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http://news.xinhuanet.com/world/2011-12/02/c_122370124.htm
Non è della ‘salvatrice’, né tantomeno di una semplice spettatrice: il ruolo della Cina nel mezzo della crisi del debito europeo secondo gli esperti.
Di pari passo con il perdurare e l’espandersi della crisi del debito europeo, cresce quotidianamente anche l’attenzione verso il ruolo che la Cina può svolgere nell’ambito degli aiuti internazionali diretti all’economia europea. Gli analisti fanno notare che la Cina non sarà la ‘salvatrice’ dell’Europa, incapace com’è di aiutare con le sue sole forze il Vecchio Continente a liberarsi della crisi; ancor meno sarà un semplice spettatore della crisi: l’impegno per quanto riguarda gli aiuti non è mai mancato e la Cina ha messo tutte le sue forze per partecipare attivamente ad essa ed è un’importante forza costruttiva per accelerare la ripresa dell’economia europea.
Che la Cina ‘salvi’ l’Europa: il problema non si pone
Il Vice Ministro per gli Affari Esteri Fu Ying aveva dichiarato in precedenza che, presa nel suo complesso, l’Europa è la prima economia mondiale: la sua struttura è ancora forte e anche lo stato di salute di alcune aziende europee è ancora buono. Perciò all’Europa non è che manchi la capacità di salvare se stessa, e quindi «non si pone il problema del ‘salvataggio’ dell’Europa da parte della Cina».
Il Direttore dell’Ufficio Ricerche sull’Economia Mondiale presso l’Istituto di Ricerca sulle Relazioni Internazionali della Cina Contemporanea Chen Fengying che aveva appena partecipato a un convegno internazionale svoltosi in Europa, ha dichiarato ai giornalisti che facendo il paragone con la Cina gli Europei sono ancora ricchi e non vi sono manifestazioni di panico palese nella società europea.
«Attualmente il problema dell’Europa non sono affatto gli aiuti dall’esterno, ma è quello di permettere o meno agli altri di farsi aiutare» ha dichiarato Chen Fengying. Al momento i paesi europei nel trattare la crisi del debito sovrano non hanno ancora sviluppato una linea di pensiero unitaria, e hanno bisogno di un ulteriore coordinamento politico.
Anche il Capo della Sezione Economica dell’Ufficio di Ricerche sull’Europa dell’Istituto di Scienze Sociali Chen Xin ha dichiarato che, nei confronti dei turbamenti dei mercati europei cui assistiamo, è necessaria una voce autorevole e unisona per aiutare a ristabilire la fiducia dei mercati, mentre quelle delle decisioni strutturali dell’Europa sono sempre voci disunite ed eterogenee. «Ciò che la Cina può fare è esprimere la propria opinione riguardo ai programmi di salvataggio attuati dall’Europa».
Riguardo al fatto se la Cina può (o meno) utilizzare le riserve di valuta estera per acquistare il debito europeo, il 2 dicembre al Lanting Forum il cui tema principale erano le relazioni sino-europee nel nuovo contesto Fu Ying ha dichiarato che l’uso delle riserve di valuta estera è subordinato alla soddisfazione dei requisiti per la gestione delle stesse, ovvero «è necessario soddisfare i principî di sicurezza, trasferibilità ed un’adeguata profittabilità». Gli acquisti da parte della Cina di titoli di debito europei, americani e quelli del FMI si basano tutti su questi principî.
«Se si vuole investire, allora bisogna considerare anche il tornaconto, quindi bisogna avere delle previsioni di guadagno, ma la situazione dell’Eurozona per il momento non è ancora chiara» ha dichiarato Tian Dewen, Capo della Sezione di Ricerche sulla Cultura Sociale dell’Ufficio di Ricerche sull’Europa dell’Istituto di Scienze Sociali ed Osservatore Straordinario per l’Agenzia di Stampa Cinese Xinhua.
«Acquistare o non acquistare debito europeo è un problema legato al funzionamento del mercato» ha detto Chen Fengying poiché per il momento l’Europa non ha istituito un mercato unico per i titoli di debito e, in assenza di titoli garantiti dalla Banca Centrale Europea, il rischio risulta essere troppo elevato. Questa è la ragiona che fa esitare gli investitori stranieri ad aumentare l’acquisto di debito europeo.
La Cina è stata sempre presente nella ‘cerchia’ degli investitori internazionali pronti a salvare l’Europa
Nonostante la Cina non abbia il modo di ricoprire il ruolo della ‘salvatrice’ dell’economia europea, non ha neppure intenzione di rimanere una semplice spettatrice della crisi del debito europeo.
