Fonte: http://www.strategic-culture.org/pview/2011/02/27/libya-the-empire-strikes-back.html
Preambolo: ho iniziato a scrivere quest’articolo prima dell’escalation degli eventi in Libia, ma illustra il motivo per cui è imperativo che noi capiamo cosa esattamente sta accadendo in Medio Oriente e Nord Africa, soprattutto quando si tratta di distinguere tra i nostri desideri e la realtà. Questo è particolarmente vero su quanto sta accadendo in Libia, dove realtà e invenzione vengono confuse nella copertura mediatica.
Socialismo o barbarie?
Lo so, è un grido nel deserto, ma gli eventi che si stanno dispiegando ad un ritmo troppo veloce per tenere il passo – è un grido teso ad un nuovo modo di vita, ma ancora un grido senza forma, senza direzione e estremamente vulnerabile a tutti i generi di forze. In Egitto, come sempre, i militari sono ancora al potere. Lo stesso vale per tutti i paesi coinvolti. Eppure la realtà è che, a meno che le cause economiche e politiche vengano affrontate, non cambierà per nulla, tranne forse alcune piccole concessioni.
Così, in mancanza di un qualsiasi tipo di interesse economico vitale, per non parlare di alternativa politica, e senza alcun reale cambiamento al vertice in nessuno dei paesi interessati, le cose appaiono torbide. E più il tempo passa, prima che un reale cambiamento sia messo in moto, più possibilità ha l’Impero di reagire.
E credo sia chiaro che gli eventi in Libia sono l’inizio di una controffensiva da parte dell’Impero, per cercare di riprendere il controllo della situazione (vedi su ciò le ‘Riflessioni del compagno Fidel: Il Piano è occupare la Libia’ e Glen Ford (eccellente come al solito) ‘Gheddafi on Outs‘.
Cerchiamo di essere chiari, non si tratta di qualunque cosa si pensi della “rivoluzione verde” di Gheddafi, si tratta del tentativo da parte USA/UE di intercedere direttamente e militarmente nella situazione in Medio Oriente/Nord Africa, molto probabilmente attraverso l’uso della NATO (ironia della sorte, gli Stati Uniti hanno una presenza militare enorme in Bahrain, Qatar, Kuwait e, naturalmente, Iraq, ma sono incapaci di usarla in modo unilaterale, in tal modo la necessità della Libia).
E convenientemente una delle storie che fanno notizia è l’affermazione che Gheddafi abbia direttamente ordinato l’attentato di Lockerbie, una denuncia fatta da Mustafa Abdel-Jalil, (suppongo ex) ministro della giustizia di Gheddafi.
Praticamente tutti i servizi giornalistici sulla Libia rivelano molto poco di ciò che sta realmente accadendo, la maggior parte sono segnalazioni di eventi, ma manca ogni tipo di verifica (vedi ‘Fear stalks Tripoli, celebrations in Libya’s east‘). Così è difficile sapere chi fa cosa a chi, in modo da ottenere rapporti su “mercenari africani”, ma la Libia è un paese africano con, ci credereste?, popolazione africana all’interno.
Alcuni analisti sollecitati nel saltare alle conclusioni sulla Libia, sottolineano che il paese ha una popolazione nera significativa, che semplicemente militerebbe nell’esercito regolare e potrebbe essere scambiata per mercenari. Questi includono ciadiani che si schierarono con Gheddafi nei conflitti passati con il Ciad, e sono stati premiati con case, posti di lavoro e cittadinanza libica. Has Gaddafi unleashed a mercenary force on Libya?, The Guardian, 22 febbraio 2011
Nei media occidentali vi è stata una vera e propria tempesta propagandistica su Gheddafi, alcuni lo chiamavano “pazzo” e, ovviamente, il prevedibile ”comportamento imprevedibile” dell’uomo, ed è vero, il ragazzo è un po’ eccentrico, almeno nel suo comportamento personale. Pensando però ai primi giorni dell’insurrezione egiziana, quando oltre 300 persone furono uccise dal regime militare, non ricordo nessuna delle notizie mainstream parlare del “pazzo” e “imprevedibili” generali al potere. Invece leggiamo di come erano “responsabili”, non che dirigevano una dittatura militare-affaristica. Si tratta di una classica configurazione imperiale per l’abbattimento.
Dovremmo anche ricordare che, dopo il 9/11, Gheddafi ha compiuto un completo voltafaccia e ha fatto qualche tipo di accordo con i pirati, scaricando rapidamente la sua retorica anti-imperialista (non che sembra avergli portato una punta di minimo beneficio), e si è unito alla farsa della “guerra al terrore”, dimostrando ancora una volta che l’Impero non ha amici. Tutti sono dispensabili.
