Hubert Védrine, ex ministro degli Affari Esteri, durante il suo mandato al Quai d’Orsay evocava le alternative Europa-spazio e Europa-potenza. Sin dalle origini delle Comunità Europee, e dell’Unione Europea (UE) in seguito, è emersa infatti un’opposizione tra le concezioni di potenza e semplice spazio di pace, libertà e di prosperità. L’idea di una Europa-spazio ha trovato consenso tra i sostenitori di un’UE intergovernativa avente al proprio centro solo un vasto mercato economico, mentre l’Europa-potenza, intesa come potenza tanto economica quanto politica, è più affine all’ideale federalista. La Riforma di Lisbona e la Politica Comune di Sicurezza e Difesa, alla luce della crisi libica, hanno riaperto il dibattito sull’incerto ruolo esterno dell’UE.

L’origine delle due concezioni di costruzione europea

Il dibattito sulla finalità della costruzione europea è tanto datato quanto inedito perchè si è modellato e trasformato in itinere, durante la stessa costruzione europea. Il processo di integrazione europea non ha precedenti storici e soprattutto non deriva dalla forza o dal dominio, bensì dalla libera volontà di governanti e popoli decisi a mettere la loro unione al servizio della pace e del diritto. Infatti, scevre dei simboli delle potenze nazionali, le Comunità Europee sono state fondate ab initio sul principio del diritto, unico potente fattore centripeto in grado di poter imporre agli Stati membri la realizzazione di un progetto d’integrazione inedito per la sua ambizione. Tanto inedito che l’Europa non si è mai evoluta verso una forma politica predeterminata e imposta, bensì, durante la sua costruzione, il dibattito circa la migliore delle prospettive di organizzazione è rimasto sempre aperto.

Il concetto di Europa-spazio è un’idea primaria della costruzione europea: essa dispone l’organizzazione di uno spazio conflittuale in uno di cooperazione attraverso una spinta di integrazione economica. Trattasi quindi di una vasta zona di mercato aperta alla concorrenza, poco integrata politicamente e strutturata dal rapporto transatlantico. L’Europa-spazio può accogliere un grande numero di paesi candidati poiché la delimitazione delle sue frontiere non è una questione vitale. Piuttosto, gli allargamenti si sono spesso imposti in quanto moralmente necessari e politicamente inevitabili.

 

L’Europa-potenza è invece incentrata su un’unione politica. L’idea di un’organizzazione politica autonoma dello spazio europeo, che ha avuto tra i suoi massimi precursori l’italiano Alcide de Gasperi, è stata dapprima accantonata e poi lentamente riscoperta. Alla base della potenza politica europea risiedono la salvaguardia dei valori fondamentali dell’UE e la creazione di una politica estera comune quale alternativa alla visione statunitense del mondo. È una potenza tanto economica e commerciale quanto normativa e militare per proteggere se stessa e partecipare alla gestione dei conflitti regionali e mondiali.

L’origine di questa idea risale al trattato di Maastricht, importante conferma della Guerra Fredda, perchè per la prima volta si intraprende la costruzione di una entità politica europea. Si assiste, infatti, alla creazione di un’Unione Europea a competenza polivalente che, con i suoi tre pilastri CE-PESC-GAI, supera il campo puramente economico. Dopo l’impulso di Maastricht, tuttavia, la PESC resta di fatto un pilastro intergovernativo perchè tra gli Stati membri non vi è consenso sulla costruzione di un progetto politico che disporrebbe di una sovranità specifica in tutti i campi di espressione della potenza, ovvero quello economico, monetario, culturale, diplomatico e militare.

