Dalla fine del ventesimo secolo, l’Europa, in luogo di dedicarsi alle questioni più geopolitiche, si ingegna a migliorare le sue istituzioni fondamentali.
Ciò occorreva farlo per far posto ai nuovi paesi che entravano a far parte dell’Unione. È stato l’obbiettivo del vertice di Nizza (dicembre 2000) e di quello successivo (febbraio 2001). Giacché non si potrà mai distribuire oltre il 100% dei diritti di voto, il trattato di Nizza organizza una nuova divisione dei poteri.
Nel Consiglio dei Ministri della UE, la soglia della maggioranza qualificata è aumentata ed il numero di voti di ciascun paese riesaminato. Dal 1 ° gennaio 2007, Germania, Italia, Francia e Regno Unito abbandonano più di un quarto del loro peso politico relativo, passando dal 11,49% nella UE-15 dei voti al 8,41% nella UE -27, dal 1 ° gennaio 2007. Ad eccezione della Spagna, le perdite degli altri membri più anziani sono ancora più elevate. I paesi più popolosi [1], perdono anche il loro secondo commissario alla Commissione europea. La Commissione, eletta per cinque anni, a partire dal primo novembre 2004, ha la caratteristica di contare un solo commissario per ogni Stato membro, quale che sia la sua popolazione. I seggi dei deputati sono parimenti ridistribuiti.
Il trattato di Nizza appena siglato, il bisogno di istituzioni più adatte per una Unione allargata si impone immediatamente. Tutti ricordano che il progetto del Tratta che stabiliva una Costituzione per l’Europa è stato bloccato a maggio e a giugno del 2005, quando la Francia e i Paesi bassi la rifiutarono con un referendum. Appena eletto alla presidenza della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy spalleggia il cancelliere tedesco Angela Merkel, per trovare una soluzione, nell’ambito del Trattato di Lisbona (Consiglio d’Europa informale del 18 e 19 ottobre 2007). Anche questo viene bloccato a sua volta da un referendum negativo, dal referendum irlandese del giugno 2008.
Il prossimo 2 ottobre, gli Irlandesi si pronunceranno una seconda volta, dopo aver ottenuto alcune concessioni e garanzie.
La Commissione europea ha fatto quindi il punto dei compromessi raggiunti. « Molti cittadini irlandesi temono che il trattato possa influire sulle politiche fiscali del loro paese, sulla sua neutralità militare e su questioni etiche come l’aborto. Il Consiglio ha offerto garanzie giuridiche all’Irlanda che il trattato non violerà la sovranità del paese in questi settori. L’elettorato irlandese aveva inoltre obiettato al piano di riduzione del numero dei commissari europei, che aboliva il diritto degli Stati membri (Irlanda inclusa) a disporre automaticamente di un proprio commissario. Il Consiglio ha accettato di adottare le misure legali necessarie per garantire tale diritto a tutti e 27 i paesi dell’UE al momento dell’entrata in vigore del trattato. » [2].
Qualunque sia l’esito del secondo referendum irlandese, si spera che l’UE possa dedicare il secondo decennio del 21 ° secolo per fronteggiare altre sfide. Senza essere esaustivi, pensiamo allo stato di avanzamento del progresso di un’analisi geopolitica dell’Unione europea, allo sviluppo della difesa europea, all’invecchiamento della sua popolazione, alla sua eterogeneità economica, al deficit del bilancio commerciale extra-comunitario, ai deboli sforzi nella Ricerca e Sviluppo, alla diminuzione dei partecipanti alle elezioni per il Parlamento europeo, alla lotta contro la corruzione, al progresso della interconnessione tra i paesi membri, all’integrazione dei futuri membri, all’attuazione di partenariati con altri paesi ed alla ridefinizione dei rapporti con le Potenze di oggi e di domani …
1. I quattro precedenti più la Spagna.
2. Commissione europea, 12 – 12 2008 : http://ec.europa.eu/news/economy/081212_1_fr.htm
L’autore di questo articolo, Pierre Verluise, ricercatore presso l’IRIS, dirige il sito www.diploweb.com ; autore di 20 ans après la chute du Mur. L’Europe recomposée (Choiseul, 2009) ha recentemente pubblicato Géopolitique de l’Europe (Sedes, 2009).
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