Il 10 maggio scorso si sono tenute nelle Filippine le elezioni (presidenziali, parlamentari e amministrative) e sono stati eletti in tutto 18.000 rappresentanti locali e nazionali. Nuovo Presidente del Paese è diventato Benigno Aquino III (xx) (leader del Liberal Party, LP), eletto con il 40% dei voti. Alle urne si è recato l’85% della popolazione, su un totale di 50 milioni di abitanti. Aquino Jr succede a Gloria Macapagal Arroyo ed è stato nominato quindicesimo Presidente delle Filippine.
Per la prima volta nel Paese si è votato con un sistema di conteggio elettronico che ha creato qualche problema tecnico ma ha notevolmente ridotto i tempi per lo scrutinio (1).
Gli sfidanti del neo eletto Presidente erano: Joseph Estrada, già Presidente delle Filippine dal 1998 al 2001, anno in cui fu costretto a dimettersi a cause di accuse di corruzione che, essendo fondate, gli hanno fatto passare un periodo di detenzione in carcere; l’altro sfidante era Manny Villar, quinto uomo più ricco del Paese secondo la rivista “Forbes” (2); e il Presidente uscente Gloria Macapagal Arroyo, quattordicesimo Presidente del Paese e primo vicepresidente donna del Paese durante la presidenza di Estrada.
La Commissione elettorale ha annullato il voto in cinque municipalità perché, a causa di ripetute manifestazioni violente, la popolazione non ha potuto votare con libertà. I morti sono stati una decina tra i sostenitori dei vari candidati e la polizia; questa violenza nel periodo elettorale viene considerata “normale” nel Paese perché tutti i candidati alle elezioni presidenziali hanno l’abitudine, oltre a presentarsi al pubblico, di assoldare un esercito privato pronto a tutto pur di ottenere voti. A questi eserciti privati vanno aggiunti i ribelli.
Oltre trentuno milioni di euro sono stati spesi in manifesti elettorali e pubblicità alla televisione e alla radio locali tra novembre dell’anno scorso e gennaio di quest’anno dai candidati alle elezioni presidenziali, utilizzando anche fondi pubblici. I funzionari governativi si appropriano dei fondi destinati ai servizi pubblici e li utilizzano per soddisfare i propri interessi. Per gli analisti questo è un esempio della corruzione che da sempre affligge il Paese e che costa ogni anno oltre tre miliardi di euro.
La corruzione è la principale causa della povertà cronica vissuta dalla popolazione. Proprio la corruzione è anche uno dei tanti problemi che affliggono il Paese e che il neo Presidente intende risolvere. Nel suo primo discorso ufficiale sullo stato del Paese, tenutosi il 30 giugno scorso al momento del giuramento del neo Presidente davanti al giudice della Corte Suprema, Aquino ha addossato le colpe della crisi sull’amministrazione Arroyo e ha assicurato il cambiamento radicale del Paese. La signora Arroyo è stata accusata di aver creato, tra il 2009 e i primi mesi del 2010, un buco finanziario superiore ai tre miliardi di euro. Di conseguenza il nuovo Presidente ha annunciato il varo di una speciale commissione contro la corruzione e una campagna per fermare i crimini sommari.
Gli altri problemi riguardano la riforma agraria, le tensioni tra la maggioranza cristiana del Paese e la minoranza musulmana e il problema delle milizie private.
Il neo eletto Presidente ha ribadito il suo impegno nella lotta alla corruzione. La corruzione è diffusa non solo nel settore pubblico e nelle grandi aziende ma anche a livello locale e costa alle Filippine vari milioni di moneta locale. Nel Paese la corruzione si è rapidamente diffusa per l’egoismo di chi opera nelle principali aziende del settore pubblico e privato, da cui dipendono la produzione e la maggior parte della forza lavoro delle Filippine.
