Fonte: http://www.atimes.com/atimes/Central_Asia/LK05Ag01.html
MONTREAL – L’Azerbaijan, che continua a scoprire riserve di gas naturale al largo delle sue coste, si sta ora preparando ad inserire l’Ucraina nella lista (costantemente in espansione) di compratori esteri e canali di esportazione delle sue vitali risorse naturali.
L’Ucraina si sta preparando a costruire il suo primo terminale per GNL (gas naturale liquefatto) per ridurre la dipendenza dall’importazione di gas dalla Russia, la quale ha tagliato le esportazioni al suo vicino meridionale già tre volte negli ultimi cinque anni. Una prima fase del progetto potrebbe limitarsi alla capacità di 5 miliardi di metri cubi per anno (mmc/a) ma le fasi successive prevedono il raddoppio a 10 mmc/a. L’Ucraina produce circa 20 mmc/a di gas e ne importa dalla Russia all’incirca 35 mcc/a.
L’Azerbaijan esporta già in Turchia ed in Russia ed ha in progetto di alimentare il pianificato gasdotto Nabucco, che raggiungerà l’Europa passando per il paese anatolico. Ha promosso progetti per l’esportazione di gas naturale liquefatto (GNL) come l’Interconnessione Azerbaijan – Georgia – Romania (AGRI) dalla costa del Mar Nero georgiano verso la Romania, piano ancora in fase di sperimentazione, e l’esportazione di gas naturale compresso (CNG) verso la Bulgaria.
Questi progetti si vanno ad aggiungere a quei progetti europei come l’Interconnessione Italia- Turchia- Grecia (ITGI) e la Condotta Trans-Adriatica (TAP)(si veda l’articolo Caspian pipeline knots tighten, Asia Times Online, 23 aprile 2010).
Attualmente l’Ucraina importa circa tre quinti del suo fabbisogno di gas dalla Russia, che continua ad aumentarne il prezzo. Questo, di conseguenza, aumenta il costo di produzione dei beni industriali in Ucraina, rendendoli non competitivi. La capacità del pianificato terminale GNL, è equivalente a circa il 20% del bilancio di gas del paese, rappresentando una “seria diversificazione nel nostro sistema di importazione del gas”, come sostiene il capo del progetto Petro Miroshnikov, citato da Reuters.
Miroshnikov ha affermato che il costo del progetto si aggira su circa 4 miliardi di dollari, per il quale ci sarà presto un’offerta. Bloomberg News ha annunciato un costo di circa 1.3 miliardi di dollari, che però sembrerebbero finanziarne solo la prima parte.
Si tratta di un’importante iniziativa dell’Ucraina per limitare la sua dipendenza da gas. Il governo ha di recente firmato un memorandum d’intesa (MoU) con la TKN –BP per spendere da 1 a 2 miliardi di dollari per aumentare le ricerche di gas di scisto (quel gas che rimane intrappolato nella roccia stratificata) nella parte orientale dell’Ucraina. La tecnologia sta accogliendo consensi anche in altre regioni dell’Europa centro-orientale, come l’Ungheria. Nel caso in cui questo progetto avesse successo, esso potrebbe finire per produrre 5 mmc/a. Altre potenziali risorse di gas per il nuovo terminale GNL, a parte l’Azerbaijan, includono Algeria, Egitto, Libia, Qatar e gli Emirati Arabi. In ogni caso il gas dall’Azerbaijan percorrerebbe il tragitto minore (un terzo della distanza dagli Emirati Arabi, per esempio). Possibili posizioni per il terminale comprendono Feodosija in Crimea e Ochakov nella regione Mykolaiv, ma al momento la posizione più plausibile è il porto di Yuzhny, vicino ad Odessa, non lontano dal capolinea sud-orientale dell’oleodotto Odessa-Brody.
Il mese scorso il presidente azero IIham Aliev ha manifestato l’interesse del suo governo ad aiutare l’Ucraina a diminuire la sua dipendenza dal gas, e la settimana scorsa, Aliev ed il suo omologo ucraino Viktor Yanukovych hanno deciso di istituire a Kiev un gruppo di lavoro congiunto per elaborare un accordo strategico al fine di aumentare le forniture di petrolio e gas dall’Azerbaijan all’Ucraina. Aliev ha osservato che l’Azerbaijan aveva già fornito oltre 50 milioni di barili di petrolio in Ucraina quest’anno e “ ci aspettiamo di aumentare le forniture in futuro”.
Yanukovych ha, da parte sua, dichiarato il suo interesse a riempire la condotta Odessa-Brody (OBP, anche conosciuta come Sarmatia) grazie al petrolio dell’Azerbaijan pompato dal Mare Nero verso il confine polacco. Egli ha persino affermato che “ tutti i nostri passi successivi saranno volti a riempire l’oleodotto e a renderlo operativo” nell’originale direzione da sudest a nordovest. ( Dalla sua costruzione, è o rimasto vuoto o ha servito nella direzione opposta per il trasporto interno ucraino, riempito di petrolio russo.)
Questo è degno di nota se si pensa che l’integrazione dell’OBP nel corridoio euro -asiatico di trasporto del petrolio (EAOTC), con la partecipazione anche di Georgia, Lituania e Polonia, era un progetto che la precedente amministrazione presidenziale di Viktor Yushchenko, (con l’approvazione dell’allora primo ministro Yulia Tymoshenko), aveva avviato e sostenuto. Nel 2008 Tymoshenko aveva con successo bloccato quella che chiamò la “privatizzazione occulta” dell’OBP.
Yankovich non ha detto ciò, ma sotto la nuova maggioranza parlamentare e con il ritorno ad una struttura politica incentrata sul presidente anziché sul parlamento (alla luce di una recente sentenza della Corte Costituzionale), forse pianifica nuovamente di privatizzare la OBP. (si veda: Ukraine poll may deliver oil to Europe, Asia Times Online, 5 febbraio 2010).
(traduzione di Eleonora Ambrosi)
* Dr. Robert M.Cutler (http://www.robertcutler.org) istruito presso il Massachussets Institute of Technology e l’Università del Michigan, ha lavorato come ricercatore ed insegnante presso università negli Stati Uniti, Canada, Francia, Svizzera e Russia. Ora ricercatore anziano presso l’istituto di studi europei, russi ed euroasiatici all’Università di Carleton, Canada, fornisce consulenze su svariati temi.
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