Il primo ministro indiano Manmohan Singh e il primo ministro pakistano, Yousuf Raza Gilani, il 29 Aprile, si sono incontrati per 90 minuti a Thimphu, la capitale del Bhutan. Singh e Gilani si sono riuniti a margine del vertice del SAARC (South Asian Association for Regional Cooperation, cui aderiscono Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, India, Maldive, Nepal, Pakistan e Sri Lanka). I due premier hanno deciso di lavorare per riprendere il dialogo sulla pace, congelato dal novembre 2008 per gli attentati di Mumbai. Si tratta dei primi colloqui diretti dopo nove mesi, da quando i due premier s’incontrarono nel luglio 2009, al vertice in Egitto del Movimento dei Paesi Non Allineati. Singh era stato pesantemente criticato, in India, per questo atto e di conseguenza, al loro successivo incontro, al vertice di Washington all’inizio di aprile sulla sicurezza nucleare, non andò oltre a una stretta di mano e a uno scambio di cortesie. Nel frattempo, alti funzionari delle due parti ebbero un incontro a febbraio, che si concluse con un vago impegno a mantenere le porte aperte al dialogo.
Nel corso delle discussioni, descritte dalle parti come positive, il primo ministro indiano e il suo omologo pakistano hanno incaricato i rispettivi ministri degli esteri di redigere la ‘road map’ dei futuri colloqui. Il ministro degli esteri indiano Nirupama Rao ha detto che “i colloqui avrebbero ripristinato la fiducia reciproca, aprendo la strada al dialogo sostanziale su tutte le questioni di mutuo interesse“. Nuova Delhi aveva ripetutamente respinto gli appelli di Islamabad per la ripresa dei colloqui, affermando che il Pakistan non aveva fatto abbastanza per catturare i terroristi accusati della strage. Il ministro degli esteri pakistano, Shah Mehmood Qureshi, ha salutato i colloqui avanzando il proposito che essi in futuro vadano oltre la questione del terrorismo, e affrontino altre temi. “Tutte le questioni che ci preoccupano … sono sul tavolo e ne discuteremo“, ha detto Qureshi aggiungendo che questo è “un passo nella giusta direzione“. Durante i colloqui con Gilani, Rao ha detto che il primo ministro indiano sottolineava “che il Pakistan deve agire, la macchina del terrore deve essere controllata, e deve essere eliminata“. Gilani ha risposto che il Pakistan è stato una vittima del terrorismo quanto il suo vicino indiano. L’incontro si è concluso con una dichiarazione congiunta, dove sembrerebbe che la posizione dell’India si ammorbidisca verso il Pakistan, non chiedendo più di anteporre la repressione dei gruppi terroristici all’apertura dei colloqui di pace. Comunque, non è stato stilato alcun calendario per i successivi incontri tra i due ministri degli esteri, affermando solo che si sarebbero svolti “al più presto possibile“. Qureshi, inoltre, ha indicato che Gilani ha invitato Singh a visitare il Pakistan, e che il primo ministro indiano ha accettato. L’ultimo premier indiano a compiere una visita ufficiale in Pakistan, è stato Atal Bihari Vajpayee, nel 1999. Kalim Bahadur, già professore di studi asiatici del sud presso la Jawaharlal Nehru University di Nuova Delhi, ha detto che le due parti hanno ancora una lunga strada da percorrere per poter acquisire fiducia reciproca. “Questo è solo uno spiraglio della porta, per inserire ulteriori contenuti ai colloqui“, ha detto. “Ma si può dire che ciò è positivo“.
Secondo gli osservatori, la decisione dei colloqui a Thimphu è stata causata, almeno in parte, dal desiderio degli altri membri della SAARC, che subiscono le tensioni indo-pakistane che bloccano gli sforzi dell’organizzazione nel favorire la cooperazione regionale. Un senso di frustrazione espresso dall’aderente più piccolo della SAARC, le Maldive, il cui presidente Mohammed Nasheed ha infranto il protocollo che vieta ogni menzione pubblica delle controversie tra i componenti il gruppo. Nasheed, parlando anche a nome di Nepal, Sri Lanka e Bangladesh, ha detto nel suo discorso di apertura del vertice: “spero che i vicini possano aver modo di distinguere le loro differenze, mentre trovano il modo di andare avanti. Ovviamente mi riferisco a India e Pakistan. Spero che questo vertice porti a un maggiore dialogo tra di essi“, ha detto.
