Oltre il 90% della moneta totale transita dalle famiglie e dalle imprese (anche criminali) verso le banche che hanno “autorizzato” prestiti, fidi e mutui e che, così, vedono arrivare tale moneta sotto forma di versamenti; con l’abbandono della legge Glass-Steagall degli anni ’30 (in Italia la legge bancaria del ’36) – che faceva tenere ben distinta l’attività bancaria dagli istituti che operavano sul mercato finanziario e speculativo – anche i depositi e i conti correnti sono stati utilizzati dalle banche (quali soggetti finanziari) per operazioni speculative.

Prima dell’abbandono della Glass Steagall (ma anche dopo e fino alla crisi delle borse nella primavera del 2001) le banche hanno prestato danaro alle famiglie per fronteggiare il calo di reddito derivante dalla flessibilizzazione del lavoro; finchè le borse hanno manifestato un costante rialzo (soprattutto nei titoli migliori) parte dei guadagni andavano alle banche che avevano “prestato” e parte al sostegno delle spese delle famiglie.

Dopo il 2001, le famiglie hanno continuato a indebitarsi facendo leva sulla loro ricchezza soprattutto immobiliare e le banche hanno cominciato a speculare su tutti i titoli possibili, in tutti i modi e ottenendo – nel breve come nel medio/lungo termine – perdite di liquidità ingentissime. Così, il credito per le imprese veniva ingessato dalle disposizioni cosiddette Basilea 2 e soprattutto 3, le famiglie continuavano a perdere (salari più bassi e disoccupazione) e il totale del flusso monetario da famiglie e imprese verso le banche diventava minore delle perdite bancarie sul fronte delle attività speculative. Di qui la crisi di liquidità aggravata dalla situazione degli immobili una volta che la bolla si sgonfiava fino al dilagare dei casi di “under water” (quando il valore del mutuo supera quello dell’appartamento).

In questa situazione il “sistema” è tenuto a galla dalle immissioni massicce di moneta autorizzata dalle due principali banche centrali (BCE e FED che parlano di appoggio illimitato a sostenere le esigenze di liquidità delle banche miste).

Il comportamento delle banche centrali non comporta una cura del sistema (e nemmeno delle singole 40 grandi banche più coinvolte nello squilibrio) ovvero una trasformazione di esso; a meno che l’appoggio “illimitato” non sia veramente tale. Se non può essere “illimitato” ma solo massiccio ed esagerato perché le perdite delle banche come soggetti speculativi riguardano 4 quadrilioni di dollari e, quindi, considerando un’esigenza di liquidità pari al 10%, si ottiene una somma che è pari a 400 trilioni (da cui sottrarre ciò che onesti e disonesti versano alle banche stesse a vario titolo) ovvero 6-7 volte il PIL di tutto il mondo ovvero 10 volte di più di quanto le banche centrali dovrebbero autorizzare tra il 2009 e il 2014.

Nel caso in cui l’appoggio delle banche centrali non sia veramente “illimitato” – e illimitato vuol dire 400 trilioni (meno qualche decina dei nostri poveri versamenti) – allora c’è da aspettarsi il crollo dell’attuale sistema: più probabile una corsa incontrollata alla liquidità che non una botta iperinflattiva (forse, a questo punto, un male minore che rimetterebbe “in pari” i debitori).

Nel caso contrario, allora delle due l’una: o ce ne sarà un pochino (di autorizzazioni monetarie) per la ripresa (investimenti e consumi), gli ammortizzatori sociali, i redditi delle famiglie ed il credito alla produzione e, allora, il “sistema” andrà avanti proponendo un arricchimento dei ricchi (grande) e un miglioramento per il 98% della popolazione (modesto ma sufficiente); oppure la condizione del citato 98% della popolazione andrà peggiorando fino ad un limite di rottura sociale.

Il problema è che per veicolare il passaggio da mezzi monetari (destinabili alla ripresa) a domanda effettiva (la ripresa è un mix di più consumi e più investimenti), occorre l’intervento o, almeno, la regia dello Stato (nazionale, federale, continentale…) mentre quelli che governano e debbono prendere decisioni sono tutti contro lo Stato da oltre trent’anni.

 

* Antonino Galloni, economista, ha svolto incarichi di rilievo presso il Ministero del Lavoro e il gruppo ENI. E’ autore di numerosi libri di argomento politico ed economico.  E’ membro del Comitato Scientifico di “Eurasia. Rivista di Studi Geopolitici”.


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