“… non occorre uno speciale acume per ravvisare nell’attuale fase evolutiva degli assetti politici mondiali e di quelli interni a molti Stati la potenzialità destabilizzante di una quantità di conflitti e la proliferazione di minacce sconosciute in precedenza. (…) Il fatto che oggi nel mondo sia disponibile e circoli una grande quantità di informazioni, come mai accaduto prima, rappresenta per i Servizi di tutti i Paesi un vantaggio, ma anche uno svantaggio. L’attività dei Servizi, lungi dall’essere facilitata, tende ad aumentare per quantità e a richiedere un superiore impegno delle intelligenze. (…) Si pone il problema, pertanto, di rivedere almeno in parte la teoria secondo cui un Servizio di Informazione debba rimanere nell’ombra conservando il segreto di ogni sua attività e soprattutto dei suoi successi. (…) E in questo senso sembra opportuno distinguere ciò che deve rimanere segreto da quanto può essere divulgato senza pericoli per le persone, per gli alleati, per il prosieguo della ricerca. A tutti deve essere nota l’importanza di restituire al personale dei Servizi la fiducia della gente e delle altre Istituzioni; da nessuno si può pretendere aiuto e protezione senza assicurargli il credito indispensabile per garantire motivazione al suo impegno. Essi operano nell’ambito di una comunità di intelligence internazionale, che anch’essa si regge sull’affidabilità e sulla convenienza finalizzate alla collaborazione, agli scambi informativi, al confronto interpretativo delle analisi, delle situazioni, dei contributi. (…)” (1)
Nell’occhio del ciclone la quanto mai controversa, intrigante e ingiuriosa spy story che ha coinvolto il fiscalista Dott. Paolo Oliviero, collaboratore dei servizi segreti italiani, arrestato per aver gestito in maniera illecita gli affari compiuti con l’ordine religioso dei Camilliani (2). L’Unione per la Repubblica e il Partito Socialista sono quindi stati indotti a presentare un’interpellanza congiunta affinché si faccia piena luce sulla questione, ammonendo: “Riteniamo che il governo debba fare chiarezza poiché l’Agenzia informazioni e sicurezza interna (AISI) (3), agenzia di intelligence della Repubblica d’Italia (4) ha avuto un collaboratore che ha passato l’elenco degli italiani implicati in rapporti bancari nella Repubblica di San Marino”. E tra l’altro, a seguito di “incongruenti indagini” (5) si è scoperto che dalle casse dell’ordine religioso sarebbero stati sottratti ben 10 milioni di euro. Tutto ciò mediante un meccanismo che prevedeva “l’effettuazione di bonifici giustificati da una causale fittizia, compatibile con il mondo camilliano, in modo che il beneficiario, ottenuta la disponibilità in conto, poteva prelevare il contante accreditato all’estero e ottenere in Italia la consegna contante di pari importo attraverso una sorta di compensazione” (6) tramite uno spostamento dei fondi su conti aperti in Romania. Un colpo messo a segno grazie alla complicità di finanzieri che, in cambio di un ingente bottino di migliaia di euro, hanno creato un sistema di “copyright” dei controlli e verifiche fiscali.
