È forse dai tempi delle proteste di Piazza dell’Università (primavera 1990) che i romeni non protestavano in maniera così convinta e motivata come stanno facendo a Pungesti. Ma se in Piazza dell’Università a malmenare la popolazione arrivarono i minatori chiamati da Ion Iliescu, oggi sono gli uomini in divisa della gendarmeria, rappresentanti ufficiali dell’ordine costituito e del governo di Victor Ponta, a intervenire in maniera dura e cattiva. E questo da lunghe settimane.

La popolazione sta facendo resistenza passiva contro l’estrazione da parte della multinazionale petrolifera Chevron del famigerato gaz de sist, una materia prima di fondamentale importanza per l’industria, di cui la zona attorno a Pungesti, nella zona di Vaslui, est della Romania, è ricchissima.

Alla consueta violenta arroganza delle multinazionali e delle imprese private che seguitano a voler sfruttare e a sfruttare la Romania prosciugandola dei suoi preziosi beni in cambio d’un tozzo di pane raffermo, si aggiunge l’elevatissimo pericolo cui incorrerebbe la popolazione se seguitassero i lavori di estrazione. Nicolae Ceausescu, a conoscenza della presenza di questo pur prezioso gas e intenzionato ad estrarlo, non diede ordine di procedere in tal senso, perché avvertito dell’estrema pericolosità di una simile impresa. Una su tutte: violenti terremoti. E per giunta la Romania è una zona ad alta pericolosità sismica.

Oggi, nonostante tutti siano a conoscenza del grande pericolo, il governo muove le sue milizie contro la popolazione, la quale – sarà bene tenerlo a mente – sta manifestando disarmata, in maniera pacifica e in massa, compresi vecchi, donne e bambini. In quarantacinque anni di comunismo, è il caso di dire, le forze dell’ordine non avevano mai agito in maniera così violenta come stanno facendo oggi a Pungesti. Segnale evidentissimo di enormi interessi economici, cui i padroni delle ferriere non vogliono rinunciare. Un ruolo primario lo svolge il governo di Ponta, il figlioccio politico di Ion Iliescu, che l’anno scorso fu implicitamente nominato presidente del Consiglio in pectore nei salotti buoni di Washington, alla solenne presenza di Hillary Clinton.

La situazione è talmente grave che la gendarmeria ha dichiarato la regione interessata «zona di speciale di pubblica sicurezza», uno status che lascia senza parole se si guarda ciò che prevede la legge per l’istituzione di un simile allerta. Leggiamo: «Per disposizione del capo della polizia municipale e/o cittadina, in zona urbana o rurale è possibile costituire zone speciali di pubblica sicurezza, in cui si allestiscono dispositivi supplementari di ordine e di sicurezza pubblica, adoperando altresì ulteriori formazioni di polizia: investigazioni criminali, reparti di intervento celere, ecc.». E al comma 2: «La costituzione della zona speciale di pubblica sicurezza avviene allorché su di uno spazio ristretto si concentra un fenomeno di infrazione: violenze, traffico e consumo di droghe, prostituzione, ecc.». Avete letto bene. Le pacifiche e giuste proteste della popolazione inerme sono de facto e de iure equiparate a «violenze, traffico e consumo di droghe, prostituzione».

Nei giorni scorsi le proteste sono servite, si fa per dire, a far interrompere i lavori alla Chevron, ma solo per 12 ore. La decisione della multinazionale è avvenuta dopo che dieci manifestanti sono entrati nel terreno della compagnia e hanno divelto gran parte della recinzione. A seguito di quello che la stampa romena ha chiamato «incidente», la Chevron ha sporto denuncia alla polizia, chiedendo l’apertura di un’inchiesta e il processo per i colpevoli. Ma vediamo nel dettaglio come si sono svolti i fatti in uno dei momenti di massima tensione tra polizia e popolazione, qualche settimana fa.

Circa 400 persone hanno lanciato sabato scorso una protesta, radunandosi su di un terreno privato, verosimilmente di un manifestante, collocato proprio davanti all’area data in concessione alla Chevron. I manifestanti provenivano anche da altre città della Romania per solidarietà nei confronti degli abitanti della zona.

La manifestazione si è svolta per lungo tempo in maniera pacifica, con la gente che scandiva slogan contro la gendarmeria e contro il governo. D’un tratto alcuni manifestanti sono entrati nell’area interessata, scagliando pietre contro i camion della Chevron e hanno iniziato a scardinare la recinzione. Una sassaiola invero ridicola e l’unica azione di forza della popolazione, che per altro è stata indirizzata contro degli automezzi e non contro le persone.

Ma ad esser eloquenti oltre ogni parola sono i filmati amatoriali che inchiodano alle proprie responsabilità gendarmeria e governo. Si guardino queste immagini (https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=9dwOIQzEbn4) oppure si digitino su YouTube le parole chiave Pungesti e Chevron. Non sarà necessario conoscere la lingua romena per rendersi conto dell’estrema gravità della situazione.

 

 

 


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