spagna, di qualsiasi operazione” [36].
La ricerca del movente
Nei casi in cui l’Alleanza Atlantica dovrebbe essere coinvolta in attentati come quelli di Madrid, la decisione strategica di ricorrere ad azioni segrete avrebbe dovuto essere approvata dal Comitato di coordinamento degli alleati, per uno scopo specifico. La concezione tattica di ogni operazione, tra cui quelle di Madrid, potrebbe essere presa solo dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, senza alcun riferimento agli Alleati.
Il Generale James L. Jones è stato il comandante supremo della NATO nel 2004. Oggi è Consigliere della Sicurezza Nazionale del Presidente degli Stati Uniti. ©NATO
In altre parole, se i funzionari di intelligence alleati avevano deciso per una messa in scena della “guerra al terrorismo“, il generale James Jones (SACEUR) [37], l’ambasciatore Nicholas Burns (USA) [38] e l’ambasciatore Peter Ricketts (UK) [39] avrebbero deciso, senza metterne a conoscenza il governo spagnolo, di colpire Madrid, eventualmente richiedendo elementi dell’apparato statale spagnola per eseguire l’operazione.
La decisione di ricorrere al terrorismo è collegata alla strategia globale dell’Alleanza, e non a interessi politici, anche se gli interessi politici immediato potrebbe distorcere la valutazione della rilevanza di una particolare operazione. Da questo punto di vista, è un errore interpretare il coinvolgimento dei servizi di intelligence atlantici, basandosi sulle elezioni spagnole o alle elezioni presidenziali negli USA. L’albero nasconde la foresta.
L’Alleanza vieta d’intervenire nella politica degli Stati membri, quando i concorrenti sono tutti atlantisti (Partito socialista e Partito popolare spagnoli; i repubblicani e i democratici USA). La sua visione è molto più ampia. Inoltre, è sbagliato considerare negativo per l’Alleanza, la perdita del potere in Spagna del Partito popolare (poiché Aznar non aveva voluto presentare una nuova domanda) e il ritiro delle truppe spagnole dall’Iraq. Infatti, il governo socialista è un partner nel partito laburista al potere nel Regno Unito. Una settimana dopo la sua elezione, Zapatero ha detto che la sua “priorità è la lotta contro il terrorismo“. D’altra parte, il contingente spagnolo in Iraq era solo il nono in termini numerici: 1300 uomini, meno dell’1% di tutte le truppe. Inoltre, il suo ritiro è stato compensato da un maggiore impegno in Afghanistan.
Molti autori spagnoli hanno messo in dubbio le ragioni che hanno portato i terroristi, chiunque essi siano, ad agire nelle elezioni legislative.
Essi hanno messo in luce come le reazioni degli attori locali siano state guidate dai propri interessi. Tuttavia, questo non ci informa delle intenzioni dei terroristi. Nel caso in cui l’operazione è stata sponsorizzata dalla NATO, il contesto elettorale ha permesso di rafforzare la teoria dello “scontro di civiltà“: dei musulmani, non collegati ad Al-Qaida, vogliono distruggere la democrazia e le istituzioni occidentali. Proprio questa versione è stato scelta dai tribunali spagnoli in relazione agli attentati di Madrid, come ha fatto la giustizia del Regno Unito circa gli attentati di Londra [40].
Se la decisione di mettere in scena un atto terroristico islamico è stata presa dal comitato di coordinamento degli alleati, essa avrebbe potuta essere attuata il 15 e il 20 novembre 2003, a Istanbul, l’11 marzo 2004 a Madrid e il 7 luglio 2005 a Londra [41]. Se è valida questa ipotesi, dovrebbe rendere conto di tutti questi crimini.
Gli obiettivi della NATO in questo periodo, erano in grado di motivare un tale intervento?