Al momento della cattura, il commercialista supplicava gli investigatori di non toccare il suo archivio segreto da 007: computer, tablet, smartphone, e pen drive. «Non li aprite – li esortò – che qui vien giù l’Italia»; dalle indagini emersero che risultavano coinvolti nella lorda operazione, contornata da una fitta rete di “ingiuriosa escamotage all’italiana”, personalità di spicco, tra i quali: politici, uomini delle forze di polizia, banchieri, esponenti politici, che sostenevano il modus operandi dell’organizzazione mediante l’utilizzo di canali esterni, nonché, dulcis in fundo, uomini dei servizi segreti. La prassi vuole che gli operatori dei servizi segreti nel ricercare informazioni agiscono inosservati, “sotto copertura, facendo uso di metodi non convenzionali, per svolgere azioni di controspionaggio, difficilmente ottenibili per la Sicurezza dello Stato” (7). Dunque, i dati raccolti, le informazioni e le perquisizioni si sono rivelati di preziosa utilità per l’intelligence italiana. (8)
I Servizi in questione operano da tempo ormai nell’ambito di una comunità d’intelligence internazionale la quale si prefigge di garantire affidabilità e convenienza finalizzate alla collaborazione e agli scambi informativi (9). Parlare di “informazioni per la sicurezza della Repubblica” vuol dire richiamare tre concetti chiave, insiti nel fondamento costituzionale della funzione informativa (10): l’attività informativa, la sicurezza e l’ordinamento democratico dello Stato, concetti interdipendenti tra di loro, che rimandano all’importanza di comportamenti e prestazioni coerenti con i valori della difesa e della sicurezza nazionale la cui protezione è richiesta a ciascuno nell’interesse di tutti. Pertanto, senza i Servizi, è impensabile poter operare con efficacia a difesa della sicurezza dello Stato nel mondo; infatti “la sicurezza dello Stato costituisce interesse essenziale, insopprimibile della collettività, con palese carattere di assoluta preminenza su ogni altro in quanto tocca l’esistenza stessa dello Stato, un aspetto del quale è la giurisdizione” (sentenza n. 106 del 2009, n. 110 del 1998 e n. 86 del 1977)
La summenzionata attività di ricerca, raccolta, valutazione, analisi ed elaborazione delle informazioni esige un’organizzazione e una disciplina rintracciabili all’interno del nostro ordinamento la “Riforma dell’intelligence italiana del 2007” (la Legge 124/2007) (11). Con la legge 124/2007 è stato istituito il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e riformato il comparto dell’intelligence italiana che, fino al quel momento, operava sotto la vigenza della legge 801/1977 (12).
In questo quadro d’insieme è di dovere affrontare e risolvere il problema inerente all’individuazione dei limiti entro i quali i Servizi d’informazione e sicurezza hanno il diritto di acquisire informazioni riservate concernenti attività istituzionali, o la sfera privata di singoli cittadini. Infatti, nella cosiddetta Relazione del Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato, trasmessa ai Presidenti dei due rami del Parlamento il 5 marzo 1996, viene espressamente affermato che “sono fissati in rapporto alle finalità stesse dei Servizi, così come la legge le determina, oltre che in rapporto al fondamentale dovere di fedeltà alla Costituzione” (13).
Se, dunque vengono raccolte informazioni riservate “che periodicamente affluiscono agli apparati di intelligence, non attinenti alla integrità dello Stato, alla difesa della sua indipendenza ed alla sicurezza dell’ordinamento democratico contro ogni forma di eversione, l’acquisizione di tali informazioni è in contrasto con i compiti istituzionali ed è perciò illegittima” (14). È pur vero che la collaborazione istituzionale risulta essere di estrema utilità per risalire a un “assiomatico identikit del giro di affari” che ha visto coinvolto Olivieri e i suoi “fedelissimi”. Pertanto, è indispensabile che l’attività di intelligence demandata ai Servizi si radica in un’ottica di prevenzione ad ampio raggio, mirata alla conoscenza e all’analisi di situazioni che, pur afferenti a specifiche e ben individuate minacce alla sicurezza, si configurano come anche solo potenzialmente pericolose.
Le conseguenze
È interessante notare come il nostro sistema delinei due contraddittori paradossi: di segreti non disciplinati, ma regolati in una forma che i penalisti definiscono “delle fonti occulte”, ma anche “di segreti previsti dall’ordinamento che non consentono di tutelare appieno la riservatezza, in particolare nei rapporti tra Organismi di intelligence e Autorità Giudiziaria” (15).
Per tale motivo, si rende indispensabile adottare e indottrinare la comunità verso una maggiore condivisione e comprensione della cultura di intelligence orientata al procedimento di raccolta delle informazioni per supportare l’analisi delle decisioni politiche sui temi che costituiscono una minaccia alla sicurezza nazionale. Tale consapevolezza dovrebbe innanzitutto trovare estrinsecazione nella concreta azione del Governo, “che comprende l’accettazione dei metodi di intelligence, connotati da riservatezza e segreto, in un contesto giuridico e sociale che vede affermarsi il concetto di trasparenza” (16).