 

La potenza europea normativa

Oggi l’UE è una potenza economica e commerciale dello stesso calibro degli Stati Uniti e sia il suo PIL sia il suo volume di esportazioni extraeuropee superano i dati statunitensi. L’euro, nonostante i tentennamenti della crisi economica, è un importante segno di coesione interna e prospetta un crescente posizionamento estero rispetto al dollaro. L’Unione Europea potrebbe quindi ambire al ruolo di potenza, in primis assumendo autonomamente la propria difesa, per garantire l’indipendenza del suo progetto economico e politico. La constatazione che l’UE si colloca in una logica d’interdipendenza, piuttosto che in una logica di potenza, apre due scenari. Da un lato quello della potenza classica, intesa come potenza militare, dall’altro quello di una mera potenza di diritto, con l’inevitabile conseguenza che altre potenze, Stati Uniti e Cina in particolare, conducano il gioco delle relazioni internazionali.

L’attuale status di potenza normativa, che offre la migliore illustrazione del soft power di Joseph Nye, nasce dalla vocazione universale delle norme comunitarie poste a salvaguardia di valori fondamentali. Tali norme sono poste in essere dopo il setaccio della negoziazione e godono quindi della legittimità del numero e dell’aura di un’impresa (normativa n.d.a.) coronata di successo. Ad integrazione della potenza normativa, dopo la fine della guerra fredda, i trattati di Maastricht e di Amsterdam hanno inteso far progredire l’Unione nel campo della politica estera e di difesa. Il dibattito fra Europa-potenza e Europa-spazio è così tornato in auge, per di più alimentato dalla prospettiva di adesione della Turchia all’Unione Europea: un’Unione troppo vasta ed eterogenea forse non potrebbe mai diventare una potenza politica.

Un dibattito parzialmente superato

Secondo alcuni analisti, l’opposizione Europa-potenza ed Europa-spazio è chiara solo in apparenza perché ci si potrebbe chiedere come definire un’Europa che cerca la potenza per la potenza e cosa sarebbe l’Europa-spazio se non fosse anch’essa organizzata dalla potenza. A nostro avviso è possibile considerare che si tratti di un falso dibattito in quanto parzialmente superato.

L’Unione Europea ha sempre coniugato allargamento e approfondimento e quest’ultimo è sempre stato teso allo sviluppo della potenza, i.e. potenza economica, commerciale e culturale grazie alle sue norme. Gli allargamenti non hanno mai impedito a questa potenza di costruirsi, bensì le hanno dato i mezzi per estendersi gradualmente ad altri ambiti. Anche l’Europa dei Sei non era riuscita, dopotutto, ad essere una potenza politica e pertanto la causa della mancata realizzazione di questo ambizioso progetto non ci sembra essere imputabile agli allargamenti. Piuttosto, l’Europa-spazio si allea all’Europa-potenza e, in questo, il dibattito può dirsi superato.

Da ormai cinquant’anni l’Europa ha dimostrato di essere la più creativa e la più inventiva delle are d’importanza strategica. La storia degli ultimi vent’anni è, con molta probabilità, andata più velocemente delle sue creazioni tanto da rendere difficile un coerente aggiornamento dei progetti di governance europei e internazionali.

La riforma di Lisbona ha dato una parvenza comunitaria alla politica di sicurezza e di difesa, allineandosi in tal senso al concetto di Europa-potenza, ma l’attuale crisi libica dimostra che, al momento, la politica estera resta un eminente dominio riservato dello Stato. La Riforma, pur disponendo un maggior budget e più flessibilità istituzionale, non è stata quindi quella scelta netta sul ruolo dell’UE che molti si aspettavano o avevano ipotizzato. Di conseguenza l’UE, intesa come entità superiore alla mera somma dei suoi Stati membri, deve ancora scegliere se accettare o rifiutare l’opposizione fra le nozioni di Europa-spazio e Europa-potenza se non per interesse, almeno per una propria credibilità nello scacchiere internazionale.

* Oronzo Daloiso ha studiato presso il King’s College London (Bachelor of Arts Honours in European Studies), l’Institut d’Etudes Politiques-Sciences Po Paris, la London School of Economics e la Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale. In precedenza ha lavorato presso il Parlamento della Provincia di Buenos Aires, il Parlamento Europeo, la Fondazione Joseph Károlyi di Budapest.

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