La FIAT è uno dei caposaldi dell’economia italiana e la vita economica nazionale risente nel bene e nel male delle sue scelte. Le spregiudicate operazioni finanziarie dell’a.d. Marchionne, la paventata chiusura dello stabilimento di Termini Imerese ovvero le note di cronaca al limite dello scandalistico che rigurdano gli esponenti della famiglia Agnelli (ormai Agnelli-Elkann) sono di dominio pubblico. In effetti a questo modello di capitalismo selvaggio c’era stata la possibilità di trovare un’alternativa nella persona di Edoardo Agnelli, il quale sarebbe risultato a tutti gli effetti erede dell’impero economico-finanziario di famiglia, ma il suo stile non rientrava nei parametri manageriali contemporanei e più volte era stato esortato a farsi da parte a fronte di laute prebende fino alla sua scomparsa rimasta agli annali come caso di suicidio.
In effetti l’aspetto che tutti conosciamo di lui è quello di una persona stravagante, seguace del discusso santone Say Baba, devoto di San Francesco d’Assisi ed occasionalmente dedito agli stravizi, le cui complessità e difficoltà caratteriali sarebbero culminate nel suicidio del 15 novembre 2000. Sulla sua scomparsa si era ben presto incentrata l’attenzione di una troupe televisiva iraniana, intenzionata a girare un documentario su Edoardo Agnelli, convertitosi a suo tempo all’islam shiita e al centro di grande interesse in Iran per la sua spiccata sensibilità che avrebbe voluto canalizzare in una gestione della FIAT più oculata e attenta alle istanze sociali. Gli ostacoli giudiziari che questa troupe trovò nel corso delle sue ricerche in Italia attireranno perciò l’attenzione di Giuseppe Puppo, giornalista e scrittore trapiantato da anni a Torino, il quale, senza alcun pregiudizio in positivo o in negativo su Edoardo Agnelli, si sarebbe parimenti impegnato in queste ricerche sulla sua vita e morte. Il suo lavoro sarebbe culminato nella pubblicazione per i tipi di Koinè Nuove Edizioni a inizio 2009 del libro Ottanta metri di mistero. La tragica morte di Edoardo Agnelli e dalle sue indagini giornalistiche ha preso il via la conferenza che ha tenuto per l’associazione culturale Strade d’Europa di Trieste nella conferenza Luci e ombre della FIAT, realizzata con il contributo finanziario dell’Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario di Trieste. Nella sala conferenze dell’Hotel Letterario Victoria piena di pubblico, Puppo ha spiegato che questi 80 metri che danno il titolo alla sua opera, sono il volo che Edoardo avrebbe fatto dal cavalcavia stradale da cui si sarebbe gettato per suicidarsi, ma vi sono diversi lati oscuri, a partire dalle condizioni del cadavere, ben differenti da quelle di una persona gettatasi da quell’altezza. Per non parlare del suo abbigliamento oltremodo trasandato, cosa per lui non usuale, e del fatto che in un’ora di traffico autostradale intenso nessuno ha notato Edoardo gettarsi, tanto più visto che avrebbe dovuto scavalcare un parapetto di una certa altezza, cosa estremamente ardua per lui all’epoca claudicante e sovrappeso. Queste sono solo alcune delle discrepanze maggiori notate da Puppo, ma evidentemente trascurate dagli inquirenti e dai medici legali che, a fronte delle dichiarazioni del primo minuto in cui si promettevano accurate indagini, archiviarono altresì rapidamente tutta la vicenda.
In un cammino a ritroso, l’autore scopre gli aspetti meno noti della vita di Edoardo, a partire dalla sua sensibilità sociale per giungere al consenso di cui godeva in Iran, ove oggi è ricordato come martire dell’Islam: attento studioso del mondo sciita, nonché amico o corrispondente di personalità estremamente in vista nello Stato iraniano, Mahdi (questo il nome da lui scelto al momento della conversione) Agnelli è ritenuto vittima di un complotto sionista, giacchè certi ambienti economici avrebbero mal visto una sua ascesa al potere nella FIAT e favorito piuttosto la scalata del ramo Elkann (imparentato con l’alta finanza ebraica parigina), come poi sarebbe in effetti accaduto. A prescindere da questi aspetti complottistici, Puppo attinge preziose informazioni da Marco Bava, consulente finanziario ed amico fraterno di Edoardo, col quale avrebbe lavorato in tandem nel caso di una sua ascesa ai vertici della casa torinese. Bava conferma l’approccio pesantemente critico del suo giovane amico nei confronti del capitalismo selvaggio che stava assorbendo anche la FIAT, laddove avrebbe voluto creare un’azienda attenta alle esigenze del Paese e protagonista del suo sviluppo non solo economico ma anche e soprattutto sociale: a fronte delle possibilità economiche che gli si prospettavano, avrebbe voluto investirle affinchè la FIAT non fosse più un parassita dello Stato tramite incentivi alla rottamazione e sussidi vari, bensì un attore attivo e attento anche alle scelte strategiche globali all’estero. Grande era stato quindi il suo sconforto a fronte delle insistenti pressioni del patriarca di casa Agnelli che intendeva liquidarlo con una corposa buonuscita e lasciare mano libera ai cugini Elkann: a tal proposito è cronaca recente la polemica scatenata da Margherita Agnelli, sorella di Edoardo a suo tempo beneficata di un cospicuo vitalizio per farsi da parte nella gestione del patrimonio di famiglia, ma salita alla ribalta per aver sollevato sospetti ben fondati in merito all’esistenza di un patrimonio occulto di famiglia di cui lei non sarebbe stata resa partecipe e tanto meno il fisco italiano. Proprio i rapporti famigliari saranno un nervo scoperto di Edoardo, il quale sentiva la sua sensibilità sociale e la sua ricerca spirituale (ancorchè condotta in maniera apparentemente caotica e con alcune cadute di stile fattesi però via via più rare, ma che erano le informazioni su di lui rimaste maggiormente impresse nei media) incompresa dalle fredde regole del capitalismo cui la sua famiglia si era soggiogata. Moltissimi amici in Italia e nel mondo hanno testimoniato a Puppo le frustrazioni di Edoardo e di come sentisse la mancanza attorno a sé di una sfera famigliare affettuosa e non dedita solamente agli affari.
Nel corso del dibattito seguito all’intervento del relatore sono emersi ulteriori spunti su cui l’ospite si è infine soffermato: sono state evidenziate le similitudini fra i lati oscuri della morte di Edoardo e quella di Jörg Haider, anch’essa frettolosamente archiviata; l’attualità dell’argomento in oggetto è testimoniata dall’uscita proprio in queste settimane del libro del giornalista Gigi Moncalvo dal titolo I lupi e gli Agnelli. Ombre e misteri della famiglia più potente d’Italia; questo presunto suicidio rimane al centro dell’attenzione non solo in Iran ma anche in Libano, con approfondimenti giornalistici e documentari televisivi, laddove in Italia Ottanta metri di mistero ha trovato notevoli difficoltà nella distribuzione e pubblicizzazione.
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