Mahdi Darius Nazemroaya, Global Research, 30 maggio 2013
Epicentro di una guerra regionale?
Gli eventi che coinvolgono Israele sono parte della tendenza ad ampliare e internazionalizzare il conflitto siriano, creando ricadute violente. Secondo un quotidiano britannico: “Se qualcuno aveva dubbi che il raccapricciante [conflitto] in Siria stia già divenendo un più ampio conflitto in Medio Oriente, gli [attacchi israeliani] negli ultimi giorni dovrebbero dirgli di abbandonarli”. Turchia e Israele, come il Regno hashemita di Giordania, sono innegabilmente coinvolti nei combattimenti quali aggressori della Siria. La Turchia ha condotto le operazioni di ricognizione della NATO in Siria, ospita missili Patriot della NATO puntati contro la Siria (con la possibilità di schierarli contro l’Iran e la Russia) e favorisce apertamente le forze anti-governative. Israele è stato il più discreto dei due, ma ha inviato il Mossad in Siria e costruito strutture nelle alture del Golan per aiutare l’insurrezione. Entrambi i Paesi hanno continuamente minacciato la Siria e spinto per l’intervento della NATO e la no-fly zone. Per tutto il tempo, gli Stati Uniti hanno stimolato Ankara e Tel Aviv a proseguire le tensioni di guerra e hanno anche proposto la vendita alla Turchia di gas degli Stati Uniti per allontanare economicamente i turchi dagli alleati siriani Russia e l’Iran e dall’influenza che hanno sulla essa.
In realtà, la Siria è solo un fronte di una grande lotta egemonica che si estende dall’Afghanistan presidiato dalla NATO all’Iraq passando per il Libano e la Striscia di Gaza. La Repubblica libanese si presenta quale prossimo obiettivo della destabilizzazione nella grande lotta di cui la Siria è un fronte. Vi sono timori che ci possa essere un vuoto tra i parlamentari e il governo a Beirut, a causa della ricaduta della crisi in Siria che potrebbe essere capitalizzata per accendere un altro conflitto interno libanese. Le tensioni tra il filo-siriani guidati da Hezbollah dell’Alleanza 8 marzo e gli anti-siriani guidati da Hariri dell’Alleanza del 14 Marzo, si sono accumulate in seguito al conflitto in Siria. Entrambe le parti in Libano sono coinvolte nel conflitto siriano. Il Libano viene trascinato nel conflitto perché la Siria è utilizzata come arena per colpire e paralizzare Hezbollah e l’Alleanza 8 marzo, con l’obiettivo di trasformare il Libano in una colonia controllata da Washington e dai suoi alleati, che sarà governata dal corrotto Hariri alla guida dell’Alleanza del 14 Marzo. Hezbollah ha iniziato a combattere sul lato siriano del confine siro-libanese, mentre l’Alleanza del 14 Marzo ha iniziato l’invio di armi e finanziamenti agli insorti fin dall’inizio della sollevazione, nel 2011. Dopo mesi di menzogne, il ruolo di Hariri in Libano è stato scoperto nel novembre del 2012, quando furono fornite le prove che dimostrano che il membro del partito futuro di Hariri, Okab Sakr, era dietro l’invio di armi ai ribelli siriani in coordinamento con ufficiali dei servizi segreti turchi e qatarioti. Per quanto riguarda Hezbollah, i suoi membri cominciarono a lottare sul lato siriano del confine di propria iniziativa. Poi i ribelli in Siria hanno iniziato ad attaccare i villaggi sciiti su entrambi i lati del confine siro-libanese. Le forze anti-governative in Siria hanno iniziato a fare tutto il possibile per provocare Hezbollah ad azioni di rappresaglia, compreso il rapimento di pellegrini libanesi e, nel 2012, il deliberato attacco ai santuari sciiti in Siria. Dopo che la moschea in cui Hujr Adi ibn al-Kindi e suo figlio furono sepolti, in Siria, è stata profanata dagli insorti, Hezbollah e sciiti iracheni sono entrati ulteriormente nel conflitto siriano per proteggere la moschea di Sayyidah Zaynab. In Siria non solo sono stati attaccati i sacri edifici venerati dagli sciiti, ma leader sunniti sono stati uccisi e chiese cristiane sono state profanate. Leader spirituali cristiani sono stati aggrediti. I funzionari iraniani hanno accusato gli Stati Uniti, Israele e i sauditi per la profanazione di questi luoghi santi siriani e gli attacchi delle minoranze.