Il giorno prima Nasheed aveva parlato ai giornalisti del prevalere delle tensioni indo-pakistane nelle riunioni della SAARC: “La SAARC, in realtà dovrebbe andare avanti. C’è così tanto lavoro reale, lavoro economico necessario per i membri della SAARC. Abbiamo tutti bisogno di sviluppo. Abbiamo tutti bisogno di aumentare il nostro tenore di vita. Ora capiamo che è possibile raggiungere ciò in Asia meridionale. Secondo me, è nell’interesse di tutti separare i nostri problemi, specialmente, quelli dell’India e del Pakistan sulle loro questioni territoriali e di frontiera. Se riusciremo a metterle da parte – riconoscendo che si tratta di questioni difficoltose e che devono essere risolte a parte – si andrà avanti sulle questioni importanti correlate alla SAARC.” Nasheed riteneva che così il vertice avrebbe funzionato al meglio, perché questo è il primo vertice della SAARC in cui tutti i leader sono democraticamente eletti. Ha anche detto: “Penso che dovremmo essere in grado di risponderne al ritorno a casa. Non possiamo parlare continuamente e non decidere mai solo perché ci sono questioni fra questi due paesi. Naturalmente, India e Pakistan sono dei grandi paesi. Essi sono i più grandi nella famiglia della SAARC.”
Il dialogo tra New Delhi e Islamabad viene sollecitato dalle capitali aderenti alla SAARC, che vedono nell’intesa una possibilità si sviluppo economico, di potersi agganciare alla locomotive industriali di India e Cina. Non è un caso che tutti i paesi aderenti alla organizzazione regionale mentre mantengono forti legami con l’Unione Indiana, dall’altra si aprano alla Repubblica Popolare di Cina. Tra l’altro, l’accordo tra Pakistan e India è richiesto dagli interessi economico-strategici dei rispettivi stati; dopo la firma ad Ankara e a Teheran per la realizzazione del Gasdotto TAPI, che collegherà i giacimenti petroliferi iraniani ai poli industriali turco, pakistano e cinese, appare chiaro al governo dal forte accento imprenditoriale di Singh, e ai suoi referenti socio-economici indiani, che non è più dilazionabile un accordo che permetta anche a Nuova Delhi di raccordarsi alla rete energetica incentrata sull’Iran. Il governo indiano ha puntato molto sull’accordo sul nucleare civile con Washington, ma le reticenze e i dubbi espressi dall’establishment statunitense, a tal riguardo, probabilmente hanno deluso l’entourage di Singh, spingendolo a un consolidamento dei rapporti con la Federazione Russa, a una maggior apertura con la Cina popolare e a regolare, definitivamente, i rapporti con il Pakistan, cosa oggi resasi necessaria appunto per la sua partecipazione al TAPI.
Sono parecchie le questioni e le tematiche da affrontare e da risolvere, tanto più in una fase di ampia recessione economica di portata globale; perseverare nel conflitto con Islamabad arreca danni all’intera regione sub-asiatica, permettendo all’attore esterno statunitense di giocare, a vantaggio della propria influenza sull’area, sui contrasti regionali permanenti e apparentemente irrisolvibili.
Il Vertice della SAARC
Il vertice della South Asian Association for Regional Cooperation a Thimphu non aveva molte speranze di ottenere dei risultati concreti, almeno tali da portare a dei cambiamenti nella regione dell’Asia del Sud. Afghanistan, India, Pakistan, Nepal, Bangladesh, Bhutan, Sri Lanka e Maldives, come detto, sono membri della SAARC, ma non riescono ad ottenere un consenso unanime su una serie di questioni; questioni come sicurezza regionale, terrorismo e cambiamenti climatici che incidono sul commercio regionale. USA e Cina hanno lo status di osservatori insieme all’Unione europea, all’Iran, al Giappone, alla Corea del Sud e alle Mauritius. L’Australia e il Myanmar sono da poco divenuti due ulteriori osservatori. Infatti l’assistente del Segretario di Stato USA, Robert Blake, ha detto che vi sono progetti bilaterali con i paesi SAARC del valore di 4,4 miliardi di dollari US. E che le consulenze degli USA vanno oltre la loro natura commerciale.