*Caterina Gallo laureata in Scienze delle Relazioni Internazionali all’Università degli studi di Salerno
Note
(1) “Sicurezza fra informazione, segreto e garanzie”, relazione tenuta dal Prof. Giovanni Conso, Presidente emerito della Corte costituzionale, per il ciclo di Conferenze organizzato dalla Scuola di Addestramento del SISDe 1994/1995, Per aspera ad veritatem, Rivista di intelligence e di cultura professionale, Anno 1 – n. 3, settembre – dicembre 1995
(2) Breve storia: nel 1586, la “compagnia di uomini di bene”ottenne l’approvazione dal Papa Sisto V e, nel 1591, il Papa Gregorio XIV diede lo status di Ordine, con il nome di “Ordine dei Ministri degli Infermi”, nome scelto dal Fondatore, per indicare che i suoi membri dovevano avere come modello Cristo, che disse: “Non sono venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita”. Oggi i Ministri degli Infermi sono conosciuti in tutto il mondo come Camilliani. L’Ordine è costituito da sacerdoti e fratelli che, come religiosi, godono di uguali diritti e assumono gli stessi obblighi. L’Ordine, come stabilisce la sua Costituzione si dedica “prima di qualsiasi cosa alla pratica delle opere di misericordia verso gli infermi” e fa si che “l’uomo sia messo al centro dell’attenzione del mondo della salute”.
(3) L’Agenzia informazioni e sicurezza interna (AISI) ha il compito di ricercare ed elaborare tutte le informazioni utili per difendere la sicurezza interna della Repubblica e le istituzioni democratiche da ogni minaccia, da ogni attività eversiva e da ogni forma di aggressione criminale o terroristica. In particolare sono di competenza dell’AISI:
le attività di informazione per la sicurezza che si svolgono all’interno del territorio italiano, a protezione degli interessi politici, militari, economici scientifici e industriali dell’Italia
l’individuazione e il contrasto all’interno del territorio italiano sia delle attività di spionaggio diretto contro l’Italia sia di quelle volte a danneggiare interessi nazionali
L’AISI risponde al Presidente del Consiglio dei ministri e informa, tempestivamente e con continuità, il Ministro della difesa per le materie di rispettiva competenza. “Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica a protezione degli interessi politici, militari, economici, scientifici ed industriali dell’Italia”, http://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/chi-siamo/organizzazione/aisi.html
(4) Il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica è costituito dal complesso di organi e autorità che hanno il compito di assicurare le attività di informazione per la sicurezza, allo scopo di salvaguardare la Repubblica da ogni pericolo e minaccia proveniente sia dall’interno sia dall’esterno del Paese. Il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica è composto da: Presidente del Consiglio dei Ministri; Autorità delegate;Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (CISR); Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS); Agenzia informazioni e sicurezza interna (AISE); Agenzia informazioni e sicurezza interna (AISI), http://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/chi-siamo/organizzazione.html.
(5) Si vuole indicare il fine ultimo della raccolta, valutazione e divulgazione dell’attività informativa per poter garantire la formulazione di diagnosi e ipotesi previsionali. La singola informazione è soltanto un parziale contributo al processo assai più articolato dell’intelligence; che coinvolge e sintetizza i risultati dell’attività.
(6) “Parlamentari, imprenditori, boss e prelati nell’archivio segreto del commercialista”, http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/07/politici-boss-imprenditori-e-prelati-nellarchivio-segreto-del-fiscalista/833632/
(7) Gaetano Marino “La funzione informativa di sicurezza”, Per aspera ad veritatem – Rivista di intelligence e di cultura professionale, Anno 1 – n. 3, settembre – dicembre 1995
(8) Gaetano Marino “La funzione informativa di sicurezza”, Per aspera ad veritatem – Rivista di intelligence e di cultura professionale, Anno 1 – n. 3, settembre – dicembre 1995
(9) Per meglio chiarire, “la circostanza che oggi, nel mondo, sia disponibile e circoli una grande quantità di informazioni, costituisce per l’intelligence contestualmente un vantaggio e uno svantaggio. Apparentemente, il contributo fornito dalle fonti aperte consentirebbe di ridurre la ricerca informativa delle fonti umane. Ma la massa dei dati disponibili è tale da esigere un grande impegno di verifica, di analisi e di selezione volto alla ricerca di ciò che è essenziale conoscere. Tanto è vero che l’attività dei Servizi tende ad aumentare quantitativamente richiedendo un superiore impegno di intelligenze”. “Il contesto culturale in cui operano i servizi”, Gaetano Marino, Per aspera ad veritatem – Rivista di intelligence e di cultura professionale, Anno II – n. 6, settembre – dicembre 1996.
