Fonte: “Reseau Voltaire“, 1 luglio 2011

 

 

 

Alle dieci del mattino (ora di Tripoli) del 28 giugno scorso, il Ministro della Salute libico ha reso disponibile il suo rapporto dal titolo “Statistiche sulle Vittime civili dei bombardamenti NATO in Libia, 19/03-27/06/2011”. Prima di rilasciare i dati, resi pubblici nel pomeriggio (del 28 giugno, ndr), essi sono stati confermati dalla Mezzaluna Rossa libica, dalla difesa civile delle zone bombardate, e quindi passate al vaglio dei ricercatori dell’Università Nasser di Tripoli.

Al primo luglio, il numero delle vittime militari non sono state ufficialmente stimate dalle forze armate libiche.

In sintesi, il documento del Ministero della salute certifica che durante i primi cento giorni di bombardamenti NATO, 6121 civili sono stati uccisi o feriti. La suddivisione statistica è la seguente: 3093 uomini sono stati feriti e 668 uccisi; le donne uccise sono 260, con 1318 ferite; 141 morti tra i bambini e 641 feriti. Tra i feriti, 655 sono gravi ed ancora sono ricoverati nelle strutture sanitarie e negli ospedali per le cure mediche, mentre 4397 sono stati dimessi e rimandati a casa dalle famiglie.

 

Genere Uccisi Feriti Totale
Uomini 668 3093 3761
Donne 260 1318 1578
Bambini 141 641 782
Totale 1069 5052 6121

 

Il fatto che la Nato affermi come appartamenti privati e case, scuole, negozi, fabbriche, terreni agricoli e magazzini di sacchi di farina siano obiettivi militari legittimi non è considerato credibile da nessuno qui in Libia e, ad oggi, l’Alleanza Atlantica non ha fornito uno straccio di prova che i quindici civili, principalmente bambini con zie e madri, fatti a pezzi da otto missili NATO nella zona di Salman la scorsa settimana [fine giugno, ndr], fossero legittimi obiettivi militari.

I 3.200 quartieri di Tripoli, indipendentemente dalle Forze Armate libiche, si stanno preparando alla possibilità che le forze NATO o i loro alleati indigeni possano invadere l’area metropolitana durante le prossime settimane o mesi.

Il sottoscritto ha avuto modo di visitare alcuni di questi sobborghi le due notti scorse [29 e 30 giugno, ndr] e continuerà a farlo. Come osservato precedentemente, contrariamente ad alcune notizie riportate dalla BBC, CNN e CBS, i sobborghi di Tripoli durante le belle serate in cui soffia la dolce brezza di mare, non sono carichi di tensione, “pericolosi per gli stranieri e sotto il controllo di soldati scatenati e milizie”. Quest’ultima valutazione non ha alcun senso. Americani ed altri sono i benvenuti e la loro presenza apprezzata. La popolazione libica è ansiosa di esprimere il proprio punto di vista, il più comune dei quali è che i libici non sono tutti per Gheddafi ma la loro preoccupazione è proteggere la famiglia, le loro case ed i quartieri da stranieri invasori. Una maggioranza certo sostiene la leadership di Gheddafi, che hanno imparato a conoscere con il latte materno, ma quasi tutti enfatizzano che per loro e per i loro amici è cruciale e prioritaria la difesa della loro rivoluzione e del Paese. Appaiono agli occhi del sottoscritto assai ben informati in merito ai motivi per cui la NATO ed altri Paesi stanno sempre di più stringendo d`assedio il loro leader senza alcun riguardo per i civili uccisi. E` per il petrolio, e per ridefinire in modo funzionale ai loro interessi Africa e Medio Oriente.

Sedere insieme ai gruppi di quartiere e parlare con loro è un modo piacevole per imparare a conoscere il popolo libico e la loro visione su quello che sta accadendo nel loro Paese. Di certo ciò è meglio che starsene al bancone dell’hotel dove i giornalisti occidentali spesso raccolgono le loro intuizioni giornalistiche e pontificano su quale sia “il vero punto”, come uno di loro mi ha detto l’altro giorno. Non ho potuto capire molto di quello di cui stava parlando.

La sera del primo luglio circa un milione di cittadini sono attesi nella Piazza Verde di Tripoli per manifestare la loro resistenza ai sempre più intensi blitz NATO contro la popolazione civile. Molti giornalisti occidentali non assisteranno all’evento perchè preoccupati di un pericolo potenziale o perchè i loro uffici americani suggeriscono loro di tenersi alla larga “così da non dare legittimità alla manifestazione”. Dov’è finito il giornalismo orientalista?

