Subito dopo l’attacco terroristico ai turisti israeliani in Bulgaria, il regime di Tel Aviv ha accusato l’Iran di esserne l’ispiratore. L’analista Jamal Abdi ha dichiarato a “Russia Today” che l’episodio potrebbe essere fonte di un pretesto per giustificare un attacco contro l’Iran.
RT: A Benjamin Nethanyau ci sono volute solo due ore per incolpare Tehran dell’attacco, dicendo che tutti gli indizi portano all’Iran. Quali sono le ragioni di una conclusione così affrettata?
Jamal Abdi: Non penso che abbia elementi per fare una simile accusa. Penso che sia un’accusa molto rischiosa da fare, volta ad alimentare alcune delle paure espresse in privato da alcuni ufficiali a Washington: che questi attacchi, messi in atto da alcuni gruppi, possano fornire un “casus belli” per scatenare una guerra tra Israele ed Iran.
Nel caso in cui Israele non avesse un pretesto, non potrebbe andare in Iran ed attaccare apertamente le sue strutture nucleari; di contro, in un caso come questo, nel quale l’Iran è coinvolto in un attacco terroristico, non è dato sapere se a ragione o a torto, ciò potrebbe essere la base per un “attacco di risposta” che potrebbe essere percepito in maniera molto più legittima di un “attacco preventivo”, contro un programma nucleare, che come tutte le indicazioni riportano, non si è evoluto in un programma di armamenti nucleari.
RT: Considerata la pressione a cui è sottoposto l’Iran a causa del suo programma nucleare e delle sanzioni internazionali ad esso connesse, sarebbe negli interessi di Tehran muover le fila di un simile attacco?
JA: Non ho idea di quali siano gli interessi di Tehran, ma non escluderei a priori alcune delle accuse secondo le quali ci possa in qualche modo esser dietro l’Iran. Penso che siamo entrati un pericoloso ciclo di escalation tra gli Stati Uniti, l’Iran ed Israele. Francamente non ho visto le prove, ma considerando gli attacchi che abbiamo visto in Iran contro alcuni scienziati nucleari, alcuni tentativi di sabotaggio che sono apparentemente stati portati avanti da Israele, non sarei sorpreso se dietro l’attentato ci fosse l’Iran. Penso che un’azione simile, quando dei terroristi prendono come bersaglio dei civili, sia assolutamente deplorevole, indipendentemente da dove avviene o da chi conduce gli attacchi.
RT: Pensa che incolpare l’Iran di questo attacco possa essere un sistema per spostare l’attenzione dagli attuali problemi interni di Israele?
JA: Ignoro quali possano essere le intenzioni di Netanyahu, so solo che ha utilizzato una retorica molto pericolosa, e sembra che da parte sua ci sia una spinta per aumentare le pressioni per un’azione militare portata avanti o da Israele o dagli Stati Uniti; quando ci troviamo davanti ad un simile scontro tra Israele ed Iran, la linea dura presa da Netanyahu contro Tehran risulta essere un punto forte delle sua politica.
Non so se il fatto di aver incolpato l’Iran di questo disgustoso attacco, ancora prima delle dichiarazioni dei servizi segreti, possa compromettere qualsiasi cosa stia provando a fare.
RT: Gli Stati Uniti hanno recentemente riconfermato il loro supporto allo stato di Israele. Quanto in là pensa che si spingerebbero a supportarlo, nel caso un cui decidesse di passare dalle parole ai fatti?
JA: Non penso che gli Stati Uniti avrebbero molta scelta nel caso in cui si dovesse arrivare ad uno scenario in cui Israele attaccasse l’Iran, o in cui l’Iran compisse azioni provocatorie nel Golfo Persico. Penso che ci troviamo innanzi ad un baratro e questa situazione è estremamente delicata. Se dovesse capitare qualcosa, gli Stati Uniti sarebbero quasi certamente risucchiati nel vortice.
Un paio di mesi fa c’è stata una fuga di informazioni dal Pentagono: una simulazione in cui nel caso di un attacco Israeliano all’Iran, si vedono gli Stati Uniti immediatamente coinvolti e subito dopo soldati USA uccisi da un attacco di risposta Iraniano.
Penso che la possibilità di controllare una situazione come questa non appena entrati in uno scenario bellico, sia al di fuori delle possibilità degli Stati Uniti.
Traduzione di Marco Nocera
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