La Cina, nella sua veste di seconda principale economia al mondo e di attore di primo piano nello scenario internazionale, riuscirà a rompere il modello più volte ripetuto nella Storia di grande potenza portata giocoforza ad aspirare all’egemonia globale e ad evitare in tal modo di cadere nella cosiddetta trappola di Tucidide? Con domande di questo tenore nella mente, 1700 giornalisti stranieri provenienti da 100 Nazioni diverse sono affluiti a Pechino per la copertura del 18mo Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese e per cercare di comprendere quale direzione prenderà il Paese nel prossimo decennio.
La Cina non tenderà mai all’egemonia né si lascerà coinvolgere in una contesa per l’espansione su scala internazionale. Il rapporto finale del 18esimo Congresso Nazionale del PCC ha mandato una volta di più al mondo un chiaro messaggio per cui la Cina seguirà senza tentennamenti un percorso verso uno sviluppo pacifico, e perciò non vi è alcuna ragione per cui temere l’ascesa cinese. Nel documento si leggono parole nuove o espressione di rilevanza centrale quali “l’umanità nel suo insieme”, la condivisione degli interessi comuni di tutto il genere umano, l’avvio di una politica strategica basata sul principio del vantaggio comune, una politica estera indipendente e pacifica, “promuovere la democratizzazione delle relazioni internazionali” e infine “diventare una superpotenza responsabile”: tutti quanti concetti che rilflettono la ferma determinazione cinese a favorire pacificazione e sviluppo su scala mondiale.
Chi darà da mangiare alla Cina? La Cina cercherà l’egemonia? Sono diverse le teorie sul “pericolo cinese” che si sono succedute da quando il “leone dormiente” si è risvegliato. Contemporaneamente sempre più persone hanno cominciato a discutere invece dei contributi e delle opportunità che la Cina può fornire.
Sin dall’avvio della politica di riforma e di apertura verso l’esterno la Cina è stata in grado di costruire un miracolo economico con mezzi del tutto pacifici e ha inoltre mantenuto un complessivo equilibrio nel processo di trasformazione interno alla sua società che ha influito fortemente sul benessere non solo cinese ma anche di tutti gli altri popoli del mondo. Proprio come ha fatto notare lo studioso britannico Barry Buzan, i 30 anni appena trascorsi sono lì a dimostrare come una ascesa pacifica da parte della Cina non solo sia assolutamente praticabile, ma apra in generale anche un percorso nuovo per l’ascesa delle superpotenze.
Il filosofo britannico Bertrand Russell scrisse negli anni ’30 del ‘900 che il mondo moderno aveva impellente necessità di scoprire i principi dell’etica tradizionale cinese, primo tra tutti l’affabilità. Il mondo sarebbe stato pregno di felicità e di buoni auspici se tali principi etici fossero stati rivalutati. Dall’applicazione pratica del principio tradizionale di “pace da coltivare” fino alle proposte di una strategia diplomatica atta a edificare un equilibrio pacifico su scala mondiale, la Cina ha mostrato di essere non solo il motore principale dello sviluppo economico a livello globale, ma è stata anche capace di introdurre nel mondo il concetto di “armonia senza uniformità”.
La sfida per lo sviluppo pacifico non coincide assolutamente con uno sviluppo libero da principi etici, e a sua volta esso non deve sacrificare né ledere gli interessi strategici della Cina. La Cina persevererà nella salvaguardia della propria sovranità nazionale, della sua sicurezza e dei suoi legittimi obiettivi senza mai cedere nei confronti di alcuna pressione proveniente dall’esterno. Il Paese non è fonte di alcuna instabilità e a sua volta non ne teme alcuna rivolta nei suoi confronti. La Cina non esiterà a rispondere duramente in caso di ogni provocazione esterna al fine di preservare l’equilibrio e la giustizia nelle relazioni internazionali e per favorire pace e sviluppo nel mondo.
In una fase storica di instabilità come quella attuale che il mondo sta attraversando, la Cina ha garantito l’apporto di energia positiva e fiducia all’interno di uno scenario di per sé anarchico e caotico, nel pieno rispetto del proprio solenne impegno per uno sviluppo pacifico.
Fonte: Il Quotidiano del Popolo
Traduzione di Alessandro Iacobellis
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