Dopo essersi ritirata negli anni ‘90, la Russia è tornata sulla scena internazionale e vuole avere un ruolo rilevante negli equilibri mondiali. Tuttavia la posta in gioco non è più ideologica come durante la guerra fredda ma è la conseguenza di una nuova forma di influenza economica e diplomatica. In questo contesto, la Russia è tornata in Africa: prima timidamente nei primi anni 2000 quando ha cominciato a riaffermarsi e poi oggi con grande determinazione.
Anche se la Russia è piena di materie prime, l’Africa ha altre immense risorse naturali che la interessano: diamanti, oro, uranio e così via: motivo per cui gli uomini d’affari russi hanno investito molto dal 2000. Infatti la diplomazia russa è strettamente legata allo strumento militare e a quello economico, il cui connubio costituisce una indispensabile integrazione. Infatti il settore militare in generale e le vendite di armi in particolare costituiscono una leva molto importante per la Russia. La Russia, la sesta più grande economia del mondo di oggi, rimane (secondo Jane’s Defense) il secondo maggiore esportatore di armi al mondo; il centro nevralgico della industria della difesa russa è certamente la Rosoboronexport, che ha il monopolio della negoziazione dei contratti di armi.
Tuttavia la necessità del ritorno della Russia in Africa può anche essere spiegata da quella che viene ora definita una “nuova guerra fredda” e cioè dal deterioramento delle relazioni della Russia con l’Occidente. La Russia, di nuovo vista come una minaccia dalle democrazie occidentali, si sente attaccata dalla NATO, per cui tenta di rompere l’accerchiamento cercando nuove opportunità in Africa e quindi nuove zone di influenza, in aperta concorrenza con Francia e Cina oltre che con il suo rivale storico, gli USA.
La Repubblica Centrafricana sta entrando nel recente quadro della cooperazione Russia-Africa. I soldati russi (stimati tra i 200 e i 300) sono utilizzati nel paese come parte di un accordo per una “missione di addestramento e sicurezza” e in particolare per la fornitura di armi per riorganizzare la FACA (gennaio 2018). Anche i consiglieri militari sono presenti come formatori della guardia presidenziale (quaranta elementi delle forze speciali russe che assicurano la “prima cintura”), ma anche elementi della sicurezza privata come quelli della famosa società Wagner (naturalmente anche i soldati centrafricani possono essere addestrati in Russia). Per armare l’esercito centrafricano, la Russia ha firmato un accordo militare per fornire attrezzature militari e un programma di addestramento per la FACA, le forze armate centroafricane. Inoltre, la presenza di basi militari nella Repubblica Centroafricana come quelle di Bria e Ouata nel Nord Est si trovano in una zona ricca di giacimenti diamantiferi.
Per quanto riguarda l’Algeria, questa occupa un posto di estrema rilevanza per la esportazione di armi.
In Marocco, si parla oggi di un nuovo livello di collaborazione con Mosca; si noti che l’importo delle vendite russe nel 2017 ha superato i 6,34 miliardi di dollari rispetto al 2016; e secondo gli specialisti di Jane’s Defense gli ordini marocchini si estendono fino al 2020.
L’Egitto è certamente un partner privilegiato della Russia, soprattutto dal 2013; oltre al nucleare civile e alla “zona industriale russa”, la Russia ha firmato un nuovo accordo con l’Egitto nel novembre del 2017.
Quanto alla Libia, era un alleato importante della Russia sotto Gheddafi, e la caduta di quest’ultimo ha privato il complesso militare-industriale russo di contratti estremamente importanti. Tuttavia sia per la lotta contro il terrorismo che per trovare mercati per le sue esportazioni, la Russia ha investito molte volte nell’attuale conflitto in Libia.
Veniamo adesso al Nord Africa.
Il Ciad ha finora solo una semplice cooperazione militare in materia di formazione.
L’Angola ha una partnership strategica con la Russia: oltre agli aerei da combattimento multiruolo Sukhoi Su-30, la cooperazione riguarda il mantenimento delle attrezzature militari e l’addestramento dei quadri delle FA.