Il primo ministro del Bhutan, Jigmy Y Thinley, ha detto senza mezzi termini che ai circa 200 incontri che si svolgono ogni anno tra i paesi SAARC, ‘non corrispondono dei risultati’. Nel suo discorso inaugurale è stato molto diretto: “La SAARC sta perdendo il punto“. Il Bhutan è l’unico paese dell’area che non utilizza la carta della Cina contro l’India, poiché quest’ultima copre quasi i due terzi del suo bilancio annuale del piccolo stato himalayano.
Il Primo Ministro Manmohan Singh ha illustrato la realtà nel modo appropriato: “Guardando indietro a questi venticinque anni, possiamo affermare che il bicchiere è mezzo pieno e complimentarci, o possiamo ammettere che il bicchiere è mezzo vuoto e sfidare noi stessi. Io credo che dovremmo sfidare noi stessi, riconoscendo che il bicchiere della cooperazione regionale, dello sviluppo e dell’integrazione regionale è mezzo vuoto.” Poi, ha anche ammesso quale sia il problema fondamentale: “Abbiamo creato le istituzioni per la cooperazione regionale, ma non le abbiamo ancora potenziate adeguatamente, per consentirle di essere più efficaci“. Una gran parte della colpa è stata scaricata sull’India e sul Pakistan, per i loro noti contrasti.
Nasheed, da parte sua, ha fatto capire che la posizione e i problemi delle Maldive non si accordano con la decisione di Copenaghen. Ha detto, preoccupato: “Penso che i paesi SAARC abbiamo bisogno di ulteriori conversazioni per assumere una posizione comune sul cambiamento climatico. Le Maldive hanno serie difficoltà nel comprendere perché è stato permesso che la temperatura globale aumenti di 1,5 gradi. Nella SAARC dobbiamo garantire che la nostra posizione sia salvaguardata. La SAARC ha bisogno di una posizione diversa. Le Maldive non possono accettare tale eventuale posizione, che alla fine si rivela essere la nostra condanna a morte.” Nasheed è preoccupato anche per la crescente influenza del terrorismo del Lashkar-e-Tayiba pakistano nel suo paese. Vuole cooperare con l’India sulla questione del terrorismo, ma le Maldive stanno attraversando una fase di trasformazioni, da quando s’è instaurato il regime democratico. Le Maldive sono un paese per la cui posizione strategica la Cina ha recentemente mostrato vivo interesse. Infatti, dopo Thimphu, Nasheed è andato in Cina. Il reddito principale delle Maldive è fornito dal turismo, e i turisti indiani sono stati superati dai turisti cinesi. La Cina sta aprendo una banca nelle Maldive e sta anche mostrando interesse ad approfondire le relazioni con Nasheed. Vi sono state tre visite ad alto livello, da parte cinese, recentemente alle Maldive.
Tutti i membri della SAARC hanno gravi problemi a causa del riscaldamento globale, tema centrale dei colloqui nell’ambito della SAARC. Il Bangladesh di Shaikh Haseena teme che se il riscaldamento globale non sarà arrestato, oltre 2,5 milioni di bangleshi perderebbero le loro terre ed emigrerebbero in India. Inoltre, alcuni stati-isola come Kiribati stanno cercando di acquistare terreni in Australia. Il premier del Bhutan ha detto che il suo paese è così ecologicamente fragile che l’impatto del cambiamento climatico è visibilmente allarmante. Ha detto che le nevicate sono rare, i ghiacciai stanno rilasciando grandi quantità di acqua e gli inverni sono più caldi; “i cicloni himalayani negli ultimi due anni, sono stati su una scala che non si ricorda a memoria d’uomo.”
* Alessandro Lattanzio, redattore di “Eurasia”, cura il sito d’informazione “Aurora”
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