Parola chiave: arabia saudita
Bahrain, ovvero la rivoluzione dimenticata
Le rivolte del Bahrain, iniziate nel febbraio del 2011, sono trattate dai media in modo diverso che non quelle di altri Paesi come la...
Se l’Iraq si sveglia dal letargo… Il grande ritorno alla casa araba
Molto è stato scritto sul periodo successivo all’occupazione americana dell’Iraq, e anche prima del ritiro delle forze di occupazione … Purtroppo molti sono gli...
Quante guerre nel Vicino Oriente?
Mai come ora l’area del Vicino Oriente sembra una polveriera pronta ad esplodere. La “Primavera Araba” ha causato la caduta di diversi regimi fino ad allora apparentemente stabili, come in Tunisia, Egitto e Libia. Le proteste popolari sono in continuo aumento, la guerra civile ha ormai preso piede in Siria e i Fondamentalisti Islamici guadagnano consensi. Soprattutto sembra che i preparativi per un’altra guerra siano già in atto. Fantageopolitica? Cosa succederebbe portando alle estreme conseguenze i segnali di fuoco che partono da ogni angolo del Vicino Oriente?
Dopo la “Primavera”. Dalle rivolte arabe ai nuovi assetti globali
Presentiamo di seguito l'intervento pronunciato da Giacomo Guarini, ricercatore presso l'IsAG, alla conferenza “Dopo la Primavera: dalle rivolte arabe ai nuovi assetti globali”, svoltasi a Fontenuova (RM) il 26 novembre scorso presso la Biblioteca Provinciale. L'evento è stato organizzato dall'associazione culturale Millennium in collaborazione con l'IsAG e Fuoco Edizioni.
La stabilità del Golfo dipende dal Bahrain
Il Regno Dei Due Mari alla prova della sopravvivenza. Anch'esso colpito dall'ondata di proteste popolari, si ripercorrono le tappe fondamentali della sua storia per cercare di capire il perché di quanto sta accadendo. Senza dimenticare un contesto regionale di rilievo che grande attenzione riserba nei confronti di questo piccolo regno, dall'Arabia Saudita, agli Stati Uniti alla Repubblica Islamica d'Iran.
La primavera araba e il balance of power in Medio Oriente
La Primavera Araba ha profondamente segnato il panorama politico del Medio Oriente. Spentosi rapidamente l’entusiasmo per l’ondata democratica, è opportuno domandarsi se e come i cambiamenti occorsi fino ad oggi abbiano influenzato il delicato equilibrio geopolitico della regione. La configurazione pre-rivolta vedeva in Israele, Egitto ed Arabia Saudita i principali alleati della superpotenza americana, con l’asse Iran-Siria a capo dello schieramento “anti-egemonico”. Poco più di sei mesi dopo la “Rivoluzione dei Gelsomini” in Tunisia quest’articolo traccerà un bilancio (parziale) degli effetti delle rivolte nel mondo arabo sugli equilibri geopolitici del Medio Oriente.
Il ruolo del Consiglio di Cooperazione del Golfo nel panorama del Vicino Oriente
Un'analisi dell'evoluzione di un'organizzazione regionale sempre più rilevante nel panorama vicinorientale, il Consiglio di Cooperazione del Golfo. Alla luce di possibili nuove adesioni e degli scenari che mutano al mutare stesso degli interessi geostrategici e delle convergenze con il partner d'oltre oceano, gli Stati Uniti.
Le guerre segrete dell'alleanza saudita-israeliana
I legami degli al-Saud con Tel Aviv sono diventati, negli ultimi anni, sempre più visibili e pervasivi. Questa alleanza segreta israelo-saudita esiste nel contesto della più ampia alleanza Khaliji-Israele. L'alleanza con Israele è stata instaurata attraverso la cooperazione strategica tra le famiglie regnanti dell'Arabia Saudita e degli sceiccati arabi del Golfo Persico. Insieme, Israele e le famiglie dominanti Khaliji, formano la prima linea di Washington e della Nato contro l'Iran e i suoi alleati regionali.
I risvolti della rivolta siriana sugli equilibri regionali
Le rivolte in Siria tra nemici "esterni" al regime e problematiche di stabilità interna. Una situazione ancora in fieri ma particolarmente delicata soprattutto per gli equilibri regionali. Quale sarà il destino dello Stato siriano?
La contro-rivoluzione nel Vicino Oriente
In pochi mesi, sono caduti tre governi filo-occidentali nel mondo arabo. Questi cambiamenti di regime sono accompagnati da manifestazioni contro il dominio degli Stati Uniti e il sionismo. Essi avvantaggiano politicamente l'Asse della Resistenza, incarnato a livello statale da Iran e Siria, e sul piano sub-statale da Hezbollah e Hamas. Per condurre la contro-rivoluzione in questa regione, Washington e Tel Aviv hanno usato il loro miglior supporto: il clan Sudairi, che interpreta più di ogni altro il dispotismo al servizio dell'imperialismo.