La conferenza annuale per l’anno 2013 del Forum di Boao per l’Asia (BFA) si è chiusa lunedì. Il tema di questa edizioni era “L’Asia alla ricerca dello Sviluppo Complessivo: Ristrutturazione, Responsabilità e Cooperazione”. Dal momento che la ripresa economica non è stata affatto costante nel 2012 e che le previsioni nel 2013 non sono ancora ottimistiche, tutti i Paesi asiatici devono individuare interessi comuni, ridimensionare le distanze e ricercare uno sviluppo condiviso.
Ci sono già diverse organizzazioni economiche trans-regionali in Asia che possono costruire piattaforme per quei Paesi che cercano la cooperazione, fra cui la Cooperazione Economica Asia-Pacifico (APEC) e l’Intesa per il Dialogo Trans-Pacifico (TPP). Gli Stati Uniti si inseriscono negli affari regionali dell’Asia e indeboliscono la tendenza del regionalismo asiatico a mettere da parte Washington attraverso l’APEC. Per quanto concerne il TPP, oltre alla condivisione dell’indotto emerso dal rapido sviluppo economico dell’Asia, l’intento più importante per gli Stati Uniti da promuovere è che il TPP li aiuti a prendere in mano l’iniziativa nel processo integrativo della regione Asia-Pacifico.
Per lungo tempo, la regione asiatica è rimasta priva di un vertice o di un’organizzazione che fosse seriamente guidata dall’Asia e che sintetizzasse gli interessi degli asiatici, fino a quando il Forum di Boao per l’Asia non ha colmato questa lacuna. L’Asia sta evidenziando un’opportunità storica. La pace e lo sviluppo sono ancora i temi dei nostri giorni. La ricerca della pace, della stabilità, dello sviluppo e della cooperazione è l’obiettivo comune dei popoli asiatici di ogni Paese.
La globalizzazione economica si sta sviluppando sempre più dinamicamente e la ristrutturazione economica ha raggiunto un primo successo in molte nazioni del nostro continente. Grazie al ritmo sostenuto dell’ottimizzazione industriale e dell’avanzamento tecnologico, i Paesi asiatici hanno raggiunto un potente livello. Nel processo di integrazione regionale, le nostre nazioni sono sempre più interdipendenti. Il dialogo e il coordinamento tra gli Stati asiatici sono aumentati e la loro capacità di scongiurare i rischi è migliorata.
Tutti questi fattori hanno gettato le più solide fondamenta e creato le migliori condizioni per la pace, la stabilità, lo sviluppo e la cooperazione in Asia. In ogni caso, dobbiamo anche notare che ci sono ancora molti problemi e complicazioni sulla via della cooperazione regionale. Le contese storiche e le contraddizioni pratiche mettono in pericolo la fiducia reciproca tra i Paesi asiatici.
Considerando il perno statunitense sull’Asia, il crescendo di tensione nelle dispute territoriali all’interno della regione e l’emersione di un protezionismo commerciale globale, i nostri popoli si trovano davanti ad un compito molto oneroso nel mantenimento della pace e della stabilità regionale e nella ricerca della prosperità condivisa. Il commercio complessivo dell’Asia è pari ad un terzo del totale mondiale. L’interdipendenza tra i nostri mercati è molto forte. Inoltre, i Paesi asiatici mantengono interessi comuni nella resistenza al protezionismo commerciale e nella persuasione al libero corso del mercato globale.
Dopo la crisi finanziaria internazionale nel 2008, molte economie, come quella statunitense o quella dell’Unione Europea, hanno provato a proteggere le loro imprese nazionali, a ridurre la pressione e ad aumentare le opportunità occupazionali attraverso metodi quali i dazi anticoncorrenziali (antidumping, ndt) e i dazi compensativi (countervailing, ndt).
Le maggiori economie asiatiche, come il Giappone, la Corea del Sud e la Cina, hanno tutte un modello economico pensato per l’esportazione. La dipendenza dei Paesi asiatici dai mercati degli Stati Uniti e dell’Unione Europea è un punto debole del loro sviluppo economico. Dunque, i Paesi asiatici dovrebbero unirsi per resistere alla creazione di quelle barriere commerciali imposte da Washington e da Bruxelles e cercare un percorso comune di individuazione di metodi giudiziari internazionali per evitare che il protezionismo possa svilupparsi ancora. Dovremmo ridurre la dipendenza dei mercati asiatici dai mercati occidentali incrementando gli scambi economici e commerciali intraregionali. Il protezionismo euro-americano sta producendo un effetto estremamente negativo sulla ripresa economica in Asia. In questo caso, la liquidità del mercato è importantissima all’interno della regione. Dovremmo promuovere un commercio intraregionale per sostituirlo al commercio interregionale e mantenere il rapido sviluppo dell’economia globale.
In effetti, esistono dispute territoriali tra alcuni Stati asiatici. Ma allo stesso tempo, ci attendono sfide condivise. Per mettere da parte i rancori e raggiungere uno sviluppo comune, ogni Paese asiatico dovrebbe mostrare rispetto per i diritti sovrani di ognuno degli altri e fermare il protezionismo commerciale mosso dai sentimenti nazionalisti. Ognuno di noi ha la responsabilità di mantenere la pace regionale e la stabilità e di stemperare le tensioni regionali indotte dalle solite minacce per la sicurezza, al fine di creare un favorevole ambiente per il libero commercio tra i Paesi asiatici. È anche questo il significato spirituale del Forum di Boao.
FONTE: Global Times (8/4/2013, pag. 14)
L’articolo è stato compilato dalla redattrice del “Global Times” Shu Meng sulla base di un’intervista al Professor Wu Shicun, presidente dell’Istituto Nazionale per lo Studio del Mar Cinese Meridionale.
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