Traduzione a cura di Erica Aiazzi
Fonte: www.globalresearch.ca
Il vice presidente egiziano Omar Suleiman, ex capo dei servizi segreti e capo delle operazioni di tortura e’ il pubblico ufficiale identificato da Israele piu’ di due anni fa come candidato favorito alla successione del presidente Hosni Mubarak, secondo quanto trasmesso da WikiLeaks questa settimana.
Il sostegno israeliano per Suleiman e’ stato reso pubblico dal Daily Telegraph, un giornale britannico politicamente schierato a destra, che ha ottenuto registrazioni della diplomazia statunitense che sono state pubblicate piu’ tardi sul sito dell’organizzazione informatrice di Internet.
Suleiman e’ stato a capo dei negoziati con i gruppi di opposizione per conto del regime Mubarak, e ha il supporto del’amministrazione Obama per guidare il “regime di transizione” che manterrebbe la dittatura militare pro-USA nel caso in cui Mubarak si dimetta o lasci il paese. Registrazioni dalle ambasciate americane di Tel Aviv e del Cairo mostrano Suleiman come il personaggio principale per una collaborazione con Israele nella repressione palestinese, soprattutto a Gaza, dove l’Egitto controlla parte del confine. E’ stato anche l’alleato chiave degli ufficiali statunitensi in operazioni segrete, incluse interpretazione e tortura, perpetrate nel nome della “guerra la terrore”.
Riferendosi a una visita del ministro della difesa israeliano Ehud Barak in Egitto, un alto consigliere israeliano, David Hacham, ha detto al suo interlocutore all’ambasciata americana a Tel Aviv che “l’apparenza anziana e il discorso farfugliante” di Mubarak aveva “scioccato” Barak e gli altri della delegazione israeliana. Al contrario, l’annotazione della registrazione del 23 agosto 2008, scrivendo in modo sbagliato il nome del pubblico ufficiale egiziano: “Hacham ha molto lodato Soleiman, comunque, e ha notato che una linea diretta istituita tra il MOD (Ministro della Difesa israeliano) e il servizio generale di intelligence egiziano viene adesso utilizzata giornalmente”.
“Hacham ha annotato che gli Israeliani credono che Suleiman occupera’ per lo meno la posizione di presidente ad interim se Mubarak morisse o fosse impossibilitato”, la registrazione continua, aggiungendo: “Noi ci rimettiamo all’ambasciata del Cairo per l’analisi degli scenari della successione egiziana, ma e’ fuori dubbio che Israele e’ piu’ sicuro con la prospettiva di Omar Soleiman”. Ulteriori registrazioni dall’Ambasciata statunitense al Cairo spiegano perche’ Suleiman fosse l’ufficiale favorito sia dagli Israeliani che dagli Americani.
26 gennaio 2006 – una nota per il direttore dell’FBI in visita, Robert Mueller, dice: “La CIA ha una relazione forte e in crescita con il servizio di intelligence egiziano (EGIS). Crediamo che la Sua visita possa aiutare l’FBI a stabilire una partnership ugualmente robusta e produttiva con il Servizio Investigativo di Sicurezza Statale. Nonostante essi vedano l’interesse nazionale nel migliorare la cooperazione nel campo di applicazione della legge, leader come Omar Soliman, il ministro degli interni Adly, il direttore del SISS Abdel Rahman e in particolare il presidente Mubarak…”. Il ministro degli interni e’ stato successivamente licenziato, e ora affronta le spese dell’autorizzazione della tortura sui prigionieri. E’ il capro espiatorio dei crimini in cui tutti gli ufficiali nominati sopra, e Suleiman in particolare, sono implicati. La “relazione forte e in crescita” con la CIA ha significato trasferimento di prigionieri che dovevano essere torturati dagli interrogatori egiziani sotto la direzione di Suleiman.
Il cablo ha messo in luce una serie di misure anti-democratiche, tra cui l’imprigionamento del leader dell’opposizione Ayman Nour, che e’ arrivato secondo dopo Mubarak alle elezioni presidenziali del 2005, e notando che queste azioni “hanno minato la credibilita’ di Mubarak come leader di riforme democratiche”, conclude: “La base dei nostri interessi strategici con l’Egitto, comunque, rimane importante come sempre”.
30 Ottobre 2007 – un cablo consigliava all’ufficiale dell’FBI in visita, John Pistole, “l’opportunita’ di rivedere e rinforzare la nostra cooperazione nel campo dell’applicazione della legge con il Servizio Investigativo per la Sicurezza Statale (SSIS), che e’ sotto gli auspici del Ministro degli Interni Habib Al Adly”, il sopra nominato capo delle operazioni di tortura, con cui l’FBI condivide impronte digitali e altre informazioni su “sospetti terroristi”.
12 Dicembre 2007 – un cablo dell’ambasciatore statunitense in Egitto Francis Riccardione trasmetteva lamentele da parte degli Egiziani sulle difficolta’ di gestire il problema di Gaza, che implicava “il bisogno di ‘spremere’ Hamas, evitando di essere visti come complici dell’assedio israeliano su Gaza”. L’Egitto ha giocato un ruolo di fondamentale importanza nei blocchi, poiche’ le sue forze controllavano l’unico territorio arabo adiacente all’enclave.
Secondo l’ambasciatore statunitense, “il capo dell’Intelligence Generale Egiziana, Omar Soliman, ci ha detto che l’Egitto vuole che Gaza sia ‘affamata’ ma non ‘muoia di fame’”. Suleiman, il Ministro della Difesa e il Maresciallo Superiore Tantawi “hanno tutti dichiarato che le IDF (Forze di Difesa Israeliane) sarebbero ‘benvenute’ a re invadere Philadelphi – se le IDF ritenessero che questo possa fermare il contrabbando”. In altre parole, i due piu’ importanti ufficiali di esercito ed intelligence hanno suggerito che un potere straniero dovrebbe stabilire il controllo sul territorio egiziano – il confine di attraversamento di Philadelphi – un’azione che in molti paesi sarebbe vista come un tradimento.
2 Gennaio 2008 – un cablo rivelava i commenti di Suleiman ad una delegazione statunitense di senatori repubblicani e membri del Congresso. Definiva l’Iran “una significativa minaccia per l’Egitto”, definiva l’Egitto “partner americano” ed esprimeva preoccupazione per una recente valutazione dell’Intelligence nazionale statunitense che riconosceva che l’Iran non aveva alcun programma attivo di armi nucleari.
Suleiman ha comunicato ai suoi visitatori statunitensi che si trattava del momento giusto per fare pressione per un accordo tra il regime israeliano e l’Autorita’ Palestinese dichiarando, in quello che deve essere considerato come l’eufemismo del decennio, che “gli stati arabi sono pronti a vedere una fine al ‘combattimento’” – cioe’ a ogni ulteriore resistenza del popolo palestinese contro l’espropriazione che lo stato Sionista sta portando avanti contro di loro. Non c’e’ da meravigliarsi che Omar Suleiman – ora vice presidente egiziano e possibile successore di Mubarak – sia descritto dall’ambasciata statunitense come “il piu’ positivo elemento nella relazione” tra le agenzie di intelligence statunitense ed egiziana.
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