Fonte: http://www.geostrategie.com/2809/kaboul-dans-toutes-les-tetes-a-eurosatory
Come ha giustamente scritto Frédéric Lert, nel suo editoriale dell’Eurosatory Daily[1], « L’Afghanistan non ha industrie di difesa e ancora meno spazio d’esposizione a Eurosatory. Il paese è pertanto onnipresente alla mostra, sia nello spirito che negli stand. Eurosatory 2010 è decisamente afgana ed è difficile da ignorare. Dal paio di calzini all’obice più potente, dalla borsa da trasporto all’aereo tattico senza pilota, le valli di Kapisa e le pianure del Registan risaltano sullo sfondo delle brochures e aleggia tra i viali un certo odore di Asia Centrale »[2]
Vuol dire che Kabul ci rende tutti strani? Non lo siamo ancora, ma è difficile scamparla. Lo ha capito Pierre Lellouche, che quando è passato per la mostra, non ha potuto non sottolineare la pregnanza della questione afgana negli affari militari…europei. Vietandosi (peccato !…) di immischiarsi negli affari del suo collega della Difesa, l’insipido Hervé Morin, Lellouche, breve, ma brillante quando parla di questioni strategiche, ha però sottolineato l’importanza di coordinare la difesa e l’industria degli armamenti con il piano europeo. Il passaggio di Pierre Lellouche per la mostra deve, indubbiamente, poco al caso. L’insipido Hervé Morin, attuale titolare del portafoglio ministeriale della Difesa, ha affermato, molto recentemente, le sue pretese riguardo il 2012. E dunque più probabile che Lellouche abbia scelto di ricordarsi del bel ricordo dei professionisti della Difesa con il suo piccolo salto, con discrezione, verso Satory…
Quanto al ministro francese della Difesa, il nostro caro Hervé Morin, prima e dopo del suo passaggio a Eurosatory, non sarà stato né chiaro né rassicurante sugli impegni del governo. Assicurando che « …la nostra strategia non cambierà : continueremo a dare la priorità all’equipaggiamento con le nostre forze grazie a delle economie di funzionamento »[3]. Capisce che potrà. In ogni caso, si cercherà disperatamente dove archiviare le decisioni di acquisto sui ripiani di materiali made in USA, come quello (già ufficializzato) dei missili Javelin, a titolo di un « mercato d’urgenza »[4], e quello (annunciato) degli aerei senza pilota Predator, quando il ministro stesso faceva notare la « presenza di proposte industriali nazionali »[5].
Non neghiamo la necessità di ricorrere a dei materiali US (o altri). Laddove la necessità o il progresso tecnologico s’impongono. Ma pretendere, come ha fatto Morin con la garanzia di « trasferimento di tecnologia »[6] riguardo l’acquisto degli aerei senza pilota, solleva sicuramente un repertorio comico. Gli industriali francesi hanno tutti il controllo necessario in questo campo, anche se gli approcci non sono mai i più determinati e mancano, spesso, di pragmatismo…
Pragmatismo e azione potrebbero essere, d’altra parte, i motti di Airtronic USA Inc. Diretta dal su dinamico Amministratore Delegato Merriellyn Kett, l’impresa dell’Illinois inonda (secondo la sua scala, ma senza aver fatto i conti) il mercato dei suoi RPG light (i polimeri sono passati da là) made in USA e del suo temibile M203 Grenade Launcher – Standalone Configuration. Così semplice da utilizzare che un bambino di 13 anni imparerebbe a maneggiarlo in una mezza giornata. Prodotto che sarà paragonato agli acquisti[7] di prodotti simili[8] di cui ci si domanda se il livello BAC +8 non sia strettamente necessario per comprenderne il funzionamento…
In effetti, si sa perfettamente ciò che costa in materia di dipendenza industriale l’abbandono dei segmenti interi di un’industria. Come è possibile, oggi, che il terzo fornitore di munizioni mondiale sia il brasiliano CBC mentre il francese Nexter non fabbrica più nulla al di sotto del 20 stesso per armare le truppe sul campo ? A meno che non ci manchino dei Dr.Kett per booster la professione ? Chissà…
Peraltro, per ritornare ai propositi di Frédéric Lert, come non notare che una forte percentuale delle conferenze organizzate in occasione di questa mostra trattano delle situazioni concernenti totalmente o fortemente l’Afghanistan:
– Combattente atterrato – la sfida massa/impresa (lunedì 14 giugno 2010) ;
– Veicoli leggeri polivalenti- che compromesso « protezione-spese utile-costo » (martedì 15 giugno 2010) ;
