Il sondaggio pubblicato da Hűrriyet pochi giorni fa conferma quanto si sarebbe potuto sapere ma viene invece accuratamente tenuto nascosto dai media occidentali: la grande maggioranza dei turchi è contraria alle ingerenze del governo di Ankara nella tragica vicenda siriana.
Il 62 % degli intervistati si è detta contrario persino alla mozione votata in Parlamento che autorizza “se necessario” l’Esercito a compiere non atti di guerra ma interventi mirati di carattere “dissuasivo”, come ha precisato il viceprimo ministro Atalay.
La presenza, in tredici campi dispersi in varie provincie frontaliere, di circa 100.000 rifugiati siriani scampati agli scontri – oltre che di centinaia di guerriglieri e mercenari in armi e di altrettanto bellicosi esperti di intelligence occidentali – non depone poi certo a favore della tranquillità della popolazione del sud-est, che si trova a convivere con una situazione esplosiva ed estremamente precaria. Questa condizione di grande difficoltà è in qualche modo recepita dall’intera popolazione turca, che avverte la correlazione fra vicenda siriana e instabilità dell’area orientale del territorio nazionale.
La percentuale di oppositori sale al 75 % a proposito della contrarietà ad azioni militari contro Damasco (sondaggio del centro di studi strategici Bilgesam), una percentuale in sensibile crescita rispetto ad analoghe inchieste di alcuni mesi fa. Manifestazioni contro la guerra e l’ingerenza nelle questioni siriane si sono d’altra parte in diverse parti del Paese, l’ultima a Istanbul con migliaia di persone in piazza dopo la risposta dell’Esercito turco alla presunta aggressione siriana a colpi di mortaio. Un’altra manifestazione tenuta nei pressi del Parlamento ad Ankara, indetta in nome della fratellanza fra turchi e siriani, è stata dispersa con i gas lacrimogeni.
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