Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 3 Giugno 2012

Gli occidentali non sbagliano mai, è improbabile che riconosceranno di essersi sbagliati sul massacro di Houla. Ma la cosa importante non è se o meno rettificare la falsa immagine della Siria che la loro propaganda fabbrica. La cosa importante è il mutato equilibrio di forze tra la NATO e la SCO. Il caso di Houla mostra che gli occidentali non sono in grado di sapere ciò che accade sul campo, mentre i servizi d’informazione militari russi sono ben consapevoli della situazione sul terreno.
 

 
 
108 corpi sono stati mostrati dall’esercito libero “siriano” [1] in una moschea di Houla. Secondo i ribelli, questi erano i resti dei civili uccisi il 25 maggio 2012 dalla milizia filogovernativa, conosciuta con il termine “Shabbiha”.

Il governo siriano è apparso completamente traumatizzato dalla notizia. Ha immediatamente condannato le uccisioni attribuitegli dall’opposizione armata.

Mentre l’agenzia di stampa nazionale, SANA, non ha potuto fornire dettagli con certezza, l’agenzia di stampa cattolica siriana, Vox clamantis, ha rilasciato una testimonianza immediata su una parte degli eventi, accusando formalmente l’opposizione [2]. Cinque giorni dopo, il notiziario russo Rossia 24 (ex Vesti) ha trasmesso un servizio di 45 minuti che resta, ad oggi, l’indagine pubblica più dettagliata [3].

Gli Stati occidentali e del Golfo, che lavorano per un “cambio di regime” in Siria e hanno già riconosciuto l’opposizione come interlocutore privilegiato, hanno adottato la versione dei fatti forniti dall’ELS senza attendere la relazione della missione degli osservatori delle Nazioni Unite (UNSMIS). Come punizione, la maggior parte di loro ha attuato una misura preparata in caso di necessità: l’espulsione degli ambasciatori siriani dai loro rispettivi paesi. Questa misura politica non equivale all’interruzione delle relazioni diplomatiche, poiché rimane in loco il resto del personale diplomatico siriano accreditato.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una dichiarazione presidenziale di condanna del massacro senza nominarne i colpevoli. Ha anche ricordato che il governo siriano ha le sue responsabilità nel proteggere il suo popolo con mezzi adeguati, vale a dire senza l’uso di armi pesanti [4].

Invece, l’Alto Commissario per i diritti umani Navi Pillay, ha riferito le accuse che incolpano le autorità della Siria e ha chiesto che il dossier venga trasferito alla Corte penale internazionale.

Il presidente francese François Hollande e il suo ministro degli esteri Laurent Fabius hanno espresso la loro intenzione di convincere la Russia e la Cina a non interferire con una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che autorizzi l’uso della forza. Mentre la stampa francese accusa la Russia e la Cina di proteggere un regime criminale.

In risposta a questa accusa, il vice ministro degli esteri russo Andrej Denisov, si è rammaricato che la posizione francese sia una “semplice reazione emotiva,” priva di analisi. Ha sottolineato che la posizione coerente del suo paese, in questo caso come in altri, non è sostenere un governo, ma un popolo (sottintendendo che il popolo siriano ha confermato il presidente al-Assad nell’ultimo referendum costituzionale).

Su richiesta del governo di Damasco, la missione degli osservatori delle Nazioni Unite ha visitato il sito. È stata accolta dall’opposizione che controlla la zona ed è stata in grado di stabilire diverse osservazioni per la preparazione della sua relazione intermedia.

In una conferenza stampa per uso interno, il Presidente della Commissione d’inchiesta siriana sul massacro ha letto una breve dichiarazione che rivela i risultati preliminari dell’indagine in corso. Ha detto che il massacro è stato perpetrato dall’opposizione nel contesto di un’operazione militare dell’ELS nella zona.

Consapevole del fatto che la relazione della missione degli osservatori delle Nazioni Unite potrebbe rivoltarsi contro di essa, l’Occidente sta creando una Commissione per ulteriori indagini da parte del Consiglio dei Diritti Umani di Ginevra, da essa controllata. Questo potrebbe rapidamente produrre un rapporto per imporre una versione prima della missione di osservatori renda le sue conclusioni.

 
Come facciamo a sapere cosa è successo a Houla?

Immediatamente e senza indagini, le agenzie e i governi occidentali hanno attribuito al governo siriano la responsabilità della strage. Due gli ostacoli principali che impediscono le indagini: il governo siriano ha perso il controllo di Houla per diverse settimane. I giudici siriani non possono recarvisi e se dei giornalisti ci riescono, ciò avviene con il consenso e sotto la stretta supervisione dell’ELS. C’è una sola eccezione: un team di Rossiya 24, il canale di informazione russo, è riuscito a recasi nell’area senza scorta e a realizzare un rapporto eccezionalmente dettagliato.

La Commissione ufficiale siriana afferma di aver ricevuto numerose testimonianze, ma dichiara che le presenterà alla stampa una volta che la relazione finale sarà preparata.Finora, l’identità di questi testimoni è protetta dalla segretezza delle indagini. Tuttavia, televisione di stato ha trasmesso diverse testimonianze, il 1° giugno.

Gli investigatori hanno anche dei video forniti esclusivamente dall’ELS. Infine, siccome l’ELS ha ammucchiato i cadaveri in una moschea e il giorno successivo ha iniziato a seppellirli, non è stato possibile per gli osservatori delle Nazioni Unite svolgere accertamenti legali sui corpi.

Houla non è una città, ma un’area amministrativa che comprende tre comunità di circa 25.000 abitanti ciascuno, ora in gran parte abbandonata. La città sunnita di Tal Daw è stata sotto il controllo dei ribelli per diverse settimane. L’esercito libero “siriano” aveva imposto la sua legge. L’esercito nazionale controllava le vie di comunicazione tenendo delle postazioni su diverse strade della zona, ma mai si avventurato lontano da queste strade.

Un gruppo di individui ha rapito i bambini e ha cercato invano di estorcere dei riscatti [5]. In definitiva, questi bambini sono stati uccisi pochi giorni prima della strage di Houla, ma i loro corpi sono stati portati dall’esercito libero “siriano” per essere esposti con gli altri.

Il 24 maggio sera, l’esercito libero “siriano” ha lanciato una vasta operazione per rafforzare il suo controllo su tutta l’area e fare di Tal Daw una nuova base. Per fare questo, da 600 a 800 combattenti, provenienti da distretti più o meno lontani, riunitisi a Rastan e Saan, hanno poi attaccano simultaneamente le postazioni militari. Nel frattempo, una squadra fortificava Tal Daw con l’installazione di cinque batterie di missili anticarro ed epurava la popolazione eliminando alcuni degli abitanti.

Le prime vittime a Tel Daw erano una dozzina di parenti di Abd al-Muty Mashlab un membro del partito Baath, appena eletto, diventato segretario dell’Assemblea Nazionale, e poi la famiglia di un alto ufficiale, Mouawyya al-Sayyed. Gli obiettivi successivi furono le famiglie di origine sunnita che si erano convertite alla Scia. Le vittime includono la famiglia di due giornalisti di Top News e New Orient News, agenzie di stampa aderenti a Réseau Voltaire. Diverse persone, compresi i bambini, sono state violentate prima di essere uccise.

Dopo che una sola delle posizioni dell’esercito nazionale era caduta, gli aggressori hanno cambiato la loro strategia. Hanno trasformato la loro sconfitta militare in un’operazione di propaganda. Hanno attaccato l’ospedale al-Watani, e l’hanno bruciato. Hanno preso dei corpi dall’obitorio dell’ospedale e quelli di varie vittime, nella moschea, dove sono stati filmati.

La teoria di un massacro commesso da una singola milizia filogovernativa non resiste ai fatti. C’erano stati scontri tra lealisti e ribelli, e numerosi massacri di civili filo-governativi da parte dei ribelli. Poi, una messa in scena è stata organizzata dall’esercito libero “siriano”, mischiando corpi dalle diverse origini, corrispondenti a decessi avutisi in parecchi giorni.
Inoltre, l’esistenza degli “Shabbiha” è un mito. Ci sono certamente dei filogovernativi armati che potevano commettere atti di vendetta, ma non c’è nessuna struttura, nessun gruppo organizzato che può essere descritto come milizia filo-governativa.

 
Implicazioni politiche e diplomatiche

L’espulsione degli ambasciatori siriani dagli stati occidentali è una misura preparata e coordinata con largo anticipo. Gli occidentali aspettavano un massacro di questo tipo per attivarsi. Hanno ignorato i molti massacri precedenti, perché sapevano che erano stati commessi dall’esercito libero “siriano”, e hanno arraffato ciò che credevano fosse stato perpetrato da milizie filo-governative.

L’idea di una espulsione coordinata non è stata concepita a Parigi, ma a Washington. Parigi l’aveva accettato in linea di principio, senza considerare le implicazioni legali. In pratica Lamia Shakkour è anche l’ambasciatrice siriana all’Unesco, e non può essere espulsa dal territorio francese in virtù dell’accordo di soggiorno. E anche se non sarà più accreditata presso l’UNESCO, non può essere espulsa perché ha la doppia nazionalità francese e siriana.

Le espulsioni sono state coordinate da Washington per creare l’illusione di un movimento generale, al fine di esercitare pressioni sulla Russia. Infatti, gli Stati Uniti cercano di testare il nuovo equilibrio di potere internazionale, di valutare le reazioni russe, e fino dove si può andare.

Tuttavia la scelta del massacro di Houla è un errore tattico. Washington ha preso la questione, senza verificare i dettagli e pensando che nessuno potesse controllarlo. Si dimentica che in alcuni mesi, Mosca ha investito sul paese. Più di 100.000 russi vivono in Siria. Non si sono, naturalmente, limitati a schierare un sofisticato sistema antiaereo per scoraggiare i bombardamenti NATO della Siria; hanno anche insediato unità dell’intelligence comprendenti dei militari in grado di muoversi nelle zone dei ribelli. In questo caso, Mosca è riuscita a far luce sui fatti in pochi giorni. I suoi specialisti sono riusciti a identificare 13 membri dell’ELS colpevoli degli omicidi, e hanno trasmesso i loro nomi alle autorità siriane. In queste condizioni, non solo Mosca non si è lasciata impressionare, ma ha indurito la sua posizione.

Per Putin, il fatto che gli occidentali hanno voluto fare del massacro di Hula un loro simbolo, indica che non controllano più la realtà sul terreno. Dopo aver ritirato gli ufficiali che hanno inquadrato l’esercito libero “siriano”, gli occidentali non hanno altra informazione che i loro droni e satelliti per osservare ciò che accade. Sono diventati vulnerabili alle menzogne e alle vanterie dei mercenari che hanno spedito sul posto.

Visto da Mosca, questo massacro è solo una tragedia fra le tante che i siriani subiscono da un anno. Ma la sua strumentazione anticipata da parte degli occidentali, dimostra che essi non hanno ancora sviluppato una nuova strategia collettiva dalla caduta dell’Emirato Islamico di Bab Amr. In definitiva, operano alla cieca e quindi hanno perso il vantaggio che permette al giocatore di scacchi di vincere.


NOTE:

[1] Réseau Voltaire ha scelto di trascrivere ELS inserendo “siriano” tra virgolette per sottolineare che questa milizia è in gran parte composta da stranieri, e che il suo comando non è siriano.
[2] «Fractionnements irréversibles en Syrie?», Vox Clamantis, 26 maggio 2012.
[3] Global Research ha tradotto la trascrizione di brani estratti dal programma. Vedasi: “Opposition Terrorists “Killed Families Loyal to the Government” (http://www.voltairenet.org/article174441.html)”, Voltaire Network, 1 giugno 2012.
[4] «Syrie: que dit le Conseil de sécurité? (http://www.voltairenet.org/article174343.html)», Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 28 maggio 2012.
[5] Questo è attualmente il principale problema della sicurezza nel paese. Molti delinquenti che erano stati reclutati nei ranghi dell’esercito libero “siriano” sono stati smobilitati per mancanza di fondi. Rimasti in possesso delle armi fornite dall’Occidente, si sono dati alla criminalità organizzata, soprattutto al rapimento per riscatto.

Traduzione di Alessandro Lattanzio
http://sitoaurora.altervista.org/home.htm
http://aurorasito.wordpress.com


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