– Simulazione & operazioni in zone urbane (martedì 15 giugno 2010) ;
– Dottrine & tecniche di medicalizzazione preventiva (mercoledì 16 giugno 2010) ;
– Numerazione del combattente atterrato (giovedì 17 giugno 2010) ;
– L’esternalizzazione in Opex – capacità, limiti, implicazioni finanziarie & giuridiche (venerdì 18 giugno 2010 );
Al passaggio (e questo concerne ancora l’Afghanistan) si parla ormai molto del post MRAP, non appena si evoca la maniera di proteggere i dipendenti che si spostano. Ah, sì ! Cosa sona i MRAP ? È la gamma di veicoli blindati (sempre meno) leggeri, Mine Resistant Ambush Protected, che dovrebbero dare protezione e mobilità ai soldati che vengono mandati allegramente per farsi lanciare come conigli nei vuoti delle valli afgane. I MRAP, basati inizialmente, per i primi modelli, sulla forte esperienza dei sudafricani di fronte agli esplosivi depositati sul passaggio delle pattuglie dell’esercito e della polizia, avrebbero dovuto rimpiazzare efficacemente i veicoli della classe dell’Humvee e le tradizionali 4×4. Con il tempo, i MRAP si sono appesantiti e sono stati, poco a poco, rimpiazzati da veicoli sempre più mostruosi, dei post-MRAP, si può dire.
Questa inflazione veicolare, se il lettore mi lascia passare questo neologismo, dimostra all’invidia che nella lotta tra il proiettile e lo scudo, il primo conserva una lunghezza di vantaggio. È indubbiamente questa la ragione per cui, in parte, il fatalismo di certe forze speciali che privilegiano sempre le 4×4 e la loro superiore velocità (la mobilità) agli enormi veicoli superblindati (la protezione). Le EEI[9] hanno conosciuto, anche loro, la loro evoluzione qualitativa. Questo prova anche l’estrema capacità di adattamento dei ribelli che, loro, non sono stati superati, e tanto meno sommersi, dall’arrivo dei MRAP sul loro terreno[10]. Con delle conseguenze catastrofiche per gli schieramenti effettivi.
Ne dubitate ? Allora guardate il posto concesso al Servizio di salute degli eserciti (SSA) a Eurosatory quest’anno. Un buon grande terzo dello spazio nel suolo del ministero della Difesa, in realtà l’esercito francese. Si noterà, tra le altre cose, il kit Morphée[11] imbarcato sul C-135FR, configurato in Evasan[12] strategica. E, come ha scritto Frédéric Lert, questo « largo spazio accordato al SSA e alla cura dei feriti non è dunque effetto di una coincidenza. Dopo l’arrivo dei primi soldati sul terreno nel 2002, la Francia ha registrato 43 morti e un numero di feriti cinque volte maggiore negli scontri. Le perdite degli altri paesi della coalizione sono simili, con più di 1800 morti e circa 10000 feriti. Senza contare le vittime civili »[13].
Un’eccezione notevole in questo ossessionante pazzia afgana : gli israeliani. Sempre presenti con forza nelle mostre degli armamenti, Eurosatory 2010 mirava soprattutto ad esorcizzare le loro imprese al ribasso all’epoca delle guerre del Libano e di Gaza. Risultato di questa sfida così delicata : la presenza di un Merkava IV con forzate dimostrazioni (con grandi rinforzi di video e di testi con spiegazioni sui professionisti del campo) destinati a provare i meriti dei materiali mobili made in Tel-Aviv. In qualche stand più lontano, il visitatore poteva pure trovare i materiali che hanno fortemente infangato l’immagine del Heyl Shirion[14] presso il grande pubblico : Metis-E e RPG-29 Vampyr…
Sottoliniamo tuttavia che gli israeliani detengono sempre ciò che sembra, in mancanza di meglio, la soluzione più efficace per proteggere i dipendenti imbarcati : dei mezzi cingolati pesanti segnati dalla modernizzazione dei buon vecchi carri da combattimento. Dei motori brutti possibilmente, massicci ma che proteggono maledettamente bene i fanti dai colpi esterni. Per chi è del campo, a Gaza, l’Heyl Shirion ha preferito continuare ad utilizzare la gamma dei suo mezzi pesanti Achzarit[15], Puma e Nagmashot[16] applicando i metodi d’intrusione comunemente usati in passato a Djénine e Ramallâh. Una scelta giudiziosa. In effetti, sì, da un lato, i combattenti dell’Hamas non hanno subito il massacro che si aspettavano gli strateghi Plomb Durci. Dall’altro, le perdite subite da Tsahal sono state infime, soprattutto se si confrontano con la violenza dell’impegno sul terreno.
Per ritornare al terreno afgano, ricordiamo, evidentemente che i dipendenti degli SMP/FMP[17], i nuovi mercenari delle nostre guerre moderne, non hanno esperienza di perdite subite da contingenti ordinari. Pertanto, ormai, il loro impegno è numericamente equivalente a quello delle forze classiche della coalizione[18]…
Risultato, prosegue Frédéric Lert, « Non ci si ricorda che il conflitto nei Balcani è stato un abbastanza potente catalizzatore per l’equipaggiamento delle forze, dopo essere approdati ai sistemi più complessi. Potrebbe andare diversamente con un conflitto immerso in una grande
Confusione di confronti convenzionali, terrorismo, criminalità, formazione di truppe locali e sostegno alle popolazioni civili ? ».
Sì, avete letto bene; « confronti convenzionali ». Il termine significa chiaramente che la Seconda Guerra d’Afghanistan non è più solamente il conflitto asimmetrico di bassa intensità dipinto da alcuni alle prime armi. Ma d’ora in avanti una vera guerra. D’altronde, semanticamente, le cose sono ugualmente cambiate: il nemico non è più solamente il brutto talebano o il cattivo terrorista salafista, ma un ribelle. Non si sa ancora chi bisogna mettere dietro questo termine. Ma il ribelle afgano stesso si aggrappa al terreno, può impossessarsi delle città e dedicarsi a battaglie di numerose ore. Persino delle giornate intere. E per farlo sloggiare e riprendere il terreno perduto, bisogna, coalizzati, concedersi delle autentiche offensive con dei mezzi sempre più pesanti.
Ribelle ! Il termine ha dovuto causare uno choc nei paesi anglo-sassoni. Ricordiamo, in effetti, che gli americani prendendo le armi contro la Corona britannica sono stati anche loro dei ribelli!
Quello, il giovane americano che si impegna ormai nei Marines lo sa bene. Non braccano più dei volgari bombardieri- o dei banditi, come li chiamano i russi dai tempi della Prima Guerra d’Afghanistan – ma dei guys (tipi) che portano la stessa label degli eroi della sua Guerra d’Indipendenza avendo riaccompagnato sul passo della porta fanti inglese, bombardati e hannoveriani.
Strana come sensazione? E come combattere e (soprattutto) vincere un ribelle? Come un terrorista? Certamente no. Sicuramente, l’Afghanistan resterà nelle nostre teste per un bel pezzo…
Traduzione a cura di Daniela Mannino
[1] Chi si sorprenderà di tanta pertinenza in un media francese deve avere presente che Eurosatory Daily è il magazine di circa quaranta pagine pubblicato quotidianamente dal gruppo IHS Jane’s durante la mostra sugli armamenti terrestri & aeroterrestri che si tiene ogni dieci anni a Parigi-Villepinte.
[2] Eurosatory Daily n°4 (17 giugno 2010).
[3] Air & Cosmos, n°2223 (18 giugno 2010).
[4] Air & Cosmos, n°2223 (18 giugno 2010).
[5] Air & Cosmos, n°2223 (18 giugno 2010).
[6] Air & Cosmos, n°2223 (18 giugno 2010).
[7] Sempre sui ripiani e sempre in Francia.
[8] Europei, stavolta.
[9] Engins Explosifs Improvisés (IED, in inglese).
[10] Nexter Systems (Francia) nasce d’altronde per pore fine alla consegna all’esercito di una prima partita di 15 Véhicules Blindés Haute Protection (VBHP) Aravis, il primo MRAP prodotto dal costruttore.
[11] Per Module Opérationnel de Réanimation pour Patients à Haute Élongation d’Évacuation.
[12] Evacuazione sanitaria, Medevac in inglese.
[13] Eurosatory Daily n°4 (17 giugno 2010).
[14] Arma blindata israeliana.
[15] 43 tonnellate, tirate dai T-55 russi presi a nome delle armate arabe.
[16] Derivate tutte e due dal Centurione britannico.
[17] Società & Compagnie militari private.
[18] Idem per l’Iraq.
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