Fonte: Fondsk
Nonostante la forte pressione causata dalla crisi economica e dalle pesanti sanzioni commerciali, l’Iran riesce ancora a sostenere alti tassi di crescita nella produzione industriale. In un solo anno, dal 2008 al 2009, il Paese è passato dal 57 ° al 22 ° posto tra 168 Stati (il tasso di crescita dell’industria iraniana in questi anni è stato, rispettivamente, 4,5% e 4%).
Tuttavia il dialogo tra la Russia e l’Iran nel settore energetico e, soprattutto, in quello gaspetrolifero si sviluppa con difficoltà: tutti i progetti comuni sono terminati, oppure stanno per concludersi, e nello stesso tempo il destino dei nuovi affari non è affatto chiaro.
Le relazioni tra Mosca e Teheran oggi si possono caratterizzare come una “politica di contrasti”, soprattutto perché non si esaurisce mai l’interesse per il programma nucleare iraniano.
All’inizio dell’estate il Consiglio di Sicurezza ha imposto sanzioni economiche contro l’Iran. Seguite successivamente da sanzioni unilaterali degli Stati Uniti, Unione Europea ed anche Giappone.
In particolare, Washington, coerentemente, sta bloccando l’accesso al mercato americano per tutte le compagnie straniere che forniranno di benzina Teheran oppure contribuiranno allo sviluppo delle infrastrutture iraniane per il raffinamento del petrolio. L’UE, invece, sta colpendo il settore energetico, le banche e gli autotrasporti. Senza tralasciare il fatto che, sono previste multe incombenti per gli investitori stranieri, intenzionati ad investire in Iran.
Mosca considera il comportamento di Washington e Bruxelles, vale a dire le sanzioni unilaterali contro Teheran, come inaccettabile e respinge, decisamente, qualsiasi tentativo di estendere le leggi interne statunitensi ed europee in Paesi terzi, a danno di aziende e privati appartenenti a Stati i quali scrupolosamente realizzano le richieste delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Così come, la Russia non ha sostenuto le restrizioni economiche contro l’Iran imposte dalle Nazioni Unite.
In verità, ancora prima dell’imposizione di sanzioni da parte dell’Onu (precisando che non colpiscono il settore gaspetrolifero), le grandi compagnie del gas, mondiali e russe esclusa la Gazprom, sotto pressione degli Stati Uniti hanno sospeso gli accordi di collaborazione con l’Iran. Ad esempio, la compagnia russa “Lukojl Oversiz”, che per diversi anni, insieme alla norvegese “StatoilHydro”, ha condotto lavori di prospezione geologica presso lo stabilimento locale Anaran, è uscita fuori dal progetto energetico comune a seguito dell’adozione da parte di Washington di sanzioni contro l’Iran. Perfino, questa stessa compagnia russa ha smesso di esportare in Iran prodotti petroliferi.
Nello stesso tempo, dopo la drastica riduzione della collabolazione con l’Iran nel campo tecnico-militare, in seguito alla decisione di Mosca di sospendere a Teheran la fornitura di complessi missilistici anti-aerei S-300, ralizzando una divisione del volume tra le due parti, potrebbe diminuire decisamente anche la collaborazione nel settore energetico tra questi Paesi.
La Repubblica Islamica, in conformità a quanto detto, nonostante il grande volume di estrazioni petrolifere, dipende fortemente dalla fornitura estera di prodotti petroliferi a causa della mancanza di propri sistemi per raffinare il petrolio.
Si nota, similmente che, al di là dell’episodio precedente della “Lukojl Oversiz”, Mosca e Teheran discutono, ancora, la costituzione di progetti comuni nel settore gaspetrolifero. Si prevede, in particolare, una collaborazione per la realizzazione di uno swap, formato con il gas proveniente dal territorio del Turkmenistan, in cambio di una quantità equivalente di idrocarburi, trasferita a Gazprom per dare avvio al progetto nel sud dell’Iran.
L’Iran, inoltre, è decisamente interessato a coinvolgere la parte russa nella costruzione di un sistema per la produzione di gas naturale liquefatto (GNL), una raffineria nella provincia di Golestan nel Nord ed un gasdotto nel mar Caspio dal porto di Neka fino al porto di Jask nel Golfo di Oman. Le autorità iraniane sono pronte ad esaminare le proposte delle compagnie russe per la realizzazione diretta di nuovi giacimenti di gas e petrolio in Iran, senza alcuna offerta d’appalto.
In questo momento, “Gazprom Neft” continua a condurre trattative con il governo iraniano per attività petrolifere nelle città di Azar e Changuleh, in particolare, la compagnia russa ha concluso un accordo per lo sviluppo di questi luoghi nel 2009. Gazprom Neft è ancora interessata al mercato iraniano: già nel 2008 la compagnia aveva interessi per lo sviluppo dei giancimenti di Azadegan, città situata nella parte settentrionale dell’Iran; ma fu preferito un progetto cinese a quello russo.
“Cibur Choldink”, invece, ha pianificato la realizzazione di progetti comuni, in particolare sul territorio di Pars, città dell’Sud Iran.
Lo sviluppo del giacimento di Pars, può essere considerato come il più grande progetto russo-iraniano con la partecipazione della “Gazprom Neft”, per un impegno dell’8% del petrolio mondiale e quasi la metà delle riserve iraniane di gas, cioè 14.000 miliardi di metri cubici.
I mass media occidentali presto annunceranno che le compagnie russe “Gazprom Neft”, “Rosneft” e “Tatneft” forniranno benzina in Iran. Il ministro dell’Energia Sergej Šmatko ha già parlato diverse volte sulla possibilità di forniture di prodotti gaspetroliferi in Iran. Le parti hanno sottoscritto, anche, una dichiarazione comune in merito ad un progetto di collaborazione nel settore gaspetrolifero, la realizzazione di una banca comune per finanziare progetti gaspetroliferi e petrolchimici e la creazione di una nuova joint venture.
Non si esclude, anche, la possibilità di riprendere un processo di cooperazione tra l’Iran e la compagnia “Lukojl”.
Tuttavia, è difficile dire in quale misura tutti questi piani e progetti si realizzeranno. Oltre i problemi di carattere politico esistono complicazioni di natura commerciale. Ad esempio, rispetto alle forniture di benzina dalla Russia verso l’Iran, nel momento in cui queste inizieranno, il profitto ricavabile dal progetto per entrambe le parti sarà ridotto giacchè, il trasporto degli idrocarburi avverrà attraverso il Mare Caspio e per via ferroviaria attraverso il Turkmenistan e l’Adzejrbaijan, questo significa che anche questi Paesi, in cui transiterà, vorranno la loro parte.
In generale, l’intenzione iraniana di una politica economica comune con quella russa presenta un duplice effetto. Da una parte, Mosca cerca sicuramente di rafforzare una promettente cooperazione economica con una grande potenza gaspetrolifera, mentre l’Iran, dall’altra parte, non si oppone alla politica di sanzioni economiche imposte contro di sé da Washington.
(Traduzione a cura di Luciana Marielle Ranieri)
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