Nel 2004, l’Alleanza atlantica è in fase di riorganizzazione. Da un lato sembra essere in espansione: si prepara ad accogliere nuovi membri, è impegnata a stabilizzare il Kosovo e a garantire la sicurezza della navigazione nel Mediterraneo e al largo del Corno d’Africa, si è schierata in Afghanistan e ha cominciato a farlo in Iraq, si sta sviluppando una forza di reazione rapida in grado di difendere i propri interessi in tutto il mondo. Nell’altro lato, si sta affrontando una grave crisi, quando nel 2001, per la prima volta nella sua storia, i suoi membri hanno offerto la loro assistenza ad un loro membro, vittima di una presunta aggressione esterna, si è lacerata sullo stesso argomento nel 2003. La Francia e il Belgio hanno negato che l’Iraq fosse una minaccia terroristica per gli Stati Uniti, mentre la Turchia ha vietato agli Stati Uniti di usare il suo spazio aereo e le basi NATO in Turchia, per attaccare l’Iraq.
In piena crescita, l’Alleanza è a rischio di esaurimento. I suoi membri s’impegnano disuniti, “à la carte“, in Iraq. L’unico modo per serrare i ranghi è quello di introdurre nuove azioni comuni nella “guerra al terrore“.
Rafforzare il contro-terrorismo presso gli alleati
Per il quotidiano francese Le Monde, gli attentati di Madrid dimostravano che Al-Qaida minacciava l’Europa. Il quotidiano parafrasava il suo slogan dell’11 settembre 2001, “Siamo tutti di Madrid” (edizione del 13 marzo 2005).
In primo luogo, la NATO ha indurito il suo controllo sulla popolazione in Europa, estendendo le disposizioni del Patriot Act. Il sociologo Jean-Claude Paye, descrivendo, in seguito, la reazione dell’UE all’11 marzo, nel capitolo introduttivo del suo libro “La fine dello Stato di diritto”:
“Durante gli attacchi dell’11 marzo 2004, in Spagna, è apparsa sui nostri schermi televisivi una serie di esperti del terrorismo, per costruire un mix tra Al-Qaida, l’ETA e diversi rifugiati politici, rendendo il “terrorismo” un termine generico, con cui sostituire tutte le situazioni concrete.
Una misura richiesta all’unanimità, che cercava di scongiurare questo pericolo multiforme, è stata la creazione immediata del mandato d’arresto europeo. Il mandato d’arresto europeo permette l’estradizione quasi automatica da uno Stato membro, di una persona ricercata da parte dell’autorità giudiziaria di un altro Stato membro. In relazione al procedimento di estradizione, il mandato rimuove tutti i controlli politici e giudiziari sulla fondatezza e la legittimità della richiesta, e i mezzi del ricorso contro di esso. La domanda è così soddisfatta e incondizionatamente legittimata dagli altri paesi, a prescindere dalla loro legittimità o conformità con i principi dello Stato di diritto. Il mandato doveva entrare in vigore il primo gennaio 2004. Adottato da parte dell’Unione europea e già integrato nella maggior parte delle legislazioni nazionali, questa misura, però, fatica a definirsi. Una delle prime conseguenze degli attentati dell’11 marzo è la fine delle ultime resistenza all’utilizzo di questa procedura, e il rafforzamento delle misure di controllo adottate nell’ambito della cooperazione di polizia e giudiziaria tra i paesi europei. Si può ben temere una accelerazione della sospensione delle garanzie costituzionali, già istituita a seguito dell’11 settembre.
Le prime misure previste riguardano il rafforzamento della cooperazione di polizia e giudiziaria. Una “capacità dell’intelligence” avrà il dovere di analizzare le informazioni fornite dai servizi segreti e dalle forze di polizia degli Stati membri. Si tratta, inoltre, di adottare leggi che permettano a ricercatori provenienti da diversi paesi, di lavorare in team congiunti, e di ratificare una convenzione di assistenza giudiziaria in materia penale. Si prevede inoltre di promuovere lo scambio dei dati: le impronte digitali e le letture biometriche. Il Consiglio dei Capi di Stato e di Governo vuole anche avviare, entro il 2005, l’introduzione dei passaporti e delle carte d’identità contenente dati come la fotografia dell’iride e le impronte digitali. Le compagnie aeree sarebbero inoltre obbligate a notificare, alle autorità doganali e di polizia in Europa, una serie di informazioni sui propri passeggeri. Questa misura era già in corso a favore delle autorità statunitensi, nei voli transatlantici.
