Libia: decine di morti in scontri tribali a Sebha
Decine di persone sono rimaste uccise in scontri tra elementi dell’etnia Tebu e di altre tribù a Sebha, nel deserto del sud della Libia, mentre le nuove autorità tardano a reagire per contenere una situazione che sta diventando incontrollabile nel sud del Paese. “Oggi (martedì 27 marzo) il bilancio è stato di quindici morti e sessantatre feriti”, ha detto ‘Abd er-Rahmân ‘Arîsh, il quale ha aggiunto che sedici persone erano state uccise e sessanta ferite il giorno precedente. Fino a lunedì il totale dei morti in questi scontri nel sud era stato di dieci.
Il peso delle politiche neoliberali nelle recenti sommosse egiziane
Le sommosse popolari in Egitto nel 2011 non erano dirette solo contro il regime autoritario di Mubarak ma anche, e soprattutto, contro un ordine economico profondamente ingiusto. Le riforme neoliberali imposte al paese dalle istituzioni finanziarie e dalle maggiori potenze occidentali, le stesse che in questi giorni stanno tentando di creare una transizione gestita del Paese in cui i volti delle più alte cariche del regime possono cambiare ma tutto il resto dovrà rimanere invariato, hanno difatti marginalizzato la maggior parte della popolazione egiziana, aggravando le condizioni non solo dei più poveri ma anche delle classi medie che non riescono a trovare un impiego adeguato ai propri studi.
Libia. Un nuovo “asse” italo-libico?
Conoscere gli Stati destinatari del petrolio della Libia servirà anche a capire chi ha davvero “vinto” la guerra civile libica? Fra gli Stati impegnati in Libia, la prima a sostenere la rivolta civile è stata la Francia, che difficilmente la abbandonerà senza ottenere certi vantaggi. Chi potrebbe rimetterci è l’Italia, nonostante un impegno costato 192 milioni di euro. Gli esiti dei recenti incontri fra il Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, e i rappresentanti del Consiglio nazionale di transizione hanno consentito la riattivazione del precedente trattato italo-libico, sospeso nel marzo 2011, mediante la firma della Tripoli Declaration: la strategia del governo libico ha mirato a rinegoziare i rapporti economici e strategici attivi in precedenza con l’Italia e a volgerli a favore del proprio popolo.
La Corte Suprema americana consacra la sovranità israeliana su Gerusalemme
La Corte Suprema americana ha proclamato che i cittadini ebreo-americani nati a Gerusalemme possono considerarsi come nati in "Israele". In precedenza il nome della Città Santa compariva come luogo di nascita ma - non riconoscendo gli Stati Uniti la sovranità israeliana su Gerusalemme - non compariva l'indicazione di "Israele". La decisione della Corte ha preso spunto da una richiesta di una coppia di nazionalità americana per il riconoscimento della nascita israeliana del proprio figlio, in quanto nato a Gerusalemme: la Corte ha accolto la richiesta.
Hamas divulga i contenuti di una riunione svoltasi ad Amman
Alcuni siti d’informazione vicini a Hamas hanno pubblicato il resoconto di una riunione tenutasi nella capitale giordana Amman il 27 febbraio. I partecipanti a questo incontro, che aveva per tema il rafforzamento del blocco su Gaza,erano rappresentanti dei servizi segreti palestinesi, israeliani, americani, egiziani e giordani.
Diario di una guerra che non esiste
L’8 marzo abbiamo sentito passare molto vicino il sibilo dei proiettili. L’attacco all’Iran era all’ordine del giorno e ci mancava poco… ma l’opposizione dei militari, sia a Tel Aviv che a Washington ha avuto ragione della virulenza dei “politici”, dei neoconservatori e di altri Likudniki, Netanyahu e Obama in testa. Amano e vogliono la guerra color che non la conoscono e non la praticano che dai loro uffici o sulla carta, scrivendo la storia con la loro penna intinta nel sangue degli altri.
La Siria e la crisi terminale della potenza militare statunitense
De defensa, 20/03/2012
Per le forze armate degli Stati Uniti, la Siria è già una guerra prima di esserla per davvero, anche se non lo...
Una riflessione su un possibile intervento militare turco in Siria
Questo articolo è una mera riflessione sui rapporti instabili tra la Turchia e la Siria. Benchè di gran lunga migliorati negli ultimi anni grazie...
Il ruolo dei movimenti sociali nello scoppio della “Primavera egiziana”
Le “rivolte” del mondo arabo e quella in Egitto in particolare hanno colto di sorpresa molti osservatori e politologi occidentali. Per anni, la stabilità del Paese, nella quale Stati Uniti e Unione Europea avevano investito ingenti somme e dalla quale dipende la loro capacità di realizzare politiche utili alle strategie occidentali nell’area, non era mai stata messa in dubbio. Gli eventi che hanno dato avvio, il 25 gennaio 2011, alla “rivoluzione egiziana” non solo hanno rivelato ancora una volta la contraddizione esistente tra l’interesse occidentale per la democratizzazione dei regimi arabi e l’interesse alla loro stabilità, ma hanno anche dimostrato che il regime egiziano era molto più fragile di quanto alcuni studiosi occidentali potessero immaginare.
Uno sguardo al regime politico iraniano: cosa vuol dire “Repubblica islamica”?
Dopo il referendum istituzionale della primavera del 1979, col quale gli iraniani scelsero il loro nuovo regime politico che doveva sostituire la monarchia della dinastia Pahlavi, il nome ufficiale del Paese divenne “Repubblica islamica dell’Iran”. Non era la prima volta che un Paese assumeva una forma di Stato che richiamasse direttamente il modello islamico, ammesso e non concesso che esista una forma univoca di “modello islamico”; infatti, prima dell’Iran, un altro Paese asiatico aveva assunto il nome di Repubblica islamica, ovvero il Pakistan.