Home Negozio Riviste LXXV – La guerra mondiale a pezzi

LXXV – La guerra mondiale a pezzi

20,00 

 

«Il mondo – ha detto il Vescovo di Roma – è attraversato da un crescente numero di conflitti che lentamente trasformano quella che ho più volte definito terza guerra mondiale a pezzi in un vero e proprio conflitto globale». La guerra ibrida dell’Occidente contro la Russia, le provocazioni statunitensi contro la Repubblica Popolare Cinese, le azioni terroristiche dell’entità sionista contro la Repubblica Islamica dell’Iran e il genocidio commesso in Palestina con la complicità occidentale sono i “pezzi” di questa guerra mondiale.

Descrizione

GEOPOLITICA E GEOSTRATEGIA

È decisa e programmata l’acquisizione da parte dell’Italia dei nuovi carrarmati Leopard II nella versione “A8”. Quali sono le implicazioni per l’industria italiana e per il futuro delle sue Forze Armate? Analizziamo il programma e deriviamone alcune conclusioni per l’industria nazionale e continentale.

DOSSARIO | LA GUERRA MONDIALE A PEZZI

Il presidente polacco ha dichiarato che “la guerra non è più un concetto del passato” e che “stiamo entrando in una fare prebellica”; il presidente francese ha espresso e ribadito la volontà di mandare soldati francesi nel teatro ucraino; il capo del Pentagono ha affermato che quando l’Ucraina cadrà “la Nato dovrà entrare in guerra con la Russia”; il pavido Olaf Scholz viene surclassato dai suoi generali che si accordano – naturalmente sotto comando Nato – su come bombardare il ponte di Crimea. Da ogni lato la si guardi, la situazione politica e militare internazionale sul fronte occidentale è tutta un clangore di spade, con il non trascurabile particolare che di spade, in Occidente, non c’è traccia.

L’escatologia e il messianismo ebraici sono il cuore della geopolitica vicino-orientale e mondiale. Con le dichiarazioni di Benjamin Netanyahu sulla realizzazione delle “profezie di Isaia” da parte dello Stato d’Israele, il tabù teologico-politico è stato spezzato. Bisogna ancora conoscere il fondo di queste aspettative messianiche.

Con questo articolo prosegue la disamina delle radici storiche e politiche del sionismo, un’ideologia coloniale derivata dal millenarismo biblico di matrice puritana e a lungo utilizzata per mobilitare il sostegno cristiano alla creazione di uno stato nazionale ebraico in Palestina. L’oggetto del presente studio sarà la genesi del sionismo americano quale sintesi dell’incontro tra il messianismo ebraico secolarizzato e il millenarismo politico di origine anglosassone nella figura pioneristica di Mordecai Manuel Noah (1785-1851).

Come accade da tre quarti di secolo, il popolo palestinese viene massacrato dall’entità sionista israeliana mentre il resto del mondo assiste, impotente o complice. Questa volta, però, qualcosa è cambiato, perché dopo molti mesi e troppe vittime ci si è finalmente decisi a proferire la parola impronunciabile: genocidio. Per qualcuno potrebbe essere questo l’inizio della fine di Israele, ma è meglio non farsi illusioni.

Nata dalla Grande Guerra per la dissoluzione dell’impero ottomano, alfiere per molti anni della Guerra Fredda e ancora oggi membro (controvoglia) dell’Alleanza Atlantica, la Turchia si trova al cospetto di scenari bellici tragici e incalzanti – scenari che mettono a repentaglio la sua sicurezza e soprattutto il suo importante ruolo di ponte fra Asia ed Europa. La sua percezione di questi anni di guerra – dai massacri di Gaza al conflitto fra Russia e Ucraina, ma anche la guerriglia terrorista entro e fuori i suoi confini – associa sempre più nel suo immaginario e nel suo sentire profondo l’idea di conflitto, di squilibrio, di frammentazione e di sopraffazione all’idea stessa di Occidente.

L’operazione cruciale della Repubblica Islamica dell’Iran denominata “Promessa veritiera”, attuata in risposta al crimine del regime israeliano, che ha attaccato la sede del Consolato iraniano a Damasco, può essere considerata la seconda sconfitta irrimediabile del regime sionista dopo l’operazione Tempesta di al-Aqsa. Infatti questa impresa ha inferto al regime sionista uno dei colpi più rilevanti nei settant’anni della sua esistenza. È necessario prestare attenzione al fatto che l’operazione Promessa veritiera aveva lo scopo di punire il regime israeliano e che l’Iran aveva pianificato le misure da adottare a vari livelli. In questo articolo verranno analizzati per esteso l’operazione Promessa veritiera e le interazioni tra l’Iran e il regime israeliano in questo periodo.

La pubblicistica occidentale sul pluridecennale conflitto nello Yemen in molti casi non è andata oltre la definizione dello stesso come “proxy war”: ovvero, come scontro tra fazioni più o meno sostenute da attori esterni con i loro rispettivi interessi di breve e lungo periodo. Non solo. Le analisi prodotte dai centri studi di Washington (in larga parte al soldo del Pentagono) sono addirittura arrivate ad utilizzare schemi propri delle scienze economico-finanziarie per valutare le potenziali evoluzioni dello scontro. Così l’Iran – ritenuto patrono della causa houthi – diviene un attore in cerca di espansione sul mercato e di opportunità sulle quali investire, mentre gli Houthi divengono “l’agente” in una sorta di riproposizione geopolitica della teoria economica del modello contrattuale gerarchico. Ad onor del vero, il conflitto nello Yemen ha radici assai più profonde e, sotto certi punti di vista, è inscindibile dallo sviluppo di forme di resistenza a quel processo di “desacralizzazione dello spazio” che va di pari passo con “l’occidentalizzazione del mondo”.

L’articolo analizza le dinamiche del conflitto in Ucraina prima e durante l’operazione militare speciale russa del 2022, evidenziando il ruolo dell’Occidente nella provocazione e nella perpetuazione del conflitto. Attraverso una serie di eventi e azioni condotte da entrambe le parti coinvolte, emerge una complessa trama di interessi geopolitici e strategie di guerra ibrida. In particolare, l’uso del terrorismo come strumento bellico da parte del governo ucraino è stato un elemento chiave nel mantenere viva la tensione e ostacolare i tentativi di risoluzione pacifica. L’analisi si basa su prove concrete di attacchi terroristici contro figure pubbliche russe e infrastrutture civili, che evidenziano una strategia deliberata da parte di Kiev. Infine, l’articolo sottolinea l’importanza di guardare oltre le narrazioni unilaterali e di impegnarsi per il dialogo e la diplomazia al fine di raggiungere una pace duratura nella regione.

Nel 1941, quando Taiwan era sotto occupazione giapponese, la Cina dichiarò che ogni trattato, convenzione e accordo col Giappone era da considerarsi abrogato. Era chiaro il riferimento al trattato di Shimonoseki del 1895 con cui l’Impero Qing aveva ceduto Taiwan e le isole Penghu alla colonizzazione giapponese. La Dichiarazione del Cairo, emessa il 1° Dicembre 1943 da Stati Uniti, Gran Bretagna e Cina, fu ancora più esplicita affermando che i territori sottratti dal Giappone alla Cina dovevano essere restituiti. Nel 1945 la Proclamazione di Potsdam (riconosciuta anche dall’Unione Sovietica) ribadiva il rispetto degli accordi del Cairo. Il 25 ottobre dello stesso anno una grande cerimonia a Taipei annunciò la ripresa della sovranità cinese su Taiwan. Il 1° Ottobre 1949 fu fondata la Repubblica Popolare Cinese (RPC), che reclamò la sovranità su Taiwan dove si era trasferito il governo del Kuomintang (Repubblica di Cina RDC).

INTERVISTE

Dichiarazioni rilasciate da Salih Hamdan, membro del consiglio culturale di Hamas.

DOCUMENTI

Intervista rilasciata il 13 giugno 1942 dal Gran Muftì di Gerusalemme Muḥammad Amīn al-Ḥusaynī alla “Berliner Börsen Zeitung”, giornale economico di Berlino, e pubblicata sotto il titolo Arabiens Stimme.

Intervista concessa il 6 dicembre 1942 dal Gran Mufti di Gerusalemme al “Völkischer Beobachter”, orgno ufficiale del Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi.

Versione integrale del discorso dell’Imam Seyyed ‘Ali Khamenei, Guida della Rivoluzione Islamica, pronunciato alla “Conferenza di sostegno all’Intifada Palestinese” che si tenne a Tehran presso il Salone della Conferenza dei Capi dei paesi islamici il 1° Ottobre 2011.

Versione integrale del discorso pronunciato dal Segretario Generale di Hezbollah nella città di Nabatiyeh, nel sud del Libano, in occasione della Giornata di Gerusalemme nel 2003.

Da Iudaizm bez prikras (Il giudaismo senza abbellimenti) di Trofim Korneevič Kičko, Izdatel’stvo Akademii Nauk URSS, Kiev 1963. Il libro reca la seguente Nota editoriale: “L’autore del libro rivela al lettore la vera natura del giudaismo, che ha assorbito e condensato tutti gli elementi più reazionari e antiumani contenuti negli scritti delle religioni contemporanee. Nel libro si adducono molti esempi di come gli ebrei onesti rompano decisamente con la Torah e il Talmud, avendo capito che questi erano dei perfidi mezzi per ingannare i credenti. Il libro è destinato ad un’ampia cerchia di lettori”.

RECENSIONI E SCHEDE

Priscian, Answers to King Khosroes of Persia (Filippo Mercuri)

Daniele Perra, Il Caucaso dall’Imam Šamil a Razvan Kadyrov (Luca Baldelli)

Claudio Mutti, Roma dopo Roma (Adelaide Seminara)

Roberto Billi, Divinitatis claritas (Adelaide Seminara)

Ottimizzato da Optimole
error: Tutti i diritti sono riservati.
0
    0
    Il tuo carrello
    Il tuo carrello è vuotoRitorna al negozio