Avvicinamento strategico tra Israele e la Grecia ? La linea dura – apertamente sostenuta dai gruppi di pressione sionisti -scelta dal governo Netanyahu nei confronti della Turchia potrebbe tradursi in un’inedita alleanza Tel Aviv – Atene, alquanto insidiosa per il miglioramento delle relazioni greco-turche..
E’ questa un’opzione segnalata da alcuni mezzi di informazione vicini a Israele, che sottolineano il sostanziale fallimento dell’incontro di Zurigo fra il ministro israeliano del commercio e del lavoro Ben Eliezer e quello degli esteri turco Davutoğlu allo scopo di cercare di riportare Ankara in un contesto più favorevole a Israele. La maggior parte dei ministri del governo di Tel Aviv ha anzi rimproverato Netanyahu per avere promosso l’incontro, considerato inutile e controproducente.
Il sito in lingua ebraica e inglese Debka, specializzato in analisi politica, spionaggio, terrorismo e sicurezza (“We start where the media stop”, è il promettente motto di questo organo di informazione ) sottolinea nel suo notiziario n° 450 che i nuovi asseriti sviluppi delle relazioni greco/israeliane sono ascrivibili alla volontà del premier ellenico Papandreou, “orgoglioso delle sue numerose amicizie fra gli ebrei e gli israeliani, così come dei suoi contatti di affari (con questi ambienti)”; precisa un altro organo mediatico filoisraeliano (http://www.israel7.com/) che “le motivazioni del Primo ministro greco non sono dovute a un improvviso accesso di filosemitismo ! In questo riavvicinamento (greco-israeliano) egli intravede l’interesse economico del suo paese, divenuto il punto debole dell’Europa. Fin da quando la terribile crisi che scuote il paese si è scatenata, ci sono stati contatti fra greci e israeliani perché Israele fosse prodiga di consigli assennati su come fronteggiare la crisi. E allorché gli europei, dopo molto tergiversare, sono venuti in soccorso del malato greco, Papandreou ha trovato aiuto sostanziale presso i grandi finanzieri ebrei in Europa e negli Stati Uniti per impedire la deriva totale dell’economia greca (sottolineatura nostra)”.
Dubitiamo che i greci siano rimasti soddisfatti della disastrosa e interessata “cura” predisposta dagli ambienti finanziari internazionali e supinamente accettata da Papandreou : i giornali ellenici testimoniano d’altra parte in questi giorni la realtà di un “tutti contro tutti” sia nel PASOK che nella compagine governativa a proposito delle misure sociali ed economiche deliberate.
Si può anche rilevare che questi segnali di convergenza trovano un antecedente in quanto accaduto giusto due anni fa : nell’estate 2008 infatti Papandreou aveva autorizzato un centinaio di F -15 e F-16 dell’aviazione di Tel Aviv a utilizzare lo spazio aereo greco nel mare Mediterraneo per esercitazioni aventi ad oggetto voli di grande distanza; durante tale esercitazioni il Primo ministro greco aveva anche messo a disposizione degli aerei con la stella di Davide un “bersaglio” veramente particolare : rampe di lancio di missili russi S-300 acquistati da Atene a Mosca, uguali a quelli che la Russia si è impegnata a fornire all’Iran. E la distanza aerea tra la Grecia e Israele è pressoché la stessa esistente fra Israele e la Repubblica Islamica …
In controtendenza con questi elementi sta indubbiamente l’avviato dialogo fra Grecia e Turchia, consolidato in queste settimane anche dalla firma dell’accordo fra i due paesi per il progetto Itgi, il gasdotto Italia – Grecia – Turchia che porterà il gas in Europa dai grandi giacimenti del mar Caspio.
Insomma sarà importante l’esito del confronto in atto nel mondo politico greco : se prevalesse la fazione “atlantica” e filoisraeliana ciò favorirerebbe con ogni probabilità l’ennesima chiusura europea nei confronti della Turchia e il ritorno di tensioni fra Atene e Ankara (in primis sulla questione Cipro) nel Mediterraneo.
Aldo Braccio, esperto di Vicino e Medio Oriente, è redattore di Eurasia
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