Fonte: Russia Today 29 Agosto 2009
L’arma più devastante mai creata dall’umanità è diventata probabilmente il più grande strumento politico per mantenere la pace. Entrata in vigore alla fine della guerra più sanguinosa che abbiamo mai provato, ha contribuito a impedire che una ancor più micidiale scoppiasse, garantendo uno scenario senza vincitore.
Per l’Unione Sovietica, creare la propria arma nucleare è stato una delle più grandi prodezze tecnologiche e scientifiche, anche rispetto ad altri sbalorditivi progetti di industrializzazione. In meno di sette anni, tre dei quali il paese è stato impegnato nella Seconda Guerra Mondiale, l’intero nuovo settore atomico è stato creato praticamente da zero. Il progetto consumò una quantità senza precedenti di risorse ricavate con metodo da ‘non-fare-domande’ dalla leadership governativa, e la maggior parte delle persone coinvolte avevano poca conoscenza di quello su cui stavano lavorando.
Origini Atomiche
È interessante notare che, nel 1930, periodo di molte scoperte nel campo della fisica nucleare, i progressi sovietici in campo erano circa allo stesso livello di quella di scienziati europei e americani. Ciò era dovuto in parte alla mancanza di segretezza nel campo della ricerca nucleare, che non era stata considerato come qualcosa in grado di portare risultati concreti nel prossimo futuro.
Diversi istituti che studiavano i fenomeni atomici in Unione Sovietica, compreso il dell’Istituto Fisico Tecnico di Kharkov, l’Istituto del radio a Leningrado ed il laboratorio di fisica nucleare dell’Istituto Fisico Tecnico di Leningrado (LFTI). Quest’ultimo raccoglieva un certo numero di giovani fisici, tra cui il futuro capo del progetto atomico Ivan Kurchatov.
Prima che la guerra interrompesse la ricerca, circa 700 documenti sulla struttura atomica, le forze forti, la fissione nucleare, i neutroni e la possibilità di una reazione nucleare a catena in uranio erano stati pubblicati nel paese. Ciò è avvenuto nonostante sia funzionari del governo che presso l’Accademia delle Scienze, fossero dubbiosi verso la ricerca nucleare, che prometteva poca applicazione pratica, nei primi anni ‘30.
Tuttavia al momento in cui la Germania nazista attaccò l’Unione Sovietica nel 1941, c’erano un bel po’ di brillanti scienziati nucleari nel paese, tra cui il futuro premio Nobel Igor Tamm, Julij Khariton – futuro capo costruttore della bomba stessa, Jakov Zel’dovic, Georgij Flerov, Konstantin Peterzhak, Anatolij Aleksandrov per citarne alcuni. Tuttavia, con l’inizio della guerra e dell’occupazione di gran parte della parte europea del paese il lavoro fu arrestato. Il Labortorio nucleare dell’LFTI fu evacuato, con la maggior parte del suo equipaggiamento essenziale abbandonato, e gli scienziati furono coinvolti nei progetti della difesa. Kurchatov, per esempio, stava lavorando su un sistema che proteggeva le navi da guerra dalle mine magnetiche.
Il detonatore dell’Intelligence
Il lavoro sul “problema uranio” fu ripreso, con il sostegno governativo nel settembre del 1942, dopo che molti frammenti d’informazioni spinsero nuovamente la leadership sovietica a considerare le implicazioni pratiche della ricerca nucleare.
Uno era l’evidente mancanza di nuovi documenti sulla fisica nucleare e di qualsiasi altro documento, da autori occidentali in precedenza interessati a questo settore. Georgij Flerov scrisse una lettera a Sergej Kaftanov, l’uomo del governo che supervisionava le possibili applicazioni militari, per richiamare la sua attenzione sul fatto, sostenendo che ciò voleva dire che la ricerca era stata classificata.
Allo stesso tempo, le relazioni raccolte da entrambe le intelligence dell’esercito e degli agenti della NKVD, la polizia segreta sovietica, indicavano che la Gran Bretagna e gli Stati Uniti intendevano unire le loro ricerche sull’utilizzo dell’uranio come un potente esplosivo. Ad esempio Mosca aveva informazioni dettagliate sul lavoro svolto da parte della commissione inglese MAUD (Applicazione Militare dell’Uranio da Detonazione), che alla fine ha portato all’avvio del Progetto Manhattan.
E documenti catturati ad un ufficiale tedesco nel febbraio 1942, dimostrò che anche i nazisti avevano un progetto simile. Dopo aver consultato i principali fisici come Joffe, Semenov, Khlopin e Kapica sulla fattibilità di una bomba nucleare, Joseph Stalin avrebbe tratto la sua conclusione: “Dovremmo farlo anche noi“.
A capo dell’LFTI vi era Abram Ioffe, che è spesso definito il padre della fisica della scuola sovietica, fu offerta la direzione della ricerca, ma rifiutò, dicendo che era troppo vecchio per questo lavoro e propose invece il suo allievo Kurchatov.
I dati dell’intelligence svolsero un ruolo importante nel progetto nucleare, riducendo i tempi e dando agli scienziati idee su cui la loro ricerca avrebbe portato. Kurchatov verificava sistematicamente le relazioni degli agenti sul “Progetto Enorme“, nome in codice del programma americano di ricerca delle armi nucleari, e dava le sua analisi al capo della NKVD, Lavrentij Berija, che supervisionò lo sforzo atomico sovietico. Alcuni degli informatori più utili restano classificati, altri come il tedesco Klaus Fuchs, poi cittadino britannico, sono stati indicati in quanto tali. Fuchs ha trascorso nove anni di carcere per spionaggio prima della sua liberazione nel 1953, e successivamente emigrò in Germania orientale.