(10) Si ritrovano riferimenti, segnatamente, all’art. 126 della Costituzione, laddove viene esplicitato il concetto di sicurezza nazionale, all’art. 52 che sancisce per i cittadini il sacro dovere della difesa della Patria e all’art. 54 che indica il dovere di fedeltà alla Repubblica e al suo ordinamento.
(11) Per un più incisivo chiarimento: “Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto”, Legge 3 agosto 2007, n. 124, Parlamento italiano, http://www.camera.it/parlam/leggi/07124l.htm.
(12) I Servizi d’informazione italiani erano disciplinati dalla legge 24 ottobre 1977, n. 801, denominata “Istituzione e ordinamento dei servizi per le informazioni e la sicurezza e disciplinata dal segreto di Stato”. L’aspetto innovativo fu la divisione dell’unico Servizio in due: il SISDE e il SISMI. Il Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica (S.I.S.D.e) è stato un servizio segreto italiano, in attività fino alla Riforma dell’intelligence italiana del 2007, quando fu sostituito dall’AISI. Istituito nel 1977, insieme al Servizio per le informazioni e la sicurezza militare (S.I.S.M.I.), con la contemporanea soppressione del Servizio Informazioni Difesa e dell’Ispettorato generale per l’azione contro il terrorismo. Il servizio dipendeva direttamente dal Ministero dell’Interno, il cui ministro ne curava l’ordinamento, le attività e ne nominava il direttore. Il Comitato esecutivo per i servizi d’informazione e sicurezza (C.E.S.I.S.) era il punto di raccordo fra i due servizi Sisde e Sismi. Il SISDE rimase vittima di alcuni scandali politici negli anni ’80, il primo dei quali fu quello della loggia massonica segreta P2, nelle cui liste compaiono i nomi dei vertici del servizio. Con la Riforma dell’intelligence italiana del 2007 fu soppresso, per un’analisi approfondita della legge si rimanda al seguente link: http://www.camera.it/_bicamerali/sis/norme/l801-77b.htm.
(13) Relazione del Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato. Sull’acquisizione illegittima di informazioni riservate e controllo parlamentare, http://www.camera.it/_bicamerali/sis/documen/xii34_4.htm
(14) Si menziona il caso della illegittima raccolta di notizie da non divulgare sulle indagini concernenti Tangentopoli e su alcuni magistrati della Procura di Milano, riconducibili alla produzione informativa della “Fonte Achille”. “L’ acquisizione di informazioni riservate: diritto alla privacy e diritto alla notizia”, Leonardo Mazza, Per aspera ad veritatem, n. 5 maggio – agosto 1996
(15) “Una nuova politica per la sicurezza”, Mirko Valenti, Per aspera ad veritatem, Rivista di intelligence e di cultura professionale, Anno II – n. 5, maggio – agosto 1996
(16) “Cultura d’intelligence”, Marco Valentini, Per aspera ad veritatem, Rivista di intelligence e di cultura professionale, Anno V – n. 13, gennaio – aprile 1999
Fonti:
http://www.camilliani.org/pagina-di-esempio/breve-storia-dellordine/,
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/07/politici-boss-imprenditori-e-prelati-nellarchivio-segreto-del-fiscalista/833632/,
http://www.camera.it/parlam/leggi/07124l.htm,
http://www.camera.it/_bicamerali/sis/norme/l801-77b.htm
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