Mentre la maggior parte della popolazione araba sunnita di Siria sostiene il governo siriano contro i ribelli e i loro sostenitori stranieri, vi è una spinta reale per tracciare il conflitto in Siria lungo linee settarie tra arabi contro non-arabi, e sunniti contro alawiti e sciiti. Varie minoranze vengono sistematicamente aggredite. Drusi, cristiani maroniti cattolici, melchiti cristiani greco-cattolici, cristiani greco-ortodossi, armeni cristiani ortodossi, siriaci cristiani ortodossi, alawiti e duodecimani (jaffari) e sciiti vengono tutti aggrediti in quanto minoranze religiose. Armeni, assiri, curdi, e turcomanni vengono aggrediti in quanto minoranze etniche. L’Iraq conosce fin troppo bene l’incubo che la Siria sta affrontando. Molti ribelli in Siria provengono dall’Iraq e sono legati al movimento del Risveglio al-Anbar (o Figli del Movimento Iraq), collegato ad al-Qaida ed hanno cominciato a collaborare e ricevere finanziamenti dagli Stati Uniti durante la guerra contro l’occupazione anglo- statunitense. Se questi vincono in Siria, alla fine ritorneranno in Iraq per accendere la rivolta contro il governo federale di Baghdad. D’altra parte, il conflitto in Siria è il catalizzatore del rafforzamento russo in Medio Oriente e della costruzione di nuovi legami tra Hezbollah e Mosca. Nell’ottobre del 2011, Hezbollah ha inviato una delegazione in Russia per discutere dei combattimenti in Siria. E’ chiaro ormai che Mosca si coordina con l'”Asse della Resistenza” o Blocco della Resistenza guidata dagli iraniani che comprende Siria, Hezbollah, Michel Aoun e i palestinesi. Dopo colloqui sulla Siria a Teheran, durante la visita del viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov a Beirut il 26 aprile, in piena vacanza del governo formale libanese, è stata adottata questa cooperazione strategica. Il viaggio di Bogdanov in Libano è importante, perché è stato un chiaro indicatore del fatto che la Russia ha stretto legami strategici diretti con Hezbollah e che riconosce il Blocco della Resistenza come prolungamento della propria sicurezza.
Come Hezbollah, l’Iran è anche un obiettivo del conflitto in Siria. Questo è uno dei motivi per cui Hassan Nasrallah, il segretario generale di Hezbollah, ha compiuto una visita a Teheran il 29 aprile (dopo l’incontro con Mikhail Bogdanov) per discutere di un fronte comune con gli iraniani. Lo stesso gruppo di Paesi che attaccano Siria e Hezbollah, hanno di mira l’Iran. E’ stato riportato che “Israele si prepara ad accettare un accordo di cooperazione di difesa con la Turchia e tre Stati arabi, volta ad istituire un sistema di allarme rapido per rilevare i missili balistici iraniani”. Uzi Mahnaimi ha spiegato che questa “proposta, a cui i diplomatici coinvolti si riferiscono come ‘4 +1’, potrebbe alla fine portare i tecnici di Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Giordania a cooperare con gli israeliani nei centri di comando-e-controllo congiunti”. Proprio come Hezbollah ha confermato, è coinvolto nei combattimenti in Siria e ha promesso che i “veri amici” della Siria, cioè Iran, Russia, Cina e l’Alleanza 8 marzo libanese, non lasceranno che la Siria cada nelle mani degli Stati Uniti e dei loro alleati, Teheran ha detto più volte a Washington e ai suoi alleati che la Siria è la ‘Linea Rossa’ degli iraniani. I comandanti iraniani hanno detto che la Siria è un’estensione dei perimetri di sicurezza dell’Iran. Inoltre, gli iraniani hanno ammesso apertamente che aiutano i loro alleati siriani e sono disposti a fornire addestramento ed assistenza a Damasco, come pure ad intervenire militarmente per aiutare la Siria se gli Stati Uniti e i loro alleati l’attaccano.
La Siria e il progetto per il “Nuovo Medio Oriente”
Ciò che accade in Siria avrà importanti ripercussioni regionali e globali. I tentativi di creare una guerra settaria fanno parte della logica del divide et impera. Ciò rientra nella strategia del “caos costruttivo” di Stati Uniti e Israele, per frammentare e ridisegnare l’intero Medio Oriente secondo il Piano Yinon e le sue versioni rimaneggiate. Il ministro degli Esteri iraniano Salehi ha avvertito che se il conflitto in Siria non finirà il risultato sarà la partizione della Siria e l’ampliamento del conflitto in tutto il Medio Oriente. Gli stessi avvertimenti riecheggiano da Russia, Siria e altri luoghi. Mentre i cinesi mantengono il silenzio, si rendono conto che l’assedio della Siria è parte del piano del Pentagono contro la Cina. Il giorno prima che Benjamin Netanyahu arrivasse a Pechino, la CNN aveva riferito che “il portavoce del ministero degli esteri cinese aveva suggerito che la linea dura di Netanyahu fosse un messaggio sgradito ai suoi ospiti cinesi”, per via degli attacchi israeliani a Jamraya.