Queste diverse misure, come il passaporto o la carta d’identità con chip elettronico contenente dati biometrici, sono state discusse a lungo. Gli attacchi sono semplicemente la possibilità di superare la resistenza a tali limitazioni alla libertà. Se si fa riferimento agli attentati di Madrid, l’efficacia di queste disposizioni è in gran parte aleatoria, dal momento che i detenuti erano stati regolarizzati in Spagna da lungo tempo e non attraversavano la frontiera. Non potevano essere individuati con tali mezzi. Invece, tali disposizioni sono perfettamente adeguate alla gestione poliziesca delle popolazioni. L’organizzazione Statewatch ha dimostrato che delle 57 misure previste dal Consiglio dei Capi di Stato e di governo, il 25 e il 26 marzo 2004, 27 hanno poco o nulla a che fare con il terrorismo. Esse sono progettati per monitorare non gruppi specifici, ma tutte le persone che attraversano i controllo delle comunicazioni” [42].
Jean-Claude Paye mostra che il controllo della popolazione è fatto a vantaggio delle istituzioni degli Stati membri dell’Unione europea, ma anche degli Stati Uniti. “Lo sviluppo della cooperazione transatlantica nella lotta contro il terrorismo, svela il carattere organico del diritto penale nella formazione della struttura imperiale. L’Unione europea ha istituito, sotto l’egemonia degli Stati Uniti, l’organizzazione del controllo della popolazione. Quanto agli Stati Uniti, le loro richieste puntano piuttosto sulla capacità, delle loro istituzioni di polizia e giudiziarie, d’aggirare le strutture formali del potere esecutivo e giudiziario in Europa.” [43]
L’estensione in Africa della “guerra al terrorismo”
Il generale Jones, comandante supremo della NATO e anche patrono delle forze Usa in Europa (EUCOM), si concentrerà sulla creazione ad hoc del comando delle forze Usa per l’Africa (AFRICOM). Per giustificare il dispiegamento, che suscita le preoccupazioni africane, egli continua a denunciare la minaccia terroristica sul continente. Gli stessi argomenti utilizzati per coinvolgere la NATO in Africa. Osserviamo che in questo contesto, la strana decisione della Corte suprema di attribuire gli attentati di Madrid ai terroristi islamici non collegati con Al-Qaida, fa al caso, perché questi islamisti provenivano dal Nord Africa.
Durante il suo viaggio in Africa, nel luglio 2003, il presidente Bush ha avvertito: “Non permetteremo ai terroristi di minacciare i popoli africani, o di utilizzare l’Africa come base per minacciare il mondo” [44]. Funzionari Usa hanno sempre fatto dichiarazioni, assicurando della creazione di Al-Qaida nel deserto del Sahel, affermazioni messe in discussione da molti osservatori. A partire da marzo 2004, è il Comandante in Capo delle Forze Armate USA in Europa (EUCOM, che sovrintendeva anche, allora, all’Africa) che avverte: i membri di Al-Qaida stanno cercando di installarsi “nella parte settentrionale della Africa, il Sahel e il Maghreb sembrano cercare il santuario che avevano in Afghanistan, quando i taliban erano al potere. Hanno bisogno di un luogo stabile per armare, organizzare e reclutare nuovi membri” [45].
Il 23 e 24 marzo 2004, su iniziativa degli Stati Uniti, si tenne presso la sede EUCOM,, a Stoccarda, un incontro senza precedenti dei capi di stati maggiori di otto paesi del Nord Africa e del Regno Unito. A quel tempo tutti gli occhi erano rivolti verso il Nord Africa, tra cui il Marocco, dove il GICM (Gruppo islamico combattente marocchino) era sospettato di essere dietro l’attentato di Madrid. Si è deciso di lanciare il TSCTP (partenariato trans-sahariano per l’anti-terrorismo), un ambizioso piano, da parte degli Stati Uniti, per addestrare gli eserciti africani nella lotta contro il terrorismo [46]. Tali piani per l’addestramento, gli consentivano di mettere piede sul suolo africano, e di controllare tranquillamente gli eserciti locali. La scelta di questa strategia di schieramento, risponde alla necessità di ridurre le perdite causate dalle invasioni militari dell’Afghanistan e dell’Iraq.
