Saeed Naqvi, Sunday Guardian, 19 febbraio 2012
Una caratteristica della crisi siriana, che deve piacere a chi cerca apertamente la cacciata del regime, è che si sta rivelando un percorso lungo. Così lungo, infatti, che il mondo sta cominciando a sviluppare l’amnesia in merito alla questione palestinese. Questo deve essere uno stato di cose abbastanza felice per alcuni. Ciò fornisce certamente sollievo, una digressione che potenzialmente può tenere l’attenzione lontana da temi imbarazzanti, anche se i burattinai improvvisano una crisi dopo l’altra.
Ora ci sono giornalisti, traghettati in Siria da contrabbandieri affidabili, che testimoniano “il terrorismo transfrontaliero” da Turchia, Iraq, Giordania, Libano alla Siria. La risposta “brutale” siriana fa notizia, ma “il terrorismo transfrontaliero” no. L’espressione deve essere raccolta almeno a New Delhi.
I governi a volte operano in segreto e attutiscono le loro risposte. Ma il terrorismo transfrontaliero non fa eco neanche nei media indiani e in coloro che credono di attivare un discorso pubblico. Infuria il dibattito negli Stati Uniti, se assassinare gli scienziati iraniani abbia uno scopo utile. Ma l’intellighenzia, in questa madre della civiltà, non esprime stupore sulla dimensione etica se l’organizzare l’assassinio degli scienziati sia giusto o sbagliato, non c’è in nessuna parte del discorso. Questo stato di cose è un miglioramento della descrizione di Anthony Trollope di un colono della Tasmania che, alla domanda chi avrebbe ucciso prima se avesse visto un serpente e un aborigeno, ha risposto con candore stupefacente, “La questione non dovrebbe sorgere”?
Già, la storia siriana ha avuto molti colpi di scena sconvolgenti. La Lega Araba invia una missione in Siria, ma la sua relazione è nascosta perché il capo “sudanese” della missione è troppo “equilibrato” tra la brutalità di Stato e la violenza dei manifestanti. Che gli operativi di al-Qaida e dei taliban di Libia, Afghanistan e Pakistan abbiano trovato la loro strada per la Siria, viene riferito anche in Occidente. Ma i taliban dal Qatar? Il Qatar è un hub per il dialogo con i taliban, anche se ha iniziato a sdoppiarsi in un centro di reclutamento per le operazioni in Siria? Se è così, queste operazioni hanno la benedizione dalla più alta autorità di al-Qaida, Ayman al-Zawahiri.
In altre parole, Stati Uniti, Europa, Israele, Arabia Saudita, Qatar sono apertamente in compagnia di al-Qaida in Siria. Lanciare una guerra globale contro il terrorismo in Afghanistan e in Pakistan e infilare al-Qaida in nuovi teatri come la Libia e la Siria! Suppongo, la guerra globale al terrore verrà reindirizzata in questi teatri, una volta che l’Afghanistan e il Pakistan saranno stati ripuliti – una sorta di seconda fase di un’operazione in due tempi.
Bana kar mitana
Mita kar banane
(Costruisci, distruggi, costruisci di nuovo).
Nel frattempo, il gioco siriano è stato immensamente complicato dalla visita del Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov a Damasco, insieme al personale d’intelligence russo. La prova fotografica è stata paragonata al di fuori di tutta la massa del dissenso violento in Siria. Evidentemente, Bashar al-Assad ha ricevuto il termine di una quindicina di giorni entro cui “ripulire” tali centri di ribellione, come Homs, non lontano dal confine con il Libano.
Lo spionaggio correlato alla diplomazia sta procedendo in parallelo alle operazioni ad Homs. Ad esempio, i nove pellegrini iraniani catturati dai ribelli mentre viaggiavano da Aleppo ad Hama per il santuario di Zainab, a Damasco. All’incirca nello stesso tempo, l’esercito siriano ha arrestato 49 soldati turchi. Ankara ha chiesto a Teheran di organizzare la loro liberazione. Il Ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu si precipitava a Mosca per chiedere aiuto. Per facilitare lo scambio l’esercito libero siriano (un camuffamento dei ribelli) ha rilasciato i pellegrini iraniani sul lato turco del confine. I pellegrini hanno fatto ritorno a Teheran.
Una situazione infinitamente più grave è sorta in una zona di Homs, dove mercenari e forze speciali stranieri sono circondati dall’esercito siriano.
Piuttosto che bombardare la zona di Baba Amro, la strategia siriana punta a catturare vivi gli stranieri e a ribaltare la situazione nella guerra mediatica occidentale. Un indizio circa la veridicità di questa storia è venuto dal ministro degli esteri francese Alain Juppé, che sta cercando l’aiuto della Russia per creare “corridoi umanitari” con cui consentire l’accesso ai “civili intrappolati dalle violenze”. In effetti, lo sforzo sui “corridoi” include l’idea di una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza, a cui l’occidente sta cercando di legare i russi.
I siriani, nel frattempo, stanno mantenendo i loro occhi sull’orologio e si affrettano lentamente a stringere il cordone sulla località di Baba Amro, presso Homs. Con altre buone notizie per loro, le fonti giordane confermavano l’arresto da parte dell’esercito giordano di sette terroristi che s’infiltravano in Siria.
Saeed Naqvi è un Distinguished Fellow presso la Observer Research Foundation ed è un giornalista.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
http://sitoaurora.altervista.org/home.htm
http://aurorasito.wordpress.com
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