2011, anno di rivoluzioni?
All’inizio di febbraio ho alluso al 1848, anno di rivoluzioni, chiedendo se il 2011 sarà un momento come il “1848”. Il 1848 fu (presumo casualmente) l’anno della pubblicazione del Manifesto del partito comunista. Fu anche l’anno in cui Marx si trasferì a Parigi, l’epicentro delle insurrezioni europee, così come l’Egitto è il catalizzatore dell’attuale ciclo di insurrezioni. Ma quali sono le probabilità che le insurrezioni diventino una rivoluzione?
Questo è, in parte, ciò che Marx ha scritto su i fatti del 1848:
Il paese, tuttavia, che trasforma intere nazioni in proletari, che con le sue braccia gigantesche abbraccia l’intero globo, che ha già una volta preso a carico il peso della contro-rivoluzione europea, e in cui l’antagonismo di classe ha raggiunto un elevato grado di sviluppo – [gli Stati Uniti] sembrano essere la roccia su cui le onde rivoluzionarie si dividono e disperdono e che affama perfino la società futura nel grembo materno. [Gli Stati Uniti] dominano i mercati mondiali. Una rivoluzione delle condizioni economiche di un qualsiasi paese del continente europeo, o addirittura di tutto il continente, ma è che una tempesta in un bicchiere d’acqua, a meno che [gli Stati Uniti] partecipino attivamente ad essa. La condizione degli scambi e del commercio di una qualsiasi nazione dipende dal suo rapporto con le altre nazioni, dipende dalle sue relazioni con i mercati mondiali. [Gli Stati Uniti] controllano il mercato mondiale, e la borghesia controlla gli [Stati Uniti]. Colonia – 31 dicembre 1848. marxists.org
Naturalmente, nell’originale era l’Inghilterra non gli Stati Uniti, ad essere la maggiore potenza imperiale ed era l’Europa non il Medio Oriente ad essere stata nell’occhio del ciclone. Ma se ci sono grandi differenze con il 1848, diretti parallelismi possono essere fuorvianti. Nel 1848 l’Inghilterra era una potenza imperiale ancora al suo apogeo, gli USA invece, sembravano essere su una traiettoria discendente, nonostante la sua travolgente potenza militare e (in diminuzione) economica.
Ma, come ha rilevato Marx nel 1848, non c’è movimento rivoluzionario né negli Stati Uniti o nell’Unione europea, e tanto meno nei paesi in via insurrezionale, quindi aspettarsi una pressione dai cittadini dell’impero è altamente improbabile. La sinistra, così com’è, è ancora euforica per gli eventi in Egitto e si è unita al coro concentratosi su Gheddafi, non sull’Impero (con notevoli eccezioni).
Seguite il denaro
Ma proprio mentre la situazione economica ha in parte innescato il 1848, così anche oggi le politiche neoliberiste del FMI e della Banca Mondiale sono centrali per la nostra comprensione di come e perché il Medio Oriente/Nord Africa sia in rivolta. Le politiche neoliberiste imposte al popolo dalle varie e occasionali dittature installate/sorrette dall’Impero, erano semplicemente la goccia che ha fatto traboccare il vaso, quando si aggiunsero alla repressione politica.
Quindi, delle vere e proprie rivoluzioni sono davvero possibili in Medio Oriente/Nord Africa senza una rivoluzione negli Stati Uniti? Ovvero, le rivoluzioni socialiste sono possibili ovunque senza una rivoluzione nel “ventre della bestia”?
Tutte le cose sono finite e nessun impero dura per sempre. L’Impero di Roma cadde e, alla fine, da qualche parte nel futuro, cosi sarà anche per l’impero globale degli Stati Uniti. Washington e le sue coorti stanno cominciando ad affondare nelle sabbie del Medio Oriente. Il governo statunitense ha messo gli Stati Uniti dalla parte sbagliata della storia. Se Mubarak era il moderno faraone d’Egitto, allora sulla scena mondiale, gli Stati Uniti sono il faraone. Anche Washington alla fine vedrà la vergogna, se non ascolterà il coro crescente. The Popular Uprising in Egypt: The Military Machine Remains Intact, The Political Status Quo Prevails di Mahdi Darius Nazemroaya
Nobili parole, ma in realtà chi le ha scritte nella storia di cui parla Nazemroaya? Con l’idea del socialismo totalmente screditata agli occhi di molti, e il sempre presente anti-comunismo, che ancora pervade la nostra coscienza, le insurrezioni del 2011 non saranno più di un pallido riflesso di quello che avrebbero potuto essere?
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La ripubblicazione è gradita con riferimento alla rivista on line Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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