L’attentato di Madrid è stato programmato per consentire a Washington e a Londra di imporre il TSCTP a otto paesi africani. Si era creato un clima di incertezza, dovuta principalmente ad una voce che annunciava il prossimo sbarco dell’Esercito USA in Nord Africa, come nelle invasioni di Afghanistan ed Iraq. Questa voce, che si sarebbe dimostrata falsa, è stata ripresa da alcuni giornali in Spagna, Algeria e Marocco [47]. L’importante quotidiano spagnolo ‘La Razon’ ha scritto, per esempio, il 21 Marzo 2004: “L’unità delle forze speciali americane e delle forze militarizzate della CIA,. sono attese nei prossimi giorni nella regione del Sahel (a nord del Sahara). Che parteciperanno alla più grande operazione di lotta contro il terrorismo condotta dagli Stati Uniti, dopo la guerra in Iraq. Si prevede che la battaglia durerà diverse settimane. Gli eserciti dei paesi della zona, che hanno già accettato di aprire il loro spazio aereo all’U. S. Air Force, intendono partecipare alla lotta sotto il comando statunitense (…) L’inizio delle operazioni militari, deciso dopo gli attentati di Madrid dell’11 marzo, potrebbe coincidere con (…) il 26 marzo prossimo” [48]. Queste voci di sbarchi avevano l’aria della manovra di intossicazione, per forzare la mano ai leader africani sul TSCTP. L’arrivo di istruttori militari degli Stati Uniti e del Regno Unito, poteva effettivamente apparire come un male minore, rispetto allo sbarco delle forze armate statunitensi nel loro paese.
Tuttavia, la NATO in quanto tale, non vuole essere coinvolta nella TSCTP. Gli Stati membri hanno deciso di inviare truppe in Africa fino al 2005, per sostenere le operazioni dell’Unione africana in Sudan e in Somalia. L’attentato di Madrid, presentato come una punizione di Aznar, per il suo coinvolgimento nella guerra in Iraq, (cosa che è stata smentita, molto tempo dopo, dalla giustizia), ha indirettamente contribuito a integrare il conflitto in Iraq nella guerra “contro il terrorismo”, nella logica continuazione del discorso falso del segretario di Stato USA, Colin Powell, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite [49]. L’ondata di attentati terroristici islamici più importanti, in Europa è stata, a sua volta, interrotta con l’operazione fallita a Barcellona, nel gennaio 2008 [50].
Conclusioni
Al termine di questa analisi, si afferma la decisione della Corte Suprema di rispondere alle esigenze dei politici e non della realtà. Elementi dell’apparato statale spagnolo hanno risposto falsificando le prove e dirigendo le indagini su una pista falsa, gli islamisti. Gli attentati sono stati commessi da un’organizzazione militare con la complicità negli apparati dello Stato. La NATO, il cui passato terrorista è stabilito, ha il know-how, la logistica e la motivazione per effettuare queste operazioni. Dovrebbe essere considerato il principale sospettato, se una nuova inchiesta giudiziaria dovesse essere intrapresa.
Note
[1] «11 mars 2004 à Madrid: était-ce vraiment un attentat islamiste?», Mathieu Miquel, Réseau Voltaire, 11 octobre 2009.
[2] La Manipulation: Madrid, 11 mars, par Jean Chalvidant, Cheminements éd., 2004. L’autore ha presentato i suoi argomenti sul suo blog (http://jeanchalvidant.free.fr/).
[3] Sito della rivista ‘Le Meilleur des mondes’ (http://www.lemeilleurdesmondes.org/).
[4] «Les trucages de la Foundation for the Defense of Democracies», Réseau Voltaire, 2 février 2005.
[5] Cfr. il primo numero della rivista.
[6] Verdetto in appello del processo dell’attentato, pagg. 581-582.