La situazione in Siria è simile alla situazione che si è creata in Iraq durante l’occupazione anglo-statunitense. Si tratta della continuazione del medesimo processo di destabilizzazione che vuole distruggere il tessuto pluralistico delle antiche società del Medio Oriente. E’ il piano che ha scacciato i cristiani dall’Iraq e distrutto i quartieri misti sciiti e sunniti, arabi e curdi. Contemporaneamente l’Iraq soffre per la realizzazione virtuale sia del Piano Yinon che del Piano Biden, che vogliono che l’Iraq debba essere diviso in tre settori. Il governo regionale del Kurdistan, che opera apertamente contro la sovranità dell’Iraq ed è allineato a Turchia e Israele, è ai ferri corti con il governo federale di Baghdad e possiede de facto l’indipendenza. I corrotti leader del governo regionale del Kurdistan hanno impedito all’esercito iracheno di controllare alcuni valichi del confine iracheno-siriano nel nord, usati dai ribelli in Siria, ed hanno permesso agli israeliani di usare il Kurdistan iracheno come base delle operazioni contro la Siria e l’Iran. Come hanno fatto in Iraq durante il caos, gli Stati Uniti e i loro alleati usano soldi e settarismo. L’insurrezione in Siria è finanziata dagli Stati Uniti e dai membri della loro coalizione anti-siriana, come i sauditi e il Qatar. Inoltre, i gruppi di opposizione al governo siriano sono stati finanziariamente cooptati dal ramo siriano della Fratellanza musulmana, grazie al finanziamento estero ricevuto per rovesciare il governo siriano. Un esponente dell’opposizione ha ammesso che i Fratelli musulmani “ci hanno chiesto di quanto avevamo bisogno, glielo abbiamo detto e loro ci hanno mandato immediatamente tale importo”. Inoltre, i fondi esteri non sono stati utilizzati solo per pagare ciò di cui avevano bisogno, ma i Fratelli musulmani dicevano ad attivisti e oppositori del governo che “dovrebbero prendere l’uno per cento dei finanziamenti per i loro stipendi personali”. Non ci dovrebbe essere alcun dubbio che i ribelli in Siria ed Israele siano dalla stessa parte. Le forze anti-governative in Siria hanno persino ringraziato Israele in diverse occasioni ed erano giubilanti per gli attacchi israeliani contro Jamraya. In conseguenza dell’imbarazzante attenzione che hanno ricevuto per essersi allineati con Israele, i ribelli in Siria hanno cambiato marcia e cercato di salvare la faccia sostenendo ridicolmente che Israele è segretamente alleato con Bashar al-Assad, l’Iran e Hezbollah.
Ha qualcosa di significativo quando i funzionari israeliani dicono che non vedono il cambio di gestione di al-Qaida in Siria come una minaccia per Tel Aviv. Amos Gilad, ufficiale dell’esercito israeliano, ha dichiarato apertamente che al-Qaida non rappresenta alcuna preoccupazione per Israele e “anche se [i suoi] elementi ottengono un punto d’appoggio in Siria nel caos della guerra civile del paese, l’asse Siria-Iran-Hezbollah che affrontano [è] di gran lunga più pericoloso” per Israele. In realtà, i governi di Israele, Turchia, Arabia Saudita, Qatar, Regno Unito, Francia e Stati Uniti sono in combutta con i presunti terroristi che alcuni di loro dicono di contrastare o di combattere. Hanno utilizzato dei gruppi definiti dei rami di al-Qaida come truppe terrestri in Siria e in Libia. In caso di successo, alla fine si cercherà di utilizzare gli stessi militanti per accendere insurrezioni in luoghi come il Caucaso del Nord, Distretto Federale della Russia. Mentre Libano, Iran, Iraq e palestinesi vengono attaccati attraverso la destabilizzazione della Siria, i Paesi che aggrediscono la Siria preparano anche le fiamme che li bruceranno se il “Nuovo Medio Oriente” degli USA venisse inaugurato con un battesimo di fuoco e sangue. L’instabilità siriana e la possibile spartizione della Siria potrebbero innescare una guerra civile in Turchia e addirittura portare alla spartizione della Turchia stessa. Anche la Giordania sarà consumata dalle fiamme che bruciano la Siria. Se la Siria crolla, gli iraniani hanno espresso un avvertimento inequivocabile a re Abdullah II di Giordania sul suo futuro. Il messaggio di Teheran ad Abdullah II, un despota che arresta coloro che solo parlano negativamente di lui, ma che viene invitato alla Casa Bianca per parlare di democrazia in Siria, è semplice: “È necessario essere consapevoli del fatto che se gli Stati Uniti decidono di entrare in guerra con la Siria, il vostro regno vi sarà trascinato.” Né l’Arabia Saudita o il Qatar saranno risparmiati dalle fiamme che la Casa dei Saud e dei loro rivali al-Thani alimentano per conto dell’amministrazione Obama e d’Israele nei loro tentativi in Siria che potrebbero, infine, innescare una guerra totale in Medio Oriente e oltre.
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