Una forza di 30.000 uomini imposta sul territorio siriano – nel distretto di Afrin, attualmente controllato dai guerriglieri curdi dello YPG ma conteso dai turchi, e in generale in tutta la regione del Rojava – è quanto preannuncia unilateralmente il portavoce della coalizione occidentale guidata dagli Stati Uniti: una forza di 30.000 uomini – in parte già presente – destinata obiettivamente a perpetuare l’occupazione della Siria e la frammentazione del Vicino Oriente.
La rabbia turca è esplosa nelle parole di Erdoğan: “Gli Stati Uniti stanno costituendo un esercito terrorista vicino ai nostri confini che minaccia la sicurezza della Turchia; il nostro compito è di strangolare questo esercito fin dalla sua nascita, se gli Stati Uniti vogliono stabilire una cooperazione con questi selvaggi, è un problema loro, ma alle nostre spalle noi non lo permetteremo”.
Attacchi con l’artiglieria sono stati portati da Ankara, che intende intervenire sul terreno per sgomberare l’area di Afrin dai guerriglieri curdi, “costola” del PKK in territorio siriano.
La tensione fra Turchia e Stati Uniti si è esacerbata dopo la condanna in un tribunale di New York di Mehmet Hakan Atilla, vicedirettore generale della Halk Bank, la banca di Stato in Turchia; accusato di avere aggirato le sanzioni contro l’Iran, Atilla secondo la corte statunitense ha agito di concerto e con l’approvazione del Presidente Erdoğan e di suoi collaboratori, otto dei quali condannati anch’essi. Erdoğan e Il ministro degli Esteri turco Čavuşoğlu hanno replicato parlando esplicitamente di vero e proprio complotto contro la Turchia ordito da CIA e Gülen, e le loro affermazioni in realtà non sembrano peregrine, in quanto la base delle accuse ad Atilla proviene esclusivamente dalle dichiarazioni del faccendiere Reza Zarrab, indotto alla “confessione” dal suo stato di detenzione negli USA sotto minaccia di decenni di reclusione (“un processo tragicomico”, così lo ha definito il ministro).
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