[7] Fernando Mugica è il precursore della critica della versione ufficiale nella stampa, autore di quaranta articoli dal titolo “I buchi neri dell’11 marzo“, pubblicata da El Mundo. Se non ha mai detto chiaramente quale pista privilegia, ha scritto nel suo articolo dell’11 marzo 2005, intitolata “Las Piedras de Pulgarcito”: “Il lavoro sul campo svolto per un amico, uno scrittore di successo, per un possibile romanzo, mi ha portato a indagare, nel tardo autunno del 2003, su tutti i dati che riguardano gli attentati dell’11 settembre negli Stati Uniti, (…) non rivelerò i miei risultati sull’11 settembre, ma posso dire che senza questo lavoro preparatorio, i buchi [neri dell’11 marzo] non sarebbe mai uscito“.
[8] Questa tesi particolare è difesa da Ernesto Mila nel suo libro ‘11-M los perros del infierno’ (Pyre, 2004), in cui egli dà testimonianza anche degli ambienti interni all’estrema destra, sulla strategia della tensione durante la guerra fredda.
[9] Bruno Cardeñosa ha egualmente scritto delle mistificazioni dell’11 settembre, vedasi «Le 11 septembre, vu d’Espagne», Sandro Cruz, Réseau Voltaire, 13 septembre 2004.
[10] Testimonianza al processo di questo agente della polizia scientifica, testimone protetto 17054, 3 maggio 2007.
[11] E’ il caso di El Pais, nelle edizioni del 13, 14, 19 e 24 marzo 2004
[12] «Historia de la mochila numero 13», Luis del Pino, El Mundo, 19 marzo 2006
[13] «An American Connection», Michael Isikoff, Newsweek, 17 mai 2004
[14] Ibid. e «Arrest in Bombing Inquiry Was Rushed, Officials Say», Sarah Kershaw e David Johnston, New York Times, 8 maggio 2004
[15] Los enigmas del 11M, par Luis Del Pino, (Libroslibres éd, 2006), capitolo 11 «Atando cabos».
[16] Testimonianza al processo di uno degli artificieri, testimone protetto 54868, 19 marzo 2007
[17] Atto d’accusa del processo dell’attentato, pag. 4
[18] Atto d’accusa del processo dell’attentato, pag. 53.
[19] «La police allemande déjoue une tentative d’attentat états-unienne contre le G8», Réseau Voltaire , 11 juin 2007
[20] 11-M Claves de una conspiracion, Bruno Cardeñosa (Espejo de tinta, 2004), page 123.
[21] Vedasi: «Capitaine Eric H. May», Alan Miller, Réseau Voltaire, 9 juin 2009
[22] «False Flag Prospects, 2008 – Top Three US Target Cities», Eric H. May, Globalresearch.ca, 23 fevrier 2008
[23] «Attentats de Londres: le même scénario se déroulait simultanément sous forme d’exercice!» e «Ces exercices de simulations qui facilitent les attentats», Réseau Voltaire, 13 juillet e 13 septembre 2005.
[24] Comunicato stampa della NATO, 1 marzo 2004
[25] «La OTAN simuló un atentado en Europa con 200 muertos», Carlos Segovia, El Mundo, 14 mars 2004
[26] «La CIA “directement responsable” des “restitutions extraordinaires” de prisonniers en Europe, selon les députés européens», Réseau Voltaire , 14 juin 2006
[27] «La investigación halla en los vuelos de la CIA decenas de ocupantes con estatus diplomático», Andreu Manresa, El Pais , 15 novembre 2005
[28] Accuse di detenzioni segrete e trasferimenti illegali di detenuti che coinvolgono Stati membri del Consiglio d’Europa, relazione del senatore Dick Marty al Consiglio d’Europa, Réseau Voltaire, 12 juin 2006. Vedere la parte intitolata «La “toile d’araignée” mondiale».
[29] «El Diario de Mallorca gana el premio Ortega y Gasset de periodismo», Cadena Ser, 12 avril 2006, intervista disponibile on line (http://www.cadenaser.com/actualidad/audios/diario-mallorca-gana-premio-ortega-gasset-periodismo/csrcsrpor/20060412csrcsr_11/Aes/).