Il contributo che lo spionaggio sovietico ha giocato nel promuovere la ricerca nucleare è discusso, alcuni studiosi sono giunti a dire che i russi “hanno rubato la bomba agli americani“. Tuttavia la maggior parte concorda sul fatto che si è risparmiato tempo, piuttosto che aprire la via principale alla possibilità del successo. Il programma atomico era troppo complesso e senza il talento e gli sforzi enormi dei ricercatori, ingegneri e operai, tutto lo spionaggio non sarebbe stato sufficiente.
Uranio e cervelli Tedeschi
Un altro fattore che ha aperto le scorciatoie all’Unione Sovietica nel programma nucleare è stata la sconfitta della Germania nazista.
Per una volta, gli impianti tedeschi avevano grandi quantità di uranio, che mancava russi. Con il tempo la necessità di grandi quantità dell’elemento raro fu aumentata dagli scienziati nucleari, c’era una manciata di miniere di uranio in Unione Sovietica, e l’esplorazione di nuove ha richiesto fortuna e molto tempo.
La maggior parte dell’uranio immagazzinato in Germania è stata recuperata da un gruppo americano, ma il resto cadde nelle mani dei sovietici. Secondo Kurchatov, senza l’uranio catturato in Germania, il primo reattore nucleare sperimentale costruito a Mosca, sarebbe stato portato alla criticità, non nel febbraio del 1946, ma un anno dopo.
Non meno importante è che molti importanti scienziati tedeschi e circa 300 specialisti, che avevano lavorato sul Terzo Reich proprio sul progetto nucleare, sono stati assunti dall’Unione Sovietica. Nikolaus Riehl, un fisico tedesco di origini russe, fu a capo di un impianto di uranio nei pressi di Mosca, mentre il famoso inventore Manfred von Ardenne e il vincitore del Premio Nobel, Gustav Hertz, hanno lavorato sulla separazione isotopica in Abkhazia. Per il loro contributo, molti scienziati tedeschi hanno ottenuto onorificenze dal governo.
L’obiettivo fondamentale
Dopo che gli Stati Uniti hanno utilizzato le bombe nucleari contro il Giappone nel 1945, la necessità di Mosca di avere l’arma potente diventò quanto mai urgente. Una commissione speciale governativa con potere praticamente illimitato fu formata. Includeva i vertici del governo, tra cui Berija, il vicepresidente del gabinetto Georgij Malenkov, i ministri della pianificazione economica, dell’industria pesante e chimica, e Kurchatov, che guidava tutta la ricerca scientifica.
La commissione e i suoi componenti erano top secret, ma potevano attingere a qualsiasi risorsa materiale e umana per raggiungere il loro obiettivo. Preservò il programma atomico da gran parte della burocrazia. Da parte sua, il torbido Berija si affidò all’esperienza dell’NKVD nell’impiegare i detenuti nel Gulag negli altri progetti. Molti impianti, necessari per creare la bomba, sono stati costruiti dalle vittime della repressione politica.
In aggiunta al programma atomico, il Comitato ha anche gestito la ricerca nella missilistica e nella creazione del sistema di difesa aerea attorno a Mosca.
Nel 1949, almeno cinque anni prima delle stime degli esperti occidentali nucleari, lo sforzo di tutto il paese diede il tanto atteso risultato. Il 29 agosto, la prima bomba nucleare, l’RDS-1, fu fatta esplodere nel poligono di Semipalatinsk, nel Kazakistan.
Il Primo Lampo
La bomba fu posta in una torre di 30 metri, con decine di veicoli militari, edifici in mattoni e legno, fortificazioni e animali di prova messo intorno ad esso, a distanze diverse. C’erano anche diverse gallerie sotterranee scavate per vedere quanto sarebbero state danneggiate dall’esplosione da 20 kilotoni. L’esplosione fu monitorata da telecamere e da numerosi strumenti.
Il fallout radioattivo fu registrato da un aereo-spia in pattugliamento alle frontiere sovietiche, e presto al presidente americano Truman fu segnalato che il monopolio nucleare non c’era più. Da tempo gli ex alleati si erano trasformati in acerrimi nemici, e i generali occidentali stavano preparando dei piani per una possibile nuova guerra – questa volta contro l’Unione Sovietica. Alcuni piani prevedevano massicci bombardamenti dei centri industriali sovietici con bombe nucleari e convenzionali. La Guerra Fredda era in pieno svolgimento e si scivolava verso una calda.
La notizia che Mosca aveva armi nucleari ebbe un effetto agghiacciante, soprattutto per i membri europei della neocostituita NATO, che erano ovviamente i principali bersagli di un attacco nucleare in caso di guerra.
Altre prove riuscite seguirono la prima inaspettata esplosione. Gli scienziati sovietici testarono la loro prima bomba termonucleare, RDS-6, nel 1953, appena un anno dopo che gli americani avevano testato il loro primo dispositivo Ivy Mike. Il disegno a strati era assolutamente diverso ed è stato successivamente abbandonato per la bomba scalabile a due stadi. D’altra parte Ivy Mike era un 62 un ordigno di prova di 62 tonnellate, mentre la bomba “Slojka“, come veniva chiamata, era utilizzabile come arma, il che rende la primogenitura nella produzione della bomba H discutibile.
Come parte del confronto ideologico, l’arsenale sempre più grande di armi nucleari, trasformava i dispositivi di guerra nel miglior argomento per non farla. Le superpotenze hanno dovuto negoziare.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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