I quartieri si stanno preparando ad un’invasione di terra e a confrontarsi direttamente con gli invasori con un piano che si immagina non suonerebbe estraneo ad un generale Giap del Vietnam o ad un generale cinese, essendo un’enorme difesa popolare. E` stato organizzato casa per casa, strada per strada per ogni quartiere ed avrà a disposizione tutto l’arsenale disponibile.

Questi cittadini non sono militari, sebbene quelli più avanti con gli anni abbiano fatto un anno di leva militare obbligatoria dopo le scuole superiori. I loro ranghi comprendono ogni uomo e donna tra i 18 ed i 65 anni. Più giovani e più vecchi non saranno certo rifiutati.

Seguendo il modello Hezbollah, essi si sono organizzati in squadre di cinque persone, una volta completato l’addestramento. Funziona così: tutti quelli sopra i diciotto anni possono fare riferimento alla “tenda” del loro quartiere. Conoscendo praticamente tutti nella zona, la persona farà domanda di ammissione e saranno valutate le sue capacità su un AK-47, M-16 o altre armi leggere. In base al suo livello di abilità, sarà accettata e gli verrà fornita una tessera di riconoscimento con una lista di armi per cui la persona risulta qualificata. Se l’individuo ha bisogno di ulteriore addestramento o se è un novizio, gli verrà data una locazione che comprende un’area di addestramento, una tenda con materassi per dormire, una latrina e una mensa.

L’allenamento base per coloro i quali non hanno esperienza con le armi, incluse le donne, dura quarantacinque giorni. Trascorso tale lasso di tempo, l’impegno dura quattro mesi. Ad ogni ammesso viene rilasciato un fucile (di solito un AK-47 “Klash”, con 120 cartucce di munizioni). Ed ad ognuno è richiesto di ritornare dopo una settimana per discutere sul suo allenamento e dimostrare che non ha sprecato proiettili, che costano circa un dollaro ciascuno. Se approvato, manterrà l’incarico.

Quelli che iniziano il lavoro, hanno turni di otto ore. Le donne tendono a lavorare durante il giorno quando i bambini sono a scuola, ma ho visto donne fare anche turni di notte. La maggior parte degli uomini hanno un lavoro regolare ed orgogliosamente ci dicono che sono volontari per il loro Paese. Sembrano essere ammirati dai loro vicini.

Ho promesso di non descrivere altre armi che saranno usate oltre a fucili, granate, RPG, trappole, ma posso dire che sembrano formidabili.

Ma oltre alla preparazione per la difesa armata delle loro famiglie, case e quartieri, questi volontari della difesa civile mi hanno spiegato cosa implica il loro lavoro. Quando un’area viene bombardata, loro si precipitano ad aiutare i residenti ad uscire dalle loro abitazioni bombardate, portare aiuto medico per coloro che ne hanno bisogno, aiutare le famiglie a rassicurare i loro bambini impauriti dicendo che va tutto bene, prendere nota di ciò che bisogna riparare, dare un temporaneo rifugio, e innumerevoli compiti ed attività che il lettore può immaginare siano richieste nell’ambito di un’azione umanitaria e civile.

Ogni check-point rappresenta un punto di garanzia della sicurezza della comunità. Le automobili sono controllate in modo rapido, di solito solo il portabagagli. I conducenti spesso sono persone conosciute dalle forze di sicurezza, molti dei quali sono studenti universitari, che provengono anche loro dalla stessa zona.

Di tanto in tanto una macchina si ferma ed un cittadino scende e distribuisce una cassetta di frutta o di paste, se non una pentola di zuppa locale, etc…Un’atmosfera davvero congeniale.

Dal momento che la NATO ha incrementato i bombardamenti su questi check-point con uomini al servizio, circa cinquanta dei quali si trovano lungo la strada che porta dal confine tunisino fino a Tripoli, le squadre di quartiere stanno operando ora senza luce durante la notte. Così vengono rilasciate delle torce di circa quindici centimetri dotate di un potente fascio di luce. Il sottoscritto ha visto una di queste torce e posso testimoniare sulla loro alta qualità.

Sono civili perchè sono volontari, poliziotti regolari e donne che si sono uniti a qualche unità dell’esercito nascosta da qualche parte.

Oltre ai problemi ben noti, la NATO si troverà ad affrontarne uno ancora maggiore se decidesse di invadere la Libia occidentale.


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