L’Uganda ha ,oltre al protocollo Rosatom nel giugno 2017 sul nucleare civile, una partnership strategica con la Russia:infatti ha già acquisito cacciatori T-90 e Sukhoi Su-30.
In aggiunta a un contratto per lo sfruttamento di una miniera di platino da $ 3 miliardi, lo Zimbabwe ha rafforzato i suoi legami militari con Mosca. Un vantaggio per questo paese a cui gli occidentali, a causa delle sanzioni, hanno smesso di fornire attrezzature militari dagli anni 2000.
Con il Camerun la Russia ha firmato un accordo di cooperazione militare dal 15 aprile 2015; la formazione, in particolare in materia di sicurezza antincendio, è fornita da esperti russi e gli ufficiali camerunensi sono formati anche in Russia.
La RDC ha già con la Russia una convenzione di cooperazione militare risalente al 1999; i due paesi la stanno rivitalizzando, specialmente di fronte alle tensioni tra la RDC e l’Occidente. Inoltre ha concordato una partnership economica nei settori minerario, energetico e agricolo.
Il Burundi, che, prima della caduta dell’Unione Sovietica, formava la maggior parte dei suoi quadri militari, rafforza i suoi legami con la Russia; infatti ha firmato, a margine del Forum Militare del 2018 in Russia, contratti per la consegna di, tra l’altro, elicotteri da combattimento.
Il Sudan (oltre agli accordi nel settore nucleare, minerario ed energetico) ha firmato a Mosca un accordo militare a febbraio per rafforzare le sue capacità militari. La possibilità di stabilire una base militare permanente per l’Africa orientale in questo paese è già stata discussa tra le autorità dei due paesi. Inoltre il Sudan ha una riserva di uranio estremamente importante, probabilmente la terza più grande al mondo.
Il Mozambico ha anche un accordo di cooperazione militare e tecnica con la Russia siglato il 22 dicembre 2015.
Il Burkina Faso, con la Russia, ha firmato un accordo nell’agosto 2017 in base al quale la Russia sosterrà questo paese nella sua lotta contro il terrorismo islamico. La minaccia terroristica è in effetti una priorità di Mosca nella sua cooperazione con l’Africa.
La Guinea equatoriale ha stipulato con la Russia un accordo i cui termini specifici non sono stati divulgati. Tuttavia gli aspetti noti di questo accordo prevedono la fornitura gratuita di navi da guerra russe.
Nel Mali, per migliorare la cooperazione, la Russia ha offerto al Paese due elicotteri nel 2017, oltre a armi e munizioni, specialmente nel contesto della lotta al terrorismo.
Il Niger ha rilanciato le sue precedenti relazioni con Mosca con un protocollo risalente al 2016, in particolare nel settore della sicurezza e dello sviluppo. Nonostante la presenza dell’esercito francese, di una base tedesca e della più grande base di droni statunitensi del continente, il presidente Mahamadou Issoufou ha anche fatto appello ai russi per combattere il terrorismo.
In Eritrea, la Russia intende investire seriamente e intende rendere questo paese la porta d’ingresso per l’Etiopia.
Questo elenco non è ovviamente esaustivo ma ci permette di vedere come la Russia abbia rapidamente riguadagnato piede in Africa e come abbia estesa la sua precedente zona di influenza.
La Russia insomma si sta muovendo molto velocemente in Africa e qui, come altrove, sta servendosi degli errori degli occidentali e delle scelte errate che sono state fatte per aprirsi uno spazio di influenza .
Il suo ritorno in Africa è insomma parte integrante della sua strategia per conseguire e /o consolidare la sua influenza globale. Non a caso, la Russia ha posto in essere una guerra di informazione attraverso un’offensiva mediatica volta a diffondere contenuti antioccidentali sulla rete africana di lingua francese. Nello specifico la guerra della informazione viene pianificata per alimentare il sentimento anti-francese nella Repubblica Centrafricana, al fine di indebolire l ‘influenza francese in questo paese. Un modus operandi questo che altro non è se non l’applicazione della guerra psicologica posta in essere dall’Unione Sovietica durante la
Guerra Fredda per screditare e indebolire i suoi nemici.
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