«In realtà, la Cina è uno dei paesi che per primi hanno dichiarato che avrebbero aiutato l’Europa» ha detto Chen Fengyin aggiungendo anche che sia il mondo accademico che i funzionari governativi cinesi seguono con vivo interesse la crisi del debito europeo. Essi sviluppano attivamente la collaborazione sul versante europeo impegnandosi ad aiutare l’Europa a realizzare la ripresa economica.
A partire dallo scoppio della crisi del debito europeo alla fine del 2009 la Cina, in qualità di investitore a lungo termine che ha assunto degli impegni verso il mercato finanziario internazionale, ha costantemente aumentato il proprio sostegno ai titoli di debito europeo. Allo stesso tempo, la Cina ha commissionato uno dopo l’altro oltre trenta pacchetti di acquisizioni in Europa, e l’entità delle importazioni commerciali fra Cina ed Europa è andata continuamente crescendo.
L’Unione Europea è il maggiore partner commerciale della Cina. Secondo quanto è stato fatto notare dagli analisti, la Cina attraverso l’iniezione di capitali nel FMI, l’acquisto di titoli di debito europeo e l’aumento delle importazioni e degli investimenti nelle aziende sostiene i paesi europei perché essa possa superare la crisi, incrementare l’occupazione e ripristinare la crescita economica il che ha anche dei risvolti positivi per lo sviluppo della Cina.
Secondo Chen Fengying, attualmente alcuni paesi continuano ad avere atteggiamenti di diffidenza nei confronti degli investimenti cinesi, utilizzando spesso il pretesto della ‘sicurezza nazionale’ per ostacolare gli investimenti delle imprese cinesi in Europa, e questo non giova ad una rapida ripresa dell’economia del Vecchio Continente. Chen suggerisce alle aziende europee di riflettere sulla possibilità di sviluppare insieme alla Cina la collaborazione mediante gli investimenti nei Paesi terzi come potrebbero essere i Paese africani o anche altri dove l’Europa fornirebbe le competenze tecnologiche, mentre la Cina i capitali. Questo potrebbe essere utile sia a risolvere il problema dello svuotamento industriale nei paesi europei, sia allo sviluppo delle economie dei paesi terzi.
La Cina non può percorrere la via dei consumi eccessivi
Secondo Fu Ying, nel corso della crisi finanziaria vi sono state molte incomprensione nei confronti della Cina da parte del resto del mondo. Ad esempio, che la Cina debba aumentare i consumi, che l’insufficienza dei consumi in Cina ha creato uno squilibrio di consumi nel resto del mondo e così via. In realtà, il livello di crescita dei consumi in Cina è molto elevato e anche la crescita del mercato interno è rapida ed è molto probabile che nell’ultima fase del 12° Piano Quinquennale il paese diventerà il principale mercato di consumo a livello mondiale. «Però la Cina non può percorrere la via dei prestiti al consumo e quella dei consumi eccessivi. Non possiamo prendere esempio da questo tipo di modi di fare ritenuti sbagliati nel corso della crisi finanziaria» ha dichiarato Fu Ying.
Come hanno fatto notare gli analisti, i consumi è un’entità finita nell’economia cinese, così come la produzione lo è per l’economia europea. La Cina deve elevare i consumi ad un certo livello in proporzione al prodotto interno lordo del paese, e questo è proprio ciò che si sta facendo al vertice. Ma ciò a cui si deve far attenzione è che la Cina non debba assolutamente percorrere la via dei consumi eccessivi, come ha fatto l’Europa.
«Fornire supporto in mancanza di un alto livello di crescita è qualcosa che le società ad alto benessere non possono continuare a sostenere». Chen Fengying ritiene che il deficit finanziario dei paesi europei è eccessivo e la produzione è svuotata e se questo problema strutturale non verrà risolto, l’economia europea non avrà modo di avere uno sviluppo radicalmente sano.
«L’Europa deve modificare la sua struttura produttiva, risolvere i problemi legati all’eccesso dell’economia ‘virtuale’, spendere secondo le proprie possibilità reali, e correggere quei modi di fare che finora hanno impedito di raggiungere il pareggio di bilancia». Per Chen Fengying, anche la Cina dovrebbe trarre una lezione dalla crisi del debito europeo per continuare ad espandere e rafforzare il suo apparato produttivo e non stare con le mani in mano.
(Traduzione dal cinese a cura di Alessandro Leopardi e Konstantin Zavinovskij)
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