Lo scritto seguente è la versione tradotta dell’articolo President takes more power as Italy wobbles through crisis, pubblicato a pag. 15 dell’edizione del 25/4/2013 del “Global Times”, tabloid internazionale del Partito Comunista Cinese.

 

Dopo due giorni politicamente drammatici, durante i quali il Partito Democratico è stato vittima di lotte e tradimenti al suo interno, la decisione definitiva nell’elezione del presidente della Repubblica è stata la conferma di Giorgio Napolitano per un altro settennato. A seguito della bocciatura dei primi due candidati del Partito Democratico, Franco Marini e Romano Prodi, quasi tutti i principali partiti hanno cominciato a fare pressione su Napolitano per convincerlo di accettare un’altra candidatura e risolvere la difficile situazione.

La condizione in cui è sorto questo disperato accordo tra i partiti di destra e di sinistra produrrà probabilmente un “governo del presidente”, una fase straordinaria finalizzata alla realizzazione di riforme strutturali per quanto riguarda la legge elettorale, le regole in materia amministrativa e la modifica dei ruoli istituzionali.

Non si tratta certo del primo governo di emergenza nella storia italiana, tuttavia in questo caso molti politici e giornalisti considerano tutto ciò come l’avvio di una nuova era caratterizzata da inedito potere del capo dello Stato, visto non più soltanto come supervisore al di sopra delle parti ma come guida del Paese. Napolitano formerà un nuovo governo politico, probabilmente composto da ministri scelti dai due partiti principali e guidato da Enrico Letta.

In realtà, sebbene l’Italia non sia una repubblica presidenziale ed il suo sistema sia basato sul principio parlamentare, molti osservatori sostengono che il presidente abbia utilizzato i suoi poteri in modo più marcato negli ultimi anni. Nel 1948, i padri costituenti della nuova Repubblica compilarono la Costituzione in modo da realizzare una forte distribuzione dei poteri in base ad un sistema di pesi e contrappesi al fine di evitare qualunque possibile riemersione di politiche fasciste.

Dunque il capo dello Stato è eletto dai parlamentari e dovrebbe rappresentare soltanto un garante super partes dell’unità nazionale senza alcun potere di tipo esecutivo, ad eccezione del comando in capo delle Forze Armate. Contemporaneamente, il capo del governo è una figura diversa sul piano teorico dal primo ministro di derivazione britannica e rappresenta soltanto un primus inter pares con capacità limitate sui suoi ministri. Inoltre ogni riforma dovrebbe essere approvata dalla maggioranza parlamentare nei due rami del parlamento in base ad un perfetto bicameralismo.

Ma in contrasto con queste politiche teoriche, Napolitano ha direttamente gestito la crisi dopo il fallimento dell’ultimo governo Berlusconi. Prese così la situazione in mano per formare un nuovo esecutivo tecnico e curare i rapporti diplomatici con i principali alleati, soprattutto gli Stati Uniti e la Germania. Durante l’ultima visita negli Stati Uniti, Napolitano ha parlato di questioni dirimenti come la crisi dell’Eurozona e l’Area Transatlantica di Libero Commercio, un progetto futuro finalizzato all’unificazione dei mercati statunitense ed europeo.

Questo piano viene descritto come una specie di NATO economica, tuttavia molti italiani ignorano completamente l’iniziativa e il rischio pericolosissimo che gli Stati Uniti possano scaricare i loro profondi problemi finanziari sull’Europa, aumentando la sua crisi socio-economica. Inoltre, la bocciatura della candidatura di Prodi, tradito da una parte considerevole dei parlamentari del suo stesso partito, mette un freno ad un possibile approccio multipolare verso le nuove economie emergenti quali quelle del BRICS o del Mercosur.

Il profondo indebolimento del Partito Democratico, l’inconsistenza di una coalizione di destra esclusivamente personalistica e il populismo piccolo-borghese del leader del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo, produrranno le condizioni per un’instabilità nel panorama politico, dove Napolitano emergerà nella figura di vero coordinatore del potere esecutivo.

Come stabilito all’interno del Fiscal Compact Europeo del 2012, la linea dura dell’austerità proseguirà fino alla fine del 2013, riducendo il tasso di crescita e impoverendo le classi lavoratrici. Il governo italiano sta per essere completamente ristrutturato senza alcun riguardo per la Costituzione o per la volontà del popolo, ma il processo politico sembra procedere con il pilota automatico.

 

FONTE: Global Times (http://www.globaltimes.cn/content/777209.shtml#.UXjQoUr4KSo)


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