Non trova sosta la collaborazione Iran-America Indiolatina.
Ultimo atto in ordine di tempo si è costituito rafforzando l’asse Iran-Bolivia, che ormai da tempo, rappresenta una realtà solida e di rilievo nel continente americano.
Il ministro iraniano dell’Industrias y Minas, Ali Akbar Mehravian, insieme al presidente boliviano Evo Morales, ha annunciato l’approvazione di un credito di 254 milioni di dollari da parte della Repubblica Islamica affinché venga promosso lo sviluppo industriale della Bolivia.La riunione, avvenuta all’interno del “Palacio Quemado” (termine con cui viene indicato il Palazzo del Governo) di La Paz, ha stabilito il credito richiesto, concretizzandolo in una serie di accordi bilaterali.
Fra questi: la cooperazione per l’espansione di fabbriche tessili, fabbriche di produzione di latte ed un piano di trasferimento tecnologico. Inoltre, Teheran ha messo a disposizione del governo boliviano l’assistenza di un team di esperti iraniani per l’esplorazione di giacimenti minerali e per effettuare studi in grado di valorizzare la geologia del Paese sudamericano.
Non va, infatti, dimenticato che già l’anno passato il governo di Ahmadinejad era in cerca di nuove risorse minerarie, come l’uranio, e aveva trovato nella Bolivia di Morales un ottimo partner, anche in vista dell’enorme quantità di litio presente nel territorio – “Nel Salar de Uyuni (zona meridionale) c’è abbastanza litio da poterne estrarre per dei decenni”, affermano dalla Yacimientos Petrolifero Fiscales de Bolivia (YPFB) –Nessun tipo di beneficenza dunque, ma un rapporto stretto su reciproci interessi, e non solo economici.
In seguito alla sottoscrizione degli accordi, Morales ha, infatti, ribadito le sue posizioni in difesa di Teheran.
“L’Iran non ha alcuna bomba nucleare. Israele, invece, dovrebbe averne fra le 60 e le 200”, ha affermato Morales, aggiungendo come, fra l’altro, non siano state neanche dichiarate ufficialmente, o si sia preceduto ad un processo di sanzioni da parte delle Nazioni Unite, per aver sviluppato il programma nucleare in maniera arbitraria.
Posizione, questa del presidente boliviano, che aumenta ancor di più le preoccupazioni della Casa Bianca, mentre fornisce l’ennesima carta vincente a favore di Ahmadinejad per la sua sfida al gigante statunitense e alla sua amministrazione.
La Bolivia rientra, infatti, in una rete cooperativa che include Ecuador, Nicaragua, Guyana, Brasile, Venezuela e Cuba, realizzata con l’intento, oltre che economico, di ottenere alleanze strategiche contro il “nemico” nordamericano.
Tutto il progetto è, invece, parte della più ampia intesa Americana Indiolatina-Vicino Oriente, basti pensare ai recenti accordi presi fra il Venezuela di Chávez e la Siria di Bashar al-Assad, occasione in cui venne anche proposta la creazione di un “Movimento di Liberi Alleati”, composto in gran parte dagli Stati accusati da Washington di appartenere al famoso “Asse del Male” – espressione usata da Bush jr. durante un discorso tenuto agli inizi del 2002 per descrivere i regimi che presumibilmente avrebbero sostenuto il terrorismo.
Il progetto si pensa possa addirittura sostituire il “Movimento dei Paesi Non Allineati”, i cui membri, secondo alcuni, sono in realtà soggetti agli Stati Uniti.
*Stefano Pistore (Università dell’Aquila, Contribuisce frequentemente al sito di “Eurasia”)
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