Per Aquino il futuro si preannuncia tutto in salita; infatti lo aspettano gli enormi problemi che affliggono l’unica nazione cattolica in Asia. Nel Sud del Paese, l’insurrezione di alcune tribù musulmane, in altre parti rurali del Paese i ribelli comunisti che continuano ad intralciare l’azione di governo, e infine, il numero sempre crescente di filippini che cercano all’estero migliori condizioni di vita per sfuggire alla corruzione e alla conseguente povertà che affliggono la maggior parte della popolazione.
La disparità sociale ed economica tra nord e centro, a maggioranza cristiana, e il sud, a minoranza musulmana, spiegano gran parte delle tensioni presenti nel Paese. La popolazione musulmana vive nelle zone più povere dell’arcipelago e accusa il governo di non aver favorito la loro integrazione. L’ex presidente Arroyo è stata accusata dai soldati di finanziare i guerriglieri secessionisti del sud per garantirsi il supporto duraturo degli Stati Uniti (..).
Aquino, nelle recenti elezioni, ha conseguito la vittoria in molte zone di Mindanao, la Regione Autonoma Musulmana. Le elezioni a Mindanao sono state libere e trasparenti.
La Chiesa filippina è molto influente nel Paese; all’indomani della suo nomina, ad Aquino è stato chiesto di realizzare la riforma agraria (3), rispettare il Documento sulla salute sessuale e riproduttiva, estirpare il nepotismo e la corruzione della pubblica amministrazione e garantire la sicurezza alimentare nel Paese. La Chiesa filippina ha indicato una serie di priorità: i Vescovi hanno redatto e diffuso un documento in tredici punti, che hanno sottoposto all’attenzione dell’opinione pubblica. Il testo parte dal constatare che la precedente amministrazione Arroyo ha fallito nell’affrontare alcune delicate questioni sociali, auspicando che il nuovo Presidente si impegni a risolverle.
L’andamento della politica interna imposta dal nuovo Presidente potrebbe avere ripercussioni anche a riguardo della politica estera del Paese. La collocazione geografica delle Filippine è molto importante, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con il potente vicino, la Cina.
Le Filippine hanno siglato con la Cina un accordo di cooperazione riguardante il turismo, l’energia, la pesca, il commercio e gli investimenti. Una delle priorità di questo accordo è quella di voler trasformare il mare della Cina del Sud da area di conflitto a zona di cooperazione, nel contesto delle relazioni bilaterali e multilaterali; per questo i due Paesi hanno firmato un accordo sulla pre-esplorazione marina per la ricerca del petrolio e sulla regolamentazione per la pesca nella zona, dicendosi pronti a metter fine alla disputa sulle isole Spratly (4).
(1) Il neo Presidente è il figlio di due personaggi importanti per la storia repubblicana delle Filippine; infatti il padre era l’eroe della resistenza alla dittatura di Ferdinand Marcos, Benigno Aquino, che il 21 agosto del 1983 venne assassinato all’aeroporto di Manila di ritorno da un periodo di esilio politico. La madre era Corazon Aquino, prima donna a diventare Presidente di un Paese asiatico. Era stata Presidente dal 1986 al 1992 e la sua politica aveva portato alla caduta della dittatura di Ferdinand Marcos. Nelle Filippine era considerata, ed è considerata anche dopo la sua morte, l’eroina della democrazia per il suo ruolo centrale nella rivoluzione del “People Power” del 1986.
(2) I problemi tecnologici legati al voto digitale hanno costretto a prolungare l’orario delle votazioni di un’ora per andare incontro alle persone che aspettavano in fila fuori dai seggi. La commissione elettorale si è comunque detta soddisfatta di questo primo voto digitale. In passato ci volevano settimane per completare lo spoglio delle schede e conoscere il nome del vincitore.
(3) Rivista statunitense di economia e finanza
(4) La riforma agraria è prevista dal Comprehensive Agrarian Reform Program (CARP), che prevede la redistribuzione delle terre dai latifondisti ai cittadini
(5)http://www.eurasia-rivista.org/4362/l%e2%80%99espansione-cinese-nel-mar-cinese-meridionale-il-caso-delle-isole-spratly
(6) Le truppe statunitensi assistono l’esercito governativo
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