[30] «Un informe de la Eurocámara eleva a 125 los vuelos de la CIA que hicieron escala en España», El Mundo, 15 juin 2006
[31] «La investigación halla en los vuelos de la CIA decenas de ocupantes con estatus diplomático», Andreu Manresa, El Pais, 15 novembre 2005
[32] «Stay-behind: les réseaux d’ingérence américains», Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 20 août 2001.
[33] Les Armées secrètes de l’OTAN, Daniele Ganser (Demi-lune, 2007). Questo libro è pubblicato in parti da Réseau Voltaire.
[34] Les Armées secrètes de l’OTAN, Daniele Ganser (Demi-lune, 2007), chapitre 7.
[35] Sito ufficiale del CC-Land-Madrid.
[36] «Defensa rechaza que los servicios secretos de EE UU actúen por su cuenta en suelo español», 16 avril 2006, e «España autorizará a los espías de EE UU a actuar bajo supervisión en territorio nacional», 18 fevrier 2007, Miguel Gonzalez, El Pais.
Si noti che durante il periodo 2004-08, gli Stati Uniti hanno firmato numerosi accordi con gli alleati in modo che i loro servizi di intelligence possono fare quello che vogliono in questi Stati. Ad esempio per la Francia: «La France autorise l’action des services US sur son territoire», Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 8 mars 2004.
[37] Il generale Jones, che ha rifiutato due volte di diventare vice segretario di Stato dell’amministrazione Bush, è stato nominato consigliere per la sicurezza nazionale per l’amministrazione Obama.
[38] Ora in semi-pensionamento, l’ambasciatore Burns è al centro della controversia: in base ai documenti rilasciati da parte di Hamas, è stato uno dei principali organizzatori dell’avvelenamento del presidente Yasser Arafat.
[39] Peter Ricketts, ex presidente del Comitato congiunto dell’intelligence, è divenuto segretario generale del Foreign Office.
[40] «Attentats de Londres: le rapport officiel écarte la piste “Al Qaïda”», Réseau Voltaire, 10 avril 2006.
[41] «Londres renoue avec la stratégie de la tension», Thierry Meyssan; «Attentats de Londres: Rachid Aswat est un agent britannique», Réseau Voltaire, 13 juillet e 5 septembre 2005
[42] La Fin de l’État de droit, Jean-Claude Paye (La Dispute, 2004), pages 13-15.
[43] Ibid , page 12.
[44] «Activisme militaire de Washington en Afrique», Pierre Abramovici, Le Monde Diplomatique, juillet 2004
[45] «Enquête sur l’étrange “Ben Laden du Sahara”», Salima Mellah e Jean-Baptiste Rivoire, Le Monde Diplomatique, février 2005
[46] Presentazione del TSCTP sul sito del comando delle forze statunitensi in Africa.
[47] Cfr. in particolare gli articoli “Des soldats US dans le Sahel”, Lounis Guemache, nel quotidiano algerino Liberté, 17 marzo 2004; “EE UU en el Sahara Lanza una gran operación Antiterrorista tras los atentados del 11-M”, Pedro Canales, La Razon, 21 marzo 2004, « Les USA se préparent à mener une grande opération contre le terrorisme au sud du Sahara» nel quotidiano marocchino Al Ahdath al Maghribiya, 22 marzo 2004.
[48] «EE UU lanza en el Sahara una gran operación antiterrorista tras los atentados del 11-M», Pedro Canales, La Razon , 21 mars 2004
[49] «Discours de M. Powell au Conseil de sécurité de l’ONU», Réseau Voltaire, 11 février 2003.
[50] «Comment la DGSE a déjoué une nouvelle vague d’attentats d’Al-CIA en Europe», Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 7 février 2008.
Questo articolo è il seguito di “11 mars 2004 à Madrid: était-ce vraiment un attentat islamiste?” – http://www.voltairenet.org/article162436.html
Nella foto: il Consiglio dell’Atlantico del Nord, riunitosi al quartier generale della NATO a Bruxelles, dedica un momento di silenzio in memoria delle vittime degli attentati di Madrid. ©NATO
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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http://www.bollettinoaurora.da.ru
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