Spesso deriso come un “uno stato sull’orlo del fallimento” il Pakistan va a Avanti con un’agenda politica che affronta le priorità nazionali.
La diplomazia Pakistana sta creando delle storie di grande successo. Sta velocemente viaggiando verso un “accord nucleare” con la Cina, che non include nessun Hyde Act che sia chiaro a differenza di quello stretto con l’Iran o Nuclear Liability Bill che possa liberare Pechino da colpevoli performance.
Il Pakistan non ha nemmeno accettato di avere un “deterrente minimo” né mostrato alcuna volontà a diminuire le armi nuclear che già eccedono quelle dell’India. Sembra che nessuna potenza sulla terra possa fermare Nuclear Supply Group (NSG) dal permettere al Pakistan dal produrre nuove armi, nemmeno gli Stati Uniti
Basta raffrontare ciò con come il governo Indiano guidato dalla coalizione dell’ UPA si è legato con gli USA per poter concludere un accord nucleare. Il PM Manmohan Singh ha sorvegliato ciò che rimane del suo governo ed è ricorso a dubbi metodi per poter raggiungere il proprio obiettivo. Comunque, deve ancora spiegare il suo fallimento ad adempiere le promesse fatte davanti al parlamento. Certamente, la tecnologia ENR non arriverà in India
Perché la diplomazia Pakistana sta facendo così bene? Il capo di stato maggiore Perez Kayani ha appena concluso una visita di cinque giorni in Cina che porta la cooperazione Cino-Pakistana a nuove vette. Inoltre, Islamabad si sta preparando per la seconda tornata del dialogo strategico US-Pakistan, per il quale Hillary Clinton sta visitando il Pakistan in prossimo mese.
Quasi tre mesi dopo il dialogo strategic tenuto a Washington, l’amministrazione Obama si mette a discutere di nuovo con la leadership civile e militare del Pakistan per un incontro diplomatico ad alta tensione. Contrariamente al suo background, la visita di Kayani a Pachino sottolinea che Islamabad non sta trascurando le sue opzioni di politica estera nel caso in cui l’amministrazione Obama dovesse resuscitare la dottrina dell’era Bush che supportava le velleità regionali dell’India.
La sicurezza della diplomazia Pakistana è tale che alla vigilia del dialogo strategico con gli USA, Islamabad si è mossa verso l’ultimo giro di negoziati per firmare un accord con Tehran per un gasdotto da più di sette milioni di dollari partente dall’Iran. L’accordo è arrivato appena dopo le ultime sanzioni ONU contro l’Iran volute fortemente da Obama
Perché la diplomazia Indiana sceglie di fare vana retorica e mettersi in toto nella tela degli USA facendo ammanettare con manette dorate il ministro per gli affair esteri S M Krishna? L’India è situate nella stessa regione e gli USA possono assicurarle preminenza su quest’area?
Il nostro più piccolo vicino ad Occidente, che spesso prendiamo in giro definendolo uno “stato in fallimento”, spinge una agenda di politica estera propositiva che incontra le sue priorità nazionali e la sicurezza energetic. Il progetto del gasdotto con l’Iran dimostra la cruda verità che è la mancanza di una politica estera Indiana che assicuri gli obiettivi di crescita e sviluppo.
Ogni volta che la questione viene fuori gli esperti che servono l’establishment rispondono con qualche debole scusa o altro. L’ultima tesi è che l’India potrebbe “navigare sulle reserve di gas” e quindi avrebbe “sicurezza energetica”. Esatto, Reliance sta sviluppando nuove reserve di gas a condizioni contrattuali profittevoli date dal Governo e le competitive importazioni di gas Iraniane sono in gran modo evitate. Ma questo non c’entra nulla con la sicurezza energetica della nazione. Un’onesta discussione sul costo del gas Iraniano diventa praticamente impossibile data l’opacità della politica dei prezzi del governo.
Poi c’è del gas di scisto, che ultimamente è sponsorizzato dai nostri esperti come una nuovapromettente fonte di energia in grado di “probabilmente mettere fuori gioco” -in un certo tempo- sia il gas convenzionale che quelli liquidi. Ovviamente, Reliance scommette sul gas di scisto e chiaramente l’estrazione di questo gas che richiede tecnologia recentemente sviluppata dagli Americani che Relianance sta comprando in gran quantità-
Certamente l’emersione di Reliance come un “attore diversificato e verticalmente integrato” nel settore energetico dovrebbe essere una questione di orgoglio nazionale, ma può l’orgoglio nazionale essere paragonato alla politica di sicurezza energetica del governo? Il cuore della questione è che l’India necessita sia della ricchezza di combustibili di Reliance che dei favolosi fonti di gas iraniane della South Pars capaci di soddisfare le gigantesca economia Indiana per le decadi a venire.
Ovviamente, gli USA non guardano con favore la possibilità che l’Irana provveda col suo gas il mercato Indiano privando così la Big Oil di un business lucrativo. Inoltre, gli USA cercano di bloccare le esportazioni energetiche Iraniane finché non si normalizzi la situazione tra loro e l’Iran. Infine, gli USA ha strenuamente fatto opposizione all’emergere del blocco energetica asiatico – che include Iran, Pakistan, India e Cina- che potenzialmente produrre implicazioni strategiche sulla strategia globale Americana.
La leadership Indiana ha fallito nel riconoscere la trasparenza che possiede uno stato “sull’orlo del fallimento” come il Pakistan nel definire i suoi più importanti interessi nazionali trattando faccia a faccia con l’Iran. Tuttavia, il Pakistan ha un’elite politica corrotta e che potrebbe ispirare un senso di vulnerabilità dinanzi alle pressioni Americane.
Ma quello che distingue la loro politica estera è che il quartier generale dell’esercito in Rawalpindi, custode degli interessi nazionali, sta toccando il fondo e ciò, quindi, permette la diplomazia Pakistana di supportare la crescent rivalità Cino-Americana nelle regioni centrali, meridionali e occidentali dell’Asia.
Ironicamente, l’amministrazione Obama non va contro l’indipendenza della politica estera pakistana, né sembra curarsi del fatto che il Pakistan sia in disaccordo con l’agenda Americana riguardo la situazione in Iran. La psicosi della leadership Indiana è quindi chiaramente ingiustificata.
(Traduzione di Giame Marzo)
* L’ambasciatore MK Bhadrakumar era un diplomatico di carriera nel servizio estero indiano. Le sue destinazioni includevano Unione Sovietica, Corea del Sud, Sri Lanka, Germania, Afghanistan, Pakistan, Uzbekistan, Kuwait e Turchia.
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