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Parola chiave: Francia

Il detonatore Kurdistan: autonomia e destabilizzazione

Le truppe statunitensi nel dicembre 2011 lasciano l’Iraq con profonde differenze dal momento in cui lo avevano invaso: se prima vi era un Governo centrale in via di sviluppo, ora sul suolo iracheno troviamo una serrata lotta fra fazioni, un Paese in fase di disgregazione politica e religiosa con un livello di vita di molto inferiore rispetto a pochi anni orsono. Tale processo di “balcanizzazione” è fondamentale per gli Usa nel tentativo di mantenere il controllo di una zona così importante per l’accesso al cuore del continente eurasiatico (sappiamo di come tale obiettivo sia costante per la strategia angloamericana)

"L'Italia sta diventando terra di conquista". Intervista all'on. Polledri

Durante la recente discussione generale sul ddl stabilità – che ha portato alla caduta del Governo – un parlamentare ha concluso così il proprio discorso: «Preferiamo morire in piedi che vivere strisciando, come forse farà – ahinoi – una parte di questo Parlamento. Devo però registrare che quando uno straniero si è presentato in questo paese due “schioppettate” le ha sempre prese […]. Oggi si presentano da noi e in qualche modo metteranno un'ipoteca sulla democrazia». Si tratta dell'onorevole Massimo Polledri. Daniele Scalea lo ha intervistato per noi.

I cristiani d'Oriente contro l'ingerenza occidentale

La guerra contro la Siria, pianificata da Stati Uniti, Francia e Regno Unito per metà novembre 2011, è stata bloccata in extremis dai veti di Russia e Cina, al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Secondo Nicolas Sarkozy, che ha informato della questione il Patriarca maronita durante un burrascoso incontro all'Eliseo il 5 settembre 2011, il piano prevede l'esclusione dei cristiani mediorientali da parte delle potenze occidentali. In questo contesto, in Europa ha preso il via una campagna mediatica che accusa i cristiani d'Oriente di collusione con le dittature. Madre Agnès-Mariam della Croce, madre superiora del monastero di San Giacomo il mutilato, a Qara (Siria), risponde a questa propaganda bellica.

Gli USA all'attacco della Francia?

Nell’ottobre 2005 la Francia ha subito violenti disordini urbani. Presentate come rivolte sociali, erano in realtà per lo più giovani di origine non europea, provenienti principalmente dalla periferia delle grandi città. Nel 2009, un giornalista e romanziere tedesco, Udo Ulfkotte, ha pubblicato un libro piuttosto sorprendente. Nel suo libro, il giornalista ha assimilato quest’agitazione rivoluzionaria ad una variante di rivoluzione colorata. Senza sapere se questa teoria era giusta o giustificata, è da confrontare con una delle conseguenze più inaspettate di questi disordini, l’interesse crescente e affermato degli Stati Uniti a questi giovani provenienti da famiglie di immigrati, francesi e pertanto in rivolta contro lo Stato francese.

I rapporti con Gheddafi tra schizofrenia, menzogne e geopolitica

I titoli entusiastici con cui i principali organi d'informazione hanno riportato la presunta, imminente caduta dell'ultraquarantennale regime di Tripoli si inseriscono perfettamente nella tradizionale disomogeneità che ha caratterizzato la natura dei rapporti intrattenuti da Stati Uniti ed Europa con il colonnello Gheddafi. Le ragioni dell'attacco della NATO alla Libia preliminarmente approvato in sede ONU e ammantato da false e ipocrite considerazioni di natura umanitaria vertono sul riassetto degli equilibri che reggono quella particolare regione scossa da consistenti tumulti popolari.

Francia e Costa d’Avorio: una visione geopolitica dei rapporti con l’ex colonia

Alla luce del recente conflitto civile in Costa d’Avorio, risulta interessante analizzare quali sono i rapporti storici ed attuali che intercorrono tra Parigi e la sua ex colonia africana. Tale rapporto è altresì utile non solo a comprendere meglio le attuali visioni geopolitiche di Parigi, che vuol mantenere la propria presenza in Africa per salvaguardare i profitti delle proprie multinazionali attive nelle ex colonie, ma anche ad avere una visione più chiara dello scenario regionale africano e di quello mondiale.

Il piano di destabilizzazione della Siria

Il tentativo di rovesciare il governo siriano, per molti aspetti è simile a quanto è stato fatto in Libia, sebbene i risultati siano assai diversi a causa delle particolarità sociali e politiche. Le operazioni condotte contro la Libia e la Siria mobilitano gli stessi attori e le stesse strategie. Ma i loro risultati sono molto diversi perché questi stati non sono comparabili. Thierry Meyssan analizza il parziale fallimento delle forze coloniali e contro-rivoluzionarie e pronostica un nuovo passaggio del pendolo nel mondo arabo.

Libia – Quali sono le capacità dell'aviazione francese?

Ancora una volta, il 2 maggio 2011, dei caccia francesi hanno dovuto compiere un atterraggio di emergenza sull'aeroporto di Malta. Anche l'osservatore meno severo ha il diritto di interrogarsi su questi problemi che hanno suscitato le proteste dei rappresentanti maltesi, stanchi di questi sorvoli dell'aeronautica francese sulle loro teste. Se la guerra di Libia dovesse perdurare, i Mirage F1-CR/F1-CT dell'aviazione avranno per forza di cose, sempre più problemi.

La Libia e la nuova Divisione Imperiale dell'Africa

I piani per attaccare la Libia erano pronti da molto tempo. La macchina da guerra imperiale di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Italia, e dei loro alleati della NATO, è coinvolta in una nuova avventura militare analoga alle vicende che portarono alle guerre contro la Jugoslavia e l'Iraq. La macchina da guerra è stata mobilitata sotto la copertura dell'"intervento umanitario".

Accordo di Schengen: quando molto dipende dall’ampiezza interpretativa

Persiste da mesi nel Mediterraneo una situazione tragica a livello umano e politico, che pone inevitabilmente l’Italia nell’esigenza di fronteggiare in tempi rapidi un’emergenza data dal peculiare status di Paese euro mediterraneo. Come è noto, questi giorni vedono i ministri degli Interni italiano e francese sfidarsi in un aspro dibattito circa le posizioni assunte dai due Paesi relativamente all’accoglienza da offrire agli